Chi punta alla presidenza della regione Lombardia non può ignorare un settore fondamentale: la Sanità.
Nei programmi di tutti e tre i candidati (Pierfrancesco Majorino, Letizia Moratti e Attilio Fontana) un ampio spazio è dedicato al benessere della persona e alla gestione degli ospedali. Con punti in comune come One Health (è il riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente), migliorare il progresso tecnologico dell’apparato sanitario e sviluppare una forte interconnessione tra università e sanità.
Vediamo come i tre candidati pensano di affrontare quattro temi spinosi riguardanti la sanità in Regione: la lunghezza delle liste d’attesa, la gestione dei fondi verso le strutture private, la capillarità della medicina territoriale e il buon funzionamento dei consultori.
Liste d’attesa – Tutti parlano di voler ridurre le liste d’attesa per gli interventi chirurgici salvavita e gli esami diagnostici, ma oltre a promettere ulteriori finanziamenti non si pone il vero problema: la carenza di personale medico e paramedico e i tempi necessariamente lunghi per formarne di nuovo, sia nelle facoltà di medicina sia nelle scuole mediche di specializzazione, soprattutto nelle specialità meno attraenti per i neo laureati, come medicina d’urgenza o anestesia e rianimazione. Majorino si impegna a ridurre del 50% i ritardi mediante un “Piano straordinario” che vede anche l’assunzione di nuovi specialisti. Moratti invece punta a dare premi per chi rispetta i tempi e vuole potenziare le strutture ospedaliere. Per il presidente uscente Fontana la soluzione al problema è una partnership pubblico-privato con un aiuto dal terzo settore (es. volontariato). Inoltre, dopo una revisione del tariffario, vuole chiedere ai privati un aumento delle prestazioni. Su una cosa sono d’accordo tutti e tre: bisogna potenziare tutti i canali di prenotazione (call center, web, app, farmacie territoriali, sportelli) per rendere i servizii più accessibili.
Privato – Moratti e Fontana, da sempre a favore di una maggiore presenza privata nella Sanità lombarda,,hanno in programma di aumentare la valorizzazione e la collaborazione tra il settore privato e pubblico. Il candidato leghista promette anche di istituire un fondo per migliorare le strutture sanitarie. Fondo che sarà disponibile anche ai privati con prestiti a tasso zero o agevolati.
Majorino, in controtendenza, si pone l’obiettivo di controilare parte delle risorse del settore privato. “Obiettivo 50” è il nome dell’iniziativa del PD, ovvero «il 50% del budget destinato al privato sarà utilizzato per negoziare con questi attori e definire annualmente quali e quante prestazioni sanitarie servono al sistema regionale per dare le adeguate risposte di salute ai cittadini lombardi». Inoltre, dovrà essere l’ente pubblico a effettuare la programmazione sanitaria, lasciando meno libertà ai privati.
Medicina del territorio – Tutti e tre i candidati hanno la stessa proposta: “sburocratizzare” il ruolo del medico di base mediante l’assunzione di personale amministrativo e sanitario. Il programma di Majorino si limita a questo obiettivo. Invece, Moratti e Fontana hanno la stessa linea, d’altronde hanno lavorato insieme alla sanità della Regione: continuare con il progetto delle Case di Comunità, coinvolgere le farmacie per la presa in carico dei pazienti, potenziare le cure domiciliari e puntare a fornire un servizio d’assistenza 24/7. Moratti, oltre a promettere di investire maggiormente nella sanità delle piccole comunità montane, afferma di voler aggiungere 776 borse di studio per medicina generale.
Consultori – Il programma del presidente uscente non nomina mai i consultori, a differenza dei suoi due avversai, nonostante la sua Regione sia carente sotto questo aspetto. Majorino si impegna a potenziare la rete dei consultori e applicare interamente la legge 194 del 77, quella che ha disciplinato le modalità di accesso all’aborto, premiando le strutture che applicano tale norma, le quali devono fornire anche assistenza all’interruzione di gravidanza oltre i primi 90 giorni o indirizzare verso le strutture predisposte. Moratti affronta tutte le carenze strutturali della rete dei consultori e promette di sistemarle: assunzione di personale, redistribuzione equa della durata delle prestazioni settimanali e capillarità delle strutture sul territorio.