Vita da Cani

Vestiti firmati, parrucchiere, piscina, cibo gourmet: i servizi per gli animali da compagnia muovono oltre 2 miliardi di euro all'anno.
Affari bestiali che rivelano fino a che punto Fido sia ormai considerato un vero e proprio membro della famiglia

Vita da cani

Dic 27, 2017

Di Francesco Bertolino Andrea Fioravanti

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Fonte infografiche: Rapporto Assalco-Zoomark 2017

Leo salta sul letto, puntuale ogni mattina alle 9. Prima di andare all’asilo fa una colazione sana. Poi, una passeggiata con la tata che lo accompagna al nido: gioco, pranzo e riposino pomeridiano. Uscito, lo attende lo shopping – serve un cappottino per l’inverno – e la piscina. Cena leggera e, rimboccate le coperte, si va a dormire. La giornata tipo di Leo è quella di un bambino benestante, forse un po’ viziato. Leo, però, è un cane. Uno dei sessanta milioni di animali domestici in Italia, quasi uno per abitante. Cani, gatti, conigli diventati ormai membri della famiglia. Spesso ricevono più attenzioni di quelle date ai figli. Un processo di “parentizzazione”, lo definisce il Professor Guido Guerzoni nel libro Pets (Feltrinelli). Da padroni a padri (o madri), pronti ad assecondare ogni desiderio dei loro cani. Bisogni sofisticati che richiedono servizi all’altezza. Il mercato si è attrezzato per accontentarli: asili, palestre, piscine, parrucchieri, centri bellezza, negozi di abbigliamento. Pensate a un’attività commerciale nata per soddisfare esigenze e vezzi umani: sicuramente ne esiste anche l’equivalente animale.

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I clienti non sono solo ricchi stravaganti. Non si tratta solo di luxury pet, di un modo per esibire la propria agiatezza attraverso il lusso animale. Parliamo di un fenomeno che coinvolge anche la classe media. Persone normali, famiglie disposte a rinunciare a qualcosa per sé pur di non far mancar nulla al loro cane. E le cifre degli affari bestiali lo dimostrano: nel 2016, solo per sfamare i propri figli a quattro zampe, gli italiani hanno speso due miliardi di euro e il fatturato del settore è cresciuto del 10% in tre anni. Con 1.183 imprese attive, il 13% del totale nazionale, la Lombardia è la regione più pet friendly d’Italia. E quando il figlio è una “bestia”, non esiste città migliore per crescerlo di Milano. Dalla cuccia alla tomba i servizi a disposizione hanno un solo limite: l’immaginazione.

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Figli di Razza

I parenti, si sa, non si scelgono. Quando si tratta dell’animale da inserire in famiglia, però, la selezione diventa spesso molto accurata. E costosa. C’è chi è disposto a spendere migliaia di euro pur di avere un cucciolo con antenati illustri e comprovati. Senza il certificato di pedigree, infatti, il cane non ha speranza di competere nei concorsi di bellezza. In premio non c’è solo la gloria: il prezzo di una monta con un campione può superare i 1000 euro. L’investimento sulla razza pura, insomma, paga.

Spesso, però, sono altri motivi a dettare la scelta del cane di casa: città o campagna, disponibilità di spazi aperti, presenza di (altri) bambini, tempo libero sono tutti fattori da tenere in considerazione. «Per chi abita a Milano, il barboncino è l’ideale», spiega Alessio Capellani, titolare di Animal House, «la grande intelligenza e le piccole dimensioni gli permettono di adattarsi agli spazi urbani, stretti e caotici». Nel frattempo, un cucciolo si agita dentro la teca a cui Capellani è appoggiato, speranzoso di trovare presto un padrone. «Non lo venderemo al primo arrivato che chiede di acquistarlo», dice con orgoglio, «per noi la salute dell’animale è fondamentale, il suo benessere viene prima di tutto: cerchiamo sempre di dare a ciascuno il suo cane». Tradotto, chi abita in un bilocale e trascorre 10 ore al lavoro non dovrebbe acquistare un alano. Cane sì, ma alla moda. Film, pubblicità, passaparola e, da qualche anno, social network influenzano la scelta di una razza rispetto a un’altra. Fra il 1976 e il 1993, negli Stati Uniti, la popolazione di rottweiler è passata da 1.406 a oltre 104 mila esemplari. Anche Capellani lo ammette: «Ci sono dei momenti in cui certe razze di cani sono richieste più di altre e in questo momento tutti vogliono un barboncino».

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Cuccioli all’asilo

In una città dai ritmi frenetici come Milano, conciliare la carriera con la cura dell’animale diventa difficile. Ad aiutare i padroni lavoratori ci sono gli asili per cani: 557 in Lombardia secondo i dati della Camera di commercio, 145 solo a Milano.

L’ultimo arrivato è la Zampinoteca, nato in un capannone industriale alla periferia sud della città. La giornata è scandita come in una scuola materna. I cani arrivano la mattina, accompagnati dal padrone o dal taxi per pet. Sotto l’occhio attento dello staff, giocano e fanno esercizi. A mezzogiorno, uno alla volta, entrano in cucina per mangiare. Dopo pranzo fanno il riposino e ricominciano a giocare fino a sera, quando all’uscita da scuola, i “genitori” tornano a prenderli. Il prezzo per un giorno intero all’asilo è di 25 euro, 15 per la mezza giornata. Ma con un abbonamento i costi si abbattono. Buona parte del tempo è dedicato all’esercizio fisico: lunghe passeggiate al parco, piscina in estate, sessioni di addestramento. E i padroni ringraziano: «Quando arriva a casa il cane è stanco e non combina guai», raccontano Erika e Laura Fiore, che in estate hanno fondato l’asilo. Grande attenzione viene dedicata anche allo sviluppo delle capacità intellettive – attraverso i giochi di attivazione mentale – e relazionali. «Sono animali sociali», spiegano, «ma per mancanza di tempo o per paura che si facciano male spesso i padroni non li lasciano giocare con i loro simili». Alla Zampinoteca, invece, cani di razza diversa sono liberi di interagire e di conoscersi. In breve, di stringere amicizia. «Non volevamo che Oliver soffrisse di solitudine», racconta una coppia di imprenditori. Accarezzano il loro labrador di 13 anni, un figlio un po’ indisciplinato. «In casa fa quello che vuole, siamo stati un po’ troppo permissivi con lui». Da quando lo portano all’asilo, ogni giorno, il suo comportamento però è migliorato: «Sembra molto più tranquillo e ci dà più retta».

In forma abbaiante

Mens sana in corpore sano. Il motto vale anche per gli animali che al Paladog di Cologno Monzese si tengono in forma, allenandosi in palestra o in piscina. Con 30 euro di spesa, i padroni possono trascorrere un’ora in compagnia dei propri cani, esercitandosi a guidarli in un percorso a terra o in acqua. Per i più competitivi, poi, vengono organizzate gare di tuffo in lungo: il campione è arrivato a saltare a una distanza di oltre cinque metri. «Chicco!», non appena Flavia Moneti lo chiama, Jordan, uno Shetland di due anni corre veloce verso la sua padrona, lingua penzoloni. Per loro è la quarta lezione di agility, sorta di corsa ad ostacoli per cani. Quando Jordan attraversa il tubo di gomma e sbuca dall’altra parte, Flavia gli lancia la sua pallina di gomma preferita e fiera applaude. «Ho scoperto da pochissimo questo sport e mi ha subito appassionato», dice, «ci divertiamo un sacco insieme». Al piano inferiore, Giuseppe Selo sta iniziando la sua mezz’ora di piscina con un bassotto di due anni. «Sono ligure e ho una barca, ma Moki non voleva saperne di buttarsi», dice, «grazie ai corsi, insieme siamo riusciti a superare la paura dell’acqua». Il suo lavoro da dirigente gli permette di portare Moki a fare sport anche di mattina: «La sua razza ha bisogno di fare anche cinque ore di attività fisica al giorno, altrimenti si impigrisce e diventa aggressiva», aggiunge, «io lo faccio uscire quattro volte al giorno e, quando torniamo a casa,  vedo dalle telecamere che si addormenta subito». Per Giuseppe il benessere del suo cane viene prima di tutto. «Ogni giorno, alle 12.30 in punto, interrompo qualsiasi cosa stia facendo e torno a casa per dargli da mangiare e portarlo a spasso», spiega, «anche a costo di lavorare di più al sabato o alla domenica». Quando ricorda il primo tuffo di Moki gli scappa un sorriso: «Abbiamo ancora il video».

Vestirsi da cani

Inverno, temperatura vicina allo zero. Per le strade di Milano una signora cammina rapida stringendosi nel cappotto rosso; il chihuahua dietro di lei indossa una blusa dello stesso colore con scritto “I love mummy”. La dog fashion fa tendenza: il vestito per cani è passato da stravaganza di lusso ad accessorio indispensabile. Tutti i negozi per animali ormai espongono la loro collezione di maglie e giubbottini di prezzo e qualità variabili. Il costo di un abito parte da 40 euro ma per i prodotti più esclusivi si arriva a spenderne oltre 150. Come nell’abbigliamento per umani esistono l’alta moda, le sfilate, il made in Italy e il 100% cashmere. E ci sono le boutique di lusso dove “vestirsi da cani” diventa un complimento. Prince and Princess è una di queste, dove anche il padrone più sofisticato può trovare i prodotti più sfiziosi: profumo, pasticceria, peluche, seggiolini, stivaletti per la neve, trucchi. Tutto a misura di cane. I prezzi sono in linea con le località esclusive dei tre punti vendita – a pochi minuti dal Duomo di Milano, Porto Cervo e Courmayeur. «Per una cuccia si spende dai 99 ai 250 euro a seconda delle dimensioni e del materiale», racconta Giuseppe Costa, fondatore della catena di boutique, «mentre il costo delle pettorine con borchie rockeggianti si aggira intorno agli 80 euro».

Pet-tinati

Per presentarsi al meglio non basta un vestito alla moda. Bisogna essere puliti e ben rasati. E Prince and Princess offre su appuntamento anche un servizio di toelettatura. Una sorta di parrucchiere per cani. «Hacky è un nostro cliente fisso, viene circa una volta ogni venti giorni», dice Costa indicando un barboncino nero dentro una vasca, avvolto in un asciugamano rosa. «Adesso ha in posa una maschera che serve a nutrire il pelo e a renderlo più soffice». Dopo lo shampoo si passa al taglio realizzato dalle mani sapienti di Marina, toelettatrice professionista. «A volte sono i padroni a chiedermi un’acconciatura particolare», dice, «oggi va molto di moda l’asian style, pelo corto sul corpo e lungo sulle zampe». Il costo, dai 20 ai 120 euro, dipende dalle dimensioni del cane e dai trattamenti effettuati. Per l’ozonoterapia nella vasca idromassaggio, ad esempio, si deve pagare un extra: «Serve a purificare la pelle del cagnolino, togliendo dermatiti della cute e acari che si annidano nel pelo», spiega Costa. Ci sono poi occasioni speciali in cui trucco e parrucco diventano davvero indispensabili. «Molti clienti ci chiedono di poter organizzare feste di compleanno per i loro cuccioli nella nostra boutique», racconta, «i party diventano un’occasione per i cagnolini di giocare insieme e per i padroni di conoscersi». Una volta è stato addirittura celebrato “un matrimonio” fra due chihuahua: «E stato molto bello», ricorda Costa, «c’era la torta nuziale, le bomboniere e anche la macchina per portare gli sposi in viaggio di nozze».

Animale social

Se il cane soffre di solitudine, la gita al parchetto non è l’unica soluzione. Nell’era delle relazioni virtuali non poteva mancare un social network per animali: Be Puppy. Creato nel 2012, permette ai padroni di scambiarsi e condividere foto e video dei loro cuccioli, identificandoli nelle immagini con un PetTag. Gli utenti, a detta del fondatore Marco Martinenghi, sono migliaia, sparsi per tutto il mondo. Per i problemi di cuore, invece, viene in soccorso Ankiomaccoppio, il primo sito di incontri per animali in Italia. A fondarlo Francesco Quarto, programmatore con anni di esperienza nello sviluppo di piattaforme di dating per umani. «Sei anni fa, ero in cerca di una compagna per il mio Shih Tzu nero e in giro, durante le passeggiate, non avevo mai trovato una femmina della stessa identica razza», racconta, «così mi sono detto: perché non creare un sito di incontri dedicato a cani, gatti e conigli?». Ogni giorno, una decina di nuovi annunci, corredati di foto, compaiono sulla bacheca di Ankiomaccoppio. Circa la metà riguardano cani, specie di piccola e media taglia: dallo schietto Labrador Retriever «disponibile per monte» al più romantico Boston terrier «in cerca fidanzata». Alla fine, grazie all’annuncio in bacheca Quarto ha trovato una potenziale compagna per il suo Shih Tzu. A volte, però, la realtà delude le aspettative virtuali: «Abbiamo provato a farli accoppiare», ammette, «ma purtroppo non si sopportavano».

Padri poco padroni

Un passato traumatico o errori nell’educazione possono rendere un cane ingestibile. Per i casi più difficili ci si può rivolgere a un etologo comportamentalista, una sorta di psicologo per animali. In dieci anni di consulenze, la dottoressa Angelica Bassi ha avuto tanti pazienti a quattro zampe. I loro problemi, diversi, spesso hanno una radice comune: «Gli animali domestici sono membri della famiglia, ma non sono esseri umani», spiega, «trattarli come figli, assecondando ogni loro richiesta, è uno sbaglio: il padrone deve dettare al cane tempi e modi della relazione, non viceversa». Il più delle volte Bassi riesce a identificare le cause della maleducazione sin dal primo colloquio con il padrone: «Se quando parla con me si distrae appena il cane abbaia, capisco subito chi comanda in casa», aggiunge, «una volta mi è capitato addirittura di trovare un cucciolo in un passeggino». Nonostante il problema sia molto diffuso, ancora pochi proprietari chiedono aiuto: «Avverto una sorta di ritrosia, quasi vergogna, a rivolgersi a me, un po’ come quando si deve chiamare lo psicologo per un figlio».

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Dog Cuisine

Il mercato del petfood vale 2 miliardi di euro in Italia, metà dei quali vengono spesi in cibo per cani. Un settore che non conosce crisi e che, anzi, vede il suo fatturato crescere di anno in anno. Ma accanto alle crocchette industriali – che rappresentano ancora la dieta tradizionale – altri alimenti più ricercati stanno conquistando l’attenzione dei padroni. Basta fare un giro in un qualunque negozio di animali per accorgersene. Dal cibo curativo per i problemi renali o gastrointestinali, a quello per dimagrire, passando per quello per l’intolleranza: l’offerta è pronta a soddisfare tutti i palati e qualsiasi esigenza. E la domanda non manca: «Oggi i clienti sono attenti alla qualità dei pasti da servire ai loro animali: c’è grande richiesta di cibo biologico e naturale», spiega Angelo Bengasi, titolare di I cuccioli della grande Luna, negozio del centro di Milano. Sugli scaffali del punto vendita si trovano i classici sacchi da 15 chili di crocchette industriali – 70 euro per un mese e mezzo di pasti. Ma anche linee di prodotti canadesi più ricercati (e cari) con agnello, pesce e frutta. «Mi sono appena arrivati gli snack, la moda del momento», aggiunge, «spaghetti tonno e gamberetti, con le vongole o con cinghiale: i miei due cani li adorano».

Pronto in Ciotola

Sarà pure biologico e curativo, ma per alcuni padroni il cibo industriale non regge il confronto con quello home made. E se non c’è tempo di cucinare, ci si può sempre rivolgere al primo servizio di consegna di pasti a domicilio per cani: il Dog’s Bistrot di Milano. «Abbiamo sei menù: tacchino, vegetariano, pollo, pesce, maiale e vitello», dice Francesco Mondadori, il fondatore, «tutti prodotti naturali preparati dal nostro cuoco Lorenzo come a casa». Per evitare indigestioni o sprechi, la dimensione quotidiana dei pasti è stabilita da un algoritmo. «L’ha messo a punto la nostra nutrizionista», spiega, «tenendo conto del tipo di cane, del peso, del suo stile di vita, cuciniamo porzioni di cibo su misura». L’abbonamento prevede una o due consegne settimanali: il costo dipende dalla taglia del cane e va da circa 2 fino a 12 euro al giorno. «Siamo un po’ più cari delle crocchette industriali», ammette, «ma il nostro servizio è pensato per la classe media: si spende un po’ di più, con la certezza però di dare qualcosa di buono al cane». Intanto, in cucina, lo chef sta preparando il pasto per Alan: tacchino, riso integrale, carote e zucchine. «I nostri clienti ci raccontano che i loro animali hanno un altro appetito», sorride, «quando aprono il frigo, il cane vola». «Siamo quello che mangiamo», Mondadori ne è convinto, «il discorso vale anche per i nostri animali».

Il Testamento di Fido

La cura per la loro alimentazione e il loro benessere, combinata con i progressi della scienza veterinaria, hanno portato l’aspettativa di vita degli animali domestici a raddoppiare nel giro di 30 anni. La morte del proprio cane, però, è una prova che prima o poi tutti i padroni devono affrontare. Nell’agosto 2015, a Milano, è nato il più grande cimitero per animali d’affezione d’Italia, il Fido custode. Sorge in un campo all’estrema periferia occidentale della città. Le tombe, singole o di famiglia, sono più di trecento. Sulle lapidi sono incisi epitaffi: «Per sempre nei nostri cuori», «Che tu possa correre libero e felice per le infinite praterie del paradiso, amico Gorky». Sopra la pietra i padroni ahnno lasciato fiori, ghirlande e puttini. «Pensiamo a tutto noi, andiamo a prendere la salma a casa o in clinica e lo cancelliamo dall’anagrafe», spiega l’ideatore Gianni Amenta, «poi alla presenza dei proprietari, e al bisogno di uno psicologo, procediamo alla sepoltura o alla cremazione». Il costo del servizio è di circa 300 euro per la tomba singola e di 200 per quella condivisa, più le spese per la manutenzione annuale. «Le esequie sono molto semplici», aggiunge, «diciamo qualche parola di cordoglio e chi vuole, a qualunque religione appartenga, può dire una preghiera». Il Fido Custode è aperto per visite il sabato e la domenica mattina. «La prima volta che sono venuta trovare Angra è stato un anno dopo la sua morte», racconta Sara Fazio davanti alla lapide dedicata alla sua dalmata, «all’inizio non me la sentivo, adesso cerco di venire almeno una volta ogni due settimane». «Un cane quando se ne va lascia un vuoto difficile da colmare», conclude, «sapere che ha un posto dove riposare in eterno mi fa sentire più tranquilla, più in pace con me stessa».