È morta la quinta persona positiva al coronavirus: è un uomo di 88 anni di Caselle Landi, in Lombardia. A darne notizia è è il commissario straordinario Angelo Borrelli. In base all’ultimo bollettino diffuso il 24 febbraio, sono oltre 400 i casi accertati di coronavirus in Italia. Le misure di isolamento attivate dalle autorità locali per contenere l’epidemia coinvolgono oltre 50 mila persone: i comuni in quarantena sono undici e nelle regioni del Nord è in vigore un provvedimento per ridurre i contatti tra le persone.

I numeri del contagio – L’Italia è il terzo paese per diffusione del virus dopo Cina e Corea del Sud (qui la situazione del contagio su scala mondiale). Nei 219 sono comprese le 5 vittime e il ricercatore rientrato da Wuhan che è guarito e che è stato dimesso dallo Spallanzani nei giorni scorsi. Al momento, dunque, si registrano 167 contagiati in Lombardia (comprese le 4 vittime), 27 in Veneto (compreso l’anziano morto a Vo’ Euganeo), 18 in Emilia Romagna, 4 in Piemonte e 3 nel Lazio (la coppia di cinesi allo Spallanzani e il ricercatore dimesso). Cinque persone che avevano contratto il virus sono morte: un uomo di Vo’ Euganeo di 77 anni, una 77enne di Casalpusterlengo, un’anziana di Crema, già debilitata a causa di un tumore e ricoverata in oncologia, un 84enne di Bergamo che aveva patologie pregresse e un uomo di 88 anni di Caselle Landi (Lombardia).

Guida al coprifuoco – No a «tutte le manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico». L’ordinanza regionale firmata dal governatore Attilio Fontana parla di sette giorni, fino al 1 marzo, ma potrebbe essere prolungata a quattordici, equivalenti alle due settimane di incubazione del coronavirus. In primis le scuole di ogni ordine e grado. Già sabato 22 febbraio i rettori di tutte le università lombarde avevano deciso di sospendere lezioni ed esami in tutti gli atenei per almeno una settimana. Chiusi quindi anche i teatri, i musei, i cinema, i centri sportivi e le palestre. I negozi invece restano aperti. A differenza delle altre regioni del Nord, la Lombardia ha inserito un’ulteriore limitazione. Riguarda i bar, i pub e le discoteche che dovranno servire l’ultimo cliente rigorosamente entro le 18. Nessuna limitazione invece per i ristoranti e per le app di food delivery e i rider. Fontana ha lanciato un appello ai lombardi: «Dateci una mano a rispettare questi provvedimenti, so che vi chiedo un sacrificio ma presto ci troveremo a bere uno spritz insieme».

Milano, giù la cler  Anche il capoluogo lombardo si prepara a contrastare l’epidemia. Chiudono i luoghi-simbolo della città: il Duomo, la Scala, il Piccolo. Dopo le università, il sindaco Beppe Sala ha annunciato la serrata delle scuole di ogni ordine e grado. «A questo punto anche a livello prudenziale penso che l’attività scolastica vada sospesa a Milano — ha detto il sindaco dopo un vertice in prefettura — Proporrò al presidente della Regione di allargare l’intervento alla città metropolitana. È un intervento prudenziale. Lontano da noi di scatenare alcun tipo di psicosi». Ma a diffondersi, ancora più velocemente del virus, è la paura: i mezzi pubblici viaggiano quasi a vuoto e in molti hanno fatto incetta di viveri, assaltando i supermercati (qui il nostro reportage). Anche per il calcio c’è il cartellino rosso: dopo il rinvio di Inter-Sampdoria, l’Uefa ha deciso di far giocare a porte chiuse il ritorno tra i nerazzurri e il Ludogorets del 27 febbraio. Sono sospese tutte le cerimonie religiose di ogni culto, a partire dalle celebrazioni eucaristiche, ossia la messa. Lo ha annunciato lo stesso arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ha invitato i fedeli a pregare individualmente con l’aiuto dei programmi religiosi in radio e tv. Anche la cultura si ferma, perché lo stesso divieto che limita le messe riguarda i cinema, i teatri e i musei. La Scala ha deciso di sospendere «tutte le rappresentazioni a titolo cautelativo in attesa di disposizioni». Stesso destino per la Pinacoteca di Brera chiusa dalle 17 di domenica 23 febbraio. Anche il Piccolo ha abbassato il sipario, e così il Franco Parenti. Il sindaco Sala ha rivolto un messaggio ai cittadini tramite i social: «Non stiamo a discutere le regole, applichiamole. I nostri uffici sono aperti e stiamo lavorando per arginare l’emergenza. Un piccolo consiglio: al posto di correre a fare scorte ai supermercati, pensiamo a chi è più in difficoltà, alla parte più fragile della nostra città. Così si comporta una società matura e sensibile».

Smart working per tutti – Le multinazionali e le grandi aziende a Milano si cautelano contro il diffondersi del virus nelle loro sedi, frequentate ogni giorno da migliaia di persone tra dipendenti e visitatori. In molti hanno limitato i viaggi di lavoro e suggerito ai loro dipendenti di ricorrere sempre di più allo smart working, cioè il lavoro da casa, e alle videoconferenze. Questa è la linea adottata per esempio da Unicredit, Generali, Allianz, A2a, Ibm, Pirelli, Salini Impregilo, PwC, Luxottica, Enel, Eni, Saipem, Snam, Heineken a Sesto San Giovanni.

Nelle altre regioni – Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna hanno adottato un provvedimento simile a quello della Lombardia. Scuole chiuse e gite sospese anche in Trentino e in Friuli Venezia Giulia, dove sono sospese anche le manifestazioni. In Veneto l’ordinanza, firmata dal governatore Luca Zaia in accordo col ministro della Salute Roberto Speranza, sospende tutte le manifestazioni per il Carnevale di Venezia.

Paziente zero a Vo’ – Potrebbe esserci una svolta nell’individuazione del possibile «paziente zero» che ha diffuso il voronavirus a Vo’ Euganeo. Un agricoltore 60enne di un paese vicino, Albettone (Vicenza), frequentatore dei bar di Vo’, era stato a Codogno e in altri centri del lodigiano, focolaio del virus in Lombardia, nelle scorse settimane, ed ora ha tosse e sintomi influenzali. La notizia è stata confermata dai carabinieri. A Vo’ Euganeo abitava Adriano Trevisan, prima vittima italiana del Covid-19.

I comuni in quarantena – Le maggiori restrizioni riguardano gli undici comuni considerati zone rosse: Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano in Lombardia, Vo’ Euganeo in Veneto. Il decreto del governo prevede, oltre ai divieti di spostamento, l’obbligo di «dispositivi di protezione individuale» per l’accesso ai servizi pubblici e agli esercizi commerciali. Ingressi e uscite da questi comuni, che saranno presidiati dalle forze dell’ordine (sono circa 500 gli agenti mobilitati), saranno consentiti solo in situazioni di reale necessità valutate caso per caso.

I numeri da chiamare – Lombardia e Veneto hanno attivato dei numeri verdi dove si possono segnalare problemi di saluti ma anche chiedere semplici informazioni.
– Numero verde per la Lombardia: 800 894545
– Numero verde per il Veneto: 800 462340
Oltre a questi due riferimenti sono in funzione un numero presso il ministero della salute (1500) o il numero generale per le chiamate di emergenza (112 o 118).