«Non ci siamo spezzati, abbiamo superato molti ostacoli e vinceremo», ha scritto su Telegram Il presidente Volodymyr Zelensky alla vigilia del primo anno dall’inizio della guerra. Aggiungendo anche che l’Ucraina «trionferà sul terrore russo». Zelensky rimane fiducioso sulla conclusione del conflitto nonostante le ultime notizie allarmanti, a partire dal timore di un supporto cinese alla Russia alle possibili operazioni russe sotto copertura in Ucraina e in Moldava.

L’allarme di Kiev – Secondo il Comando operativo Nord dell’esercito ucraino, i russi starebbero preparando un’azione militare nella zona di Chernihiv. A destare particolare preoccupazione nel governo ucraino è un rapporto dell’intelligence che registra il movimento di colonne militari con il personale che indossa uniformi senza segni di identificazione e simili a quelle delle Forze Armate ucraine. Il timore è che questi possano intrufolarsi nel territorio controllato da Kiev e compiere azioni di disturbo e sabotaggio.

Timori sulla posizione cinese –  «Abbiamo visto alcuni segnali che (i cinesi) potrebbero star progettando di fornire armi alla Russia», ha dichiarato Jens Stoltenberg, segretario della Nato, all’agenzia Associated Press. Affermazioni che non sono piaciute al governo cinese, che ha ribattuto attraverso il capo diplomatico del Partito comunista cinese Wang Yi: «Gli Usa, in quanto principale fornitore di armi sul campo di battaglia ucraino, continuano a diffamare dicendo che la Cina potrebbe fornire armi alla Russia, il che non solo interferirà e ostacolerà il processo di risoluzione politica della crisi ucraina, ma contribuirà ulteriormente a danneggiare le relazioni sino-americane». Il ministro ha ribadito: Washington «smetta di diffamare e di incolpare, lavorando invece con la Cina e la comunità internazionale per promuovere negoziati diplomatici di soluzione della crisi». La diplomazia appare però ferma, non essendoci mosse decisive per arrivare al cessate il fuoco. La missione dello stesso Wang Yi, prima in Europa e poi a Mosca, per cercare una possibile via per porre fine al conflitto non ha portato risultati concreti.

Mosse russe – Dopo la visita a sorpresa di Joe Biden a Kiev, Mosca ha deciso di mostrare i muscoli all’occidente dichiarando di voler aumentare il proprio arsenale atomico e facendo uscire dai porti le proprie navi: «Il numero di navi russe nel Mediterraneo è aumentato, un numero alto che aumenta tantissimo la tensione. I russi hanno un atteggiamento aggressivo che non era usuale nel Mediterraneo e prima era evidente solo nel Baltico. Il rischio di incidente è possibile e quando c’è un incidente di questa natura non si sa mai dove si può andare a finire». A dirlo è il Capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino, in audizione alla Commissione Difesa della Camera. Come risposta alla visita di Giorgia Meloni a Kiev, l’Italia è stata vittima di un attacco informatico da parte di NoName057, gruppo hacker riconducibile al Cremlino: «Una minaccia, un avvertimento» secondo Antonio Tajani, ministro degli Esteri, dovuti proprio all’incontro tra la premier e Volodymyr Zelensky non gradito a Mosca.

La questione Moldova – Nel centro del ciclone è entrata anche la Moldova, lo stato più povero d’Europa. Da una parte i russi accusano gli ucraini di voler intentare un’azione di false flag per fingere d’invadere il Paese e dare la colpa dell’accaduto alla Russia. Dall’altra Kiev crede che il contingente russo in Transnistria (regione separatista a est del fiume Nistro), che dovrebbe garantire la pace nella zona, in realtà stia progettando azioni per destabilizzare la Moldova. «La Russia vuole provocare la crisi politica, far nascere proteste a Chisinau, accendere conflitti interni dentro la Moldova. Abbiamo avvisato il governo di Chisinau della nostra posizione. Così Mosca vuole distogliere l’attenzione dal conflitto in Ucraina», ha dichiarato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino a Rai news 24. Intanto la Moldova prova a calmare le acque attraverso una nota ufficiale del Governo rilasciata su Telegram: «Le autorità statali non confermano le informazioni diffuse questa mattina dal Ministero della Difesa russo. Invitiamo alla calma e invitiamo la popolazione a seguire le fonti ufficiali e credibili della Repubblica di Moldova. Le nostre istituzioni collaborano con i partner stranieri e in caso di pericolo per il Paese informeranno il pubblico senza indugio». In un Paese in cui anche la scelta del nome Moldova (preferito dal governo) e non Moldavia (utilizzato dai russi) è fonte di scontro, l’onda lunga della guerra potrebbe far saltare il banco della difficile presidenza europeista di Maia Sandu.