«Spero sia l’ultima volta, non è più tollerabile». Perfino Stefano Bonaccini, numero unodell’Emilia-Romagna ed eroe della vittoria contro Salvini alle ultime elezioni regionali, non esita a schierarsi contro le decisioni di un governo “amico”. La scelta di mantenere le piste da sci chiuse ha irritato molti presidenti di Regione, di ogni colore politico, che il 14 febbraio alle 19.00 hanno scoperto che gli sforzi per aprire gli impianti il giorno seguente sono stati vani. Si ripartirà il 5 marzo, quando la stagione sarà agli sgoccioli. «Sbagliati i tempi, voglio vedere l’ordinanza di Roberto Speranza come l’ultimo atto del governo Conte, non come il primo del nuovo» dichiara Alberto Cirio, presidente del Piemonte, in quota Forza Italia. E si accoda anche il veneto Luca Zaia della Lega: «L’abbiamo saputo quattro ore prima della riapertura. Ora servono ristori. E anche gli indennizzi». Tutti ne fanno una questione di metodo: una decisione del genere non può essere presa all’ultimo minuto. Lo scontro con le Regioni avviene a pochi giorni dall’insediamento del governo e si aggiunge ai mal di pancia interni all’esecutivo, dove tra la Lega e l’area vicina a Speranza (Leu) si percepisce una certa tensione. Per quanto riguarda i gestori, c’è da segnalare l’apertura illegale in segno di protesta di una stazione sciistica in val d’Ossola, nel comune di Craveggia. Quanto al governo, fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che le decsione di Speranza ha il sostegno dell’esecutivo ed è basata «sui più recenti dati epidemiologici».

Di Robert Perathoner – Werner Heel, CC BY 3.0,
Fonte wikipedia.it

Speranza vs Lega – Sullo sfondo c’è il quadro mutato della pandemia. Il 4 febbraio il Comitato Tecnico Scientifico (Cts) aveva dato il via libera all’apertura della stagione invernale per il 15 dello stesso mese. Un parere di poco precedente all’esplosione delle varianti inglese e brasiliana a Perugia e nel resto della Penisola.  La situazione ha preoccupato l’Organizzazione mondiale della sanità, che con Walter Ricciardi aveva chiesto un «lockdown immediato  e generalizzato». La riconferma di Roberto Speranza al ministero della Salute ha segnato poi il placet di Mario Draghi alla linea “prudentista” della gestione del contagio, che ha portato appunto alla scelta di mantenere chiusi gli impianti. La decisione non è piaciuta ai presidenti di Regione ma anche agli esponenti leghisti del neonato governo Draghi. I ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Massimo Garavaglia (Turismo) chiedono ristori per oltre 4,5 miliardi, mentre i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari fanno trapelare le prime insoddisfazioni: «Non si può continuare con il metodo Conte». Chiedono discontinuità, scontrandosi con la scelta di Mario Draghi che, confermando Speranza, ha di fatto sposato la linea con il predecessore. E anche sui social rimabalza la protesta.

Ma il governo è impazzito?
Ieri sera alle sei ha chiuso i ristoranti della Liguria che riaprivano oggi a pranzo per San…

Pubblicato da Mauro Suttora su Domenica 14 febbraio 2021

L’esigenza di un indennizzo è ribadita anche da altri esponenti del mondo del commercio. Confindustria Alberghi parla di «una doccia fredda per il turismo» e la Coldiretti stima oltre 10 miliardi di perdite sull’indotto del turismo invernale, che non è solo neve, ma comprende una filiera che va dallo sport alla coltivazione, all’ allevamento e al consumo di prodotti locali.

La storia – Gli impianti da sci sono sotto i riflettori sin dalla fine del 2020. La scelta di governo Conte II fu di chiudere gli impianti durante le vacanze natalizie, in cambio dei ristori a fondo perduto. Le critiche all’epoca venivano portate soprattutto tenendo in considerazione le diverse iniziative degli altri stati confinanti come l’Austria e la Svizzera che hanno adottato diverse scelte in materia, con il rischio di una concorrenza sleale per gli impianti italiani (la Svizzera ha tenuto aperto).