«L’aiuto alla morte volontaria è legale in Italia già da sette anni. Il governo ora vuole restringere e cancellare questo diritto». Lo ha spiegato il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni Marco Cappato, presentando questa mattina in piazza XXV Aprile Milano l’avvio della raccolta firme per depositare una proposta di legge per legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l’eutanasia. L’obiettivo è raggiungere quota 50.000 firme entro il 15 luglio visto che l’inizio della discussione del testo è fissato per il 17. La bozza per la prima legge sul suicidio assistito è stata presentata ieri dai partiti di maggioranza al comitato ristretto del Senato.

L’intervento di Marco Cappato (foto di Giacomo Candoni)
La raccolta firme – La bozza contiene però alcuni punti criticati da Cappato, tra cui l’esclusione del fine vita dalle prestazioni del Servizio sanitario nazionale: «La verifica delle condizioni del malato viene demandata a un comitato etico nazionale di nomina governativa, quindi un’entità controllata politicamente. Inoltre se anche il malato dovesse ottenere il via libera, il Servizio sanitario nazionale non potrebbe agire. Il malato dovrebbe dunque trovare autonomamente qualcuno che lo aiuti a fare quello che ai medici viene impedito di fare: un’irresponsabilità totale». Un secondo aspetto su cui è intervenuto l’ex-eurodeputato riguarda i tempi di attesa dopo una richiesta negata: «I malati terminali o con patologie neurodegenerative a cui viene negato il diritto al fine vita non possono presentare una nuova proposta per quattro anni, anche se dopo due mesi sono nelle condizioni totali per ottenere il via libera». La proposta è limitante anche da un altro punto di vista: «La legge che vuole presentare il governo punta a ridurre la platea degli aventi diritto, escludendo i pazienti che abbiano rifiutato trattamenti sanitari o che siano dipendenti da assistenza continuativa da parte di familiari o caregivers. La Corte Costituzionale li ha inclusi in questo diritto, ma il Governo li vuole escludere», ha spiegato Cappato. All’avvio della raccolta firme era presente anche Matteo Mainardi, coordinatore della campagna nazionale “Eutanasia Legale”: «L’obiettivo della nostra proposta di legge è duplice: legalizzare l’eutanasia e dare procedure e tempi chiari a livello nazionale a chi vuole intraprendere questo percorso. Vogliamo inoltre dare una risposta ai medici che da sei anni, da quando c’è stata la prima sentenza sul caso dj Fabo, si vedono arrivare richieste di suicidio medicalmente assistito ma non hanno procedure e tempistiche chiare su cui basarsi».
Da piazza XXV Aprile Cappato ha infine lanciato un appello chiaro: «Spero che oltre ai cittadini si facciano sentire gli esponenti politici di tutti i partiti perché di fronte a questo tema e alla possibilità che un diritto già esistente venga cancellato colori e schieramenti non contano». Un pensiero ripreso anche dal primo firmatario, Lorenzo Ceva Valla: «Questa è una battaglia che riguarda tutti: non è una battaglia solo per l’eutanasia, ma per difendere la libertà di scelta, per essere liberi di poter decidere fino alla fine».
La bozza presentata dalla maggioranza – Una volta discussa dal comitato, la bozza sarà sottoposta alle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali del Senato. «Si stanno discutendo i singoli articoli e la prossima settimana il testo sarà presentato per l’avvio della discussione», ha spiegato Giulia Bongiorno (Lega), presidente della commissione Giustizia del Senato. Tra i punti chiave del testo, l’istituzione di un Comitato etico nazionale chiamato a decidere della vita o della morte dei cittadini, l’esclusione del Servizio sanitario nazionale e l’obbligatorietà della messa a disposizione delle cure palliative. La maggioranza ha garantito che sarà invece eliminato dal testo finale il riferimento alla tutela della vita «dal concepimento alla morte», norma ribattezzata dalle opposizioni anti-aborto. Tra le possibili revisioni anche il tempo di attesa dopo una richiesta negata per mancanza di requisiti, oggi di quattro anni.