Lucca, una macchia nera sulla città bianca
Nel capoluogo toscano Casapound è il terzo partito. L'estrema destra: dalle curve alla politica
L’ombra nera su Lucca
Che succede a Lucca? Capitale del volontariato e più volte citata come modello di accoglienza, all’indomani delle elezioni comunali dell’11 giugno la città bianca si è svegliata un po’ più nera. Casapound ha conquistato tremila voti, l’8 per cento, e un seggio in consiglio per il suo candidato sindaco Fabio Barsanti. Forte di questo storico risultato, il partito di estrema destra fondato nel 2008 da Gianluca Iannone rischia di diventare l’ago della bilancia in vista del ballottaggio del 25 giugno prossimo. Exploit locale o c’è di più?
Alle ultime comunali Casapound ha presentato un candidato sindaco in 13 città con più di 15mila abitanti e in numerosi piccoli comuni italiani, ottenendo di media il 2,1 per cento dei voti. Poco? In assoluto sì, ma non se si guarda ai risultati precedenti del movimento di ispirazione fascista. Che come la tartaruga frecciata simbolo del movimento sembra avanzare lenta, ma inesorabile. E dallo 0,14 per cento alle politiche del 2013 al deludente 1,14 raccolto l’anno scorso alle comunali di Roma, sede storica, il partito di strada ne ha fatta. Lo ha sottolineato anche il vicepresidente Simone di Stefano: «siamo usciti dal novero dei movimenti zerovirgola per entrare a gamba tesa nella politica che decide». E decisiva Casapound sarà probabilmente a Lucca nella sfida al ballottaggio fra il candidato di centrodestra Remo Santini e il sindaco uscente di centrosinistra Alessandro Tambellini. A cosa si deve questo successo?

In politica come allo stadio
Non è una novità: anche a Lucca l’estrema destra affonda le sue radici nel tifo organizzato. Molti militanti di Casapound provengono dalla curva, sono ultrà della Lucchese. Lo si capisce anche dall’esultanza per il risultato alle ultime elezioni comunali: fumogeni e cori da stadio inneggianti al neoeletto consigliere Fabio Barsanti (come si può vedere nel video sotto di Luccaindiretta). Nel tempo, gruppi come i Bulldog 1998, prima, e la Meglio gioventù lucchese, poi, a suon di cazzotti e faide interne risolte in risse hanno preso il controllo della curva ovest dello stadio Porta Elisa. Intorno ai colori rossoneri – e all’ideologia neofascista – hanno radunato giovani in cerca di identità e appartenenza. «Tutti presi dall’accoglienza e dal volontariato, a Lucca è un po’ sfuggito di occuparsi dei ragazzi in modo un po’ più personale, faccia a faccia», racconta un abitante. Senza mai rinnegare il suo spontaneismo, il movimento ha provato nel tempo a darsi un’organizzazione più stabile. Così nel 2008 nasce Epsilon, un’associazione culturale che si definisce «uno squarcio nel grigiore politicante; movimento incessante e continuo; pensiero e azione». Ben presto, però, il quartier generale di Epsilon in centro a Lucca diventa anche la sede di Casapound Italia. Col tempo le due realtà diventano indistinguibili, finché nell’ottobre del 2014 viene inaugurato L’Artiglio, lo “spazio non conforme” gestito direttamente dal movimento di Iannone. Qui si organizzano presentazioni di libri – alcuni titoli: “Il caso Speziale”, “Italia, risorgi, combatti, vinci!”, “Forza e Coraggio” – tombole, concerti e tornei di Risiko. Ma anche raccolte fondi per i camerati denunciati o detenuti e sponsorizzazioni di eventi organizzati dall’associazione Save Donbass People, fondata da Andrea Palmeri, ex ultrà della Lucchese arruolatosi nell’esercito filorusso per combattere a fianco degli indipendentisti dell’Ucraina orientale.

Periferia e nostalgia
Ma a sostenere la tartaruga frecciata non è solo chi alla domenica canta per la Lucchese. Grazie a collette alimentari, distribuzione di cibo agli indigenti e aiuto ai bisognosi – purché italiani – i volontari di Casapound hanno fatto breccia nelle periferie, arrivando in alcune sezioni a superare il 20 per cento dei consensi. «Abbiamo fatto un gran lavoro sul territorio, andando porta a porta per ascoltare le richieste dei lucchesi», spiega a La Sestina Fabio Barsanti, il leader e candidato sindaco del movimento, «quando possiamo parlare dal vivo con le persone dei loro problemi, il consenso cresce perché riusciamo ad abbattere il filtro dei media». Barsanti, agente di commercio di 36 anni, siederà in consiglio comunale: ci aveva già provato nel 2012 candidandosi da indipendente con il Popolo della Libertà di Berlusconi. Un fallimento. Cinque anni dopo è tornato alla carica con la lista di Casapound, convinto che «i lucchesi siano ormai maturi per vedere il fascismo senza i soliti paraocchi di questi sessant’anni di antifascismo quasi da censura». E «fascista» Barsanti si dichiara senza tentennamenti: «non rinnegherò mai la mia appartenenza, anche se in Italia è un argomento tabù: meglio perdere l’1 per cento dei voti che la mia identità».
La meglio gioventù di Lucca
La colonna portante e il target elettorale di Casapound rimangono, però, i giovani. «La classe dirigente qui è gerontocratica: Lucca è una città bigotta e benpensante dove ogni aspirazione giovanilistica viene inquadrata o ignorata», aggiunge Barsanti, «tutto il contrario del nostro movimento che si fonda sulla vitalità dei nostri ragazzi». Da alcuni anni nelle scuole superiori lucchesi è attivo Blocco studentesco, la leva giovanile di Casapound. La pagina “Blocco studentesco Lucca” conta 2700 like su Facebook e vende magliette con stampate frasi del tipo: “Amare più del necessario, odiare più del dovuto” oppure, nella versione estiva, “Sun, sea and fascism”: Due studenti delle superiori sono perfino stati candidati nella lista di Barsanti per le comunali. A questi ragazzi Casapound dedica diversi punti del suo programma: dal potenziamento delle strutture sportive in città alla creazione di un organo di rappresentanza giovanile all’interno della giunta comunale. Centrale poi è la riscoperta dell’appartenenza cittadina attraverso il «coinvolgimento delle scuole in progetti didattici su Lucca e inserimento di storia lucchese nei programmi scolastici». Secondo Barsanti, «facendo conoscere ai giovani il passato si può creare un’identità culturale forte, utile a difendere la città dai poteri esterni».

Immigrati no, animali sì
Non può mancare, ovviamente, la lotta all’immigrazione. Il primo punto del programma “Difendere Lucca” recita: «Casa, asili, esenzioni, lavoro: prima gli italiani». Nel dettaglio, Casapound propone l’uscita di Lucca dal progetto nazionale di smistamento dei richiedenti asilo, la chiusura dei centri di accoglienza già attivi e l’obbligo di rendicontazione e trasparenza per gli enti che occupano della loro gestione. Per Barsanti, «da cinque anni il Pd comunale ha sponsorizzato l’immigrazione: la sinistra è antitaliana, ha le mani nelle cooperative che lucrano sull’accoglienza ed è in cerca di nuovi voti, quelli che un’immigrazione incontrollata potrà garantirgli in futuro». La chiusura nei confronti dei rifugiati stride con un altra delle priorità dell’estrema destra: l’animalismo. A Casapound, infatti, fa capo l’associazione ecologista La Foresta che avanza, attiva a Lucca e in tutta Italia, che «combatte contro l’industria della carne, la vivisezione e il circo». All’Artiglio, poi, sono stati organizzati nel tempo eventi di raccolta fondi a favore degli animali terremotati e per la ristrutturazione del canile. «L’ente nazionale protezione animali l’ha istituito il fascismo», ricorda Barsanti, «Casapound è volontariato applicato alla politica e l’attivismo animalista è una componente fondamentale della nostra identità: io stesso ho fatto il volontario per cinque anni in un canile e alcuni nostri candidati sono membri di associazioni animaliste molto conosciute a Lucca».

Stampa amica
C’è un dato che rende il successo di Casapound sorprendente: il sistema di gestione dell’immigrazione a Lucca ha funzionato. L’esperienza nel volontariato di molte associazioni in città ha permesso di organizzare l’accoglienza in modo ordinato. L’unico aspetto problematico è la tendopoli della Croce Rossa in piazzale don Baroni dove sono ospitati duecento richiedenti asilo che, comunque, non ha mai creato seri problemi di ordine pubblico. In campagna elettorale, però, Barsanti – e, in vista del ballottaggio, anche il candidato di centrodestra Remo Santini – ha dipinto una città abbandonata al degrado. «I problemi legati all’immigrazione incontrollata si nascondono sotto il tappeto: girando per il territorio, abbiamo raccolto molti reclami dei residenti vicino al centro d’accoglienza e nel centro storico c’è un problema di accattonaggio anche da parte di richiedenti asilo», aggiunge Barsanti. All’immagine di una città sotto assedio ha in parte contribuito anche La Gazzetta di Lucca, un quotidiano online fondato nel 2011 dal giornalista Aldo Grandi. Per inquadrare la linea editoriale è sufficiente leggere alcune delle domande rivolte da Grandi in un’intervista a Barsanti: «Lucca sta diventando una filiale della Repubblica delle Banane. Ci manca solo che, come a Milano, in piazza San Martino il sindaco decida di piantare banani e palme, e anche noi potremmo prendere il passaporto africano», oppure «Cosa fare, allora, per eliminare il problema se il Governo centrale, venduto agli organismi sovranazionali che decidono della sorte dei singoli stati, continuano a far entrare clandestini a milioni?». Grandi più volte si è scagliato con toni duri contro il Pd locale e nazionale, arrivando in un editoriale ad affermare che «Renzi è un traditore da mettere al muro e fucilare alla schiena». Una frase che ha procurato a Grandi l’indignazione dei democratici toscani e minacce di querela. Ma anche la solidarietà di Casapound Lucca che al convegno “Regime. La libertà di espressione ai tempi del pensiero unico” ha scelto come relatore proprio il direttore, «l’unica voce fuori dagli schemi del politicamente corretto». Così, La Gazzetta di Lucca si è ritagliata un suo spazio fra le persone che condividono la linea editoriale molto spostata a destra. (Peraltro, Barsanti ha incassato l’appoggio anche del popolare commentatore sportivo di Mediaset Paolo Bargiggia)
Comodi salotti
«Lucca è un modello nella gestione dell’immigrazione e non ha offerto sponde ai movimenti populisti sotto questo aspetto», si difende Antonio Sichi, l’assessore che si è occupato dell’accoglienza in città negli ultimi cinque anni. A suo parere, la base di Casapound «è nella tifoseria della Lucchese: la curva supplisce a quel sentimento di appartenenza che prima legava le persone – e i giovani – ai partiti». Da lì, poi, l’estrema destra è andata a riempire un vuoto lasciato dai partiti tradizionali, intercettando il disagio creato dalla crisi, dalla mancanza di lavoro e dall’immigrazione. «La sinistra ha abbandonato le periferie per il centro, il proletariato per il ceto medio», prosegue Sichi, «è troppo facile essere non razzisti quando si ha la certezza di uno stipendio e di una casa. Barsanti ha capitalizzato il lavoro fatto nei quartieri popolari dai suoi: la consegna della spesa agli italiani, il taglio dell’erba e la presenza sul territorio in tempi non solo in campagna elettorale». Secondo l’assessore, però, i tremila elettori di Casapound non sono tutti simpatizzanti di estrema destra: «l’equazione non regge: conosco personalmente ex militanti del partito comunista che hanno votato Barsanti e rimproverano alla sinistra l’individualismo, l’essere passata da “noi” a “io”». La preoccupazione che l’estrema destra possa incrementare i suoi voti, però, c’è: «fra i giovani lucchesi dirsi di Casapound è di moda: dà il senso di forza, di gruppo». Per evitarlo, conclude Sichi, «serve un ripensamento a sinistra: bisogna tornare nei quartieri, nei posti della sofferenza, senza concentrarsi troppo sul salotto buono. Solo con un progetto, anche culturale, a lungo termine si può togliere l’acqua allo stagno in cui sguazza la destra estrema». Altrimenti, potrebbe avverarsi la profezia cantata dai militanti di Casapound all’indomani delle comunali: «e tanto già lo so, fra cinque anni avrò: Barsanti sindaco».