Lo spettro della crisi del 2008 preoccupa gli investitori. Nonostante l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, con l’aiuto della Banca centrale svizzera, le borse hanno continuato a soffrire anche lunedì 20 marzo, dimostrando con i prezzi tutti i dubbi che ancora circondano l’operazione di salvataggio del secondo aprono istituto di credito svizzero. La volatilità del mercato finanziario rimane alta nonostante la liquidità extra promessa dal sistema bancario internazionale. Anche dopo le rassicurazioni delle banche centrali europee, gli investitori hanno paura di un sistema che sembra tutelare più i gruppi di controllo che i risparmiatori e la trasparenza.

L’affare Ubs – Nella serata del 19 marzo, poco prima dell’apertura della borsa di Tokyo, è stato trovato l’accordo per salvare il Credit Suisse. La Banca centrale elvetica ha coinvolto nel salvataggio UBS, la prima banca del Paese, che ha accettato di comprare la consorella in difficoltà. Una trattativa durata cinque giorni, alla fine dei quali si è raggiunto l’accordo per l’acquisizione a un prezzo stimato in circa tre miliardi di franchi. Due in più di quanto chiesto da UBS, ma quattro in meno dell’ultimo valore di capitalizzazione di Credit Suisse. A garanzia dell’acquisto, l’istituto di emissione ha garantito diverse misure di salvataggio, tra cui 100 miliardi di liquidità extra, che dovrebbe rendere le banche più capaci di far fronte a una richiesta di rimborso da parte della clientela.
La fusione, che ha fatto a meno del via libera degli azionisti di Ubs, porta però alla nascita di una crisi sul fronte dell’occupazione: i quasi 10mila esuberi previsti dal sindacato. A tal proposito la banca svizzera ha chiesto di aprire un tavolo politico con il governo.
In ogni caso l’operazione non ha rassicurato i mercati. I titoli di Credit Suisse e Ubs hanno aperto rispettivamente in calo del 60 e del 9 %

Le autorità monetarie – Il salvataggio di Credit Suisse non è l’unica misura messa in campo dalle istituzioni finanziarie internazionali per cercare di rasserenare il mercato. La Banca centrale europea, la Federal Reserve, la Banca del Canada, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone e la Banca nazionale Svizzera hanno annunciato di migliorare l’efficacia delle linee Swap per offrire maggiore liquidità. Queste linee sono accordi tra le banche centrali per lo scambio delle rispettive valute per ottenere liquidità. L’accordo, in vigore da lunedì 20 marzo, prevede di portare la frequenza di scambio di valuta da una cadenza settimanale a una giornaliera.

Azzeramento dei Bond – La poca fiducia nelle banche svizzere è anche dovuta all’operazione che ha portato all’azzeramento del debito Tier 1 (at1) di Credit Suisse, circa 16 miliardi di euro: si tratta di titoli ad alto rischio per i quali è previsto l’azzeramento in caso di calo, sotto una determinata soglia, degli indici di capitale di una banca. Però in questo caso i possessori di questi titoli hanno perso tutto, mentre agli azionisti, non trattandosi ufficialmente di un salvataggio ma di un’operazione di mercato, è stato riconosciuto un cuscinetto di uscita del valore di 3 miliardi. Questa operazioni ha portato al ribasso il mercato finanziario dei bond at1, il cui valore è stimato sui 275 miliardi di dollari.
Per paura di una fuga degli investitori le banche centrali europee hanno ribadito che gli azionisti, e solo successivamente gli obbligazionisti, sono chiamati per primi a salvare una banca. «Questo approccio è stato costantemente applicato in passato e continuerà a guidare le azioni negli interventi di crisi», conclude la nota congiunta di Bce, dell’autorità bancaria europea (Eba) e del Comitato di risoluzione unico (Srb). Bisogna anche dire che con le sue decisioni la Banca centrale Svizzera ha anche inteso tutelare due importanti partner geopolitici azionisti di Credit Suisse: la Banca nazionale Saudita e il fondo sovrano del Qatar.

Volatilità delle borse – L’operazione messa in atto dalle banche centrali non ha fermato la volatilità del mercato finanziario. Hong Kong, alle 9,30, ha chiuso in rosso di 2,65 punti, mentre le banche europee, dopo unapertura negativa, verso le 10 del mattino hanno recuperato e alcune registrano una certa resistenza: Milano +0,5%, Francoforte +0,6% e Parigi +0,7%.
Gli investitori hanno paura di altre crisi all’orizzonte e puntano a operazioni più sicure. Secondo il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, il calo dei mercati era annunciato: «Con tutti i bond che erano sul mercato e con l’operazione annunciata con la quale sono stati azzerati, era facilmente prevedibile questo tonfo in mattinata. Speriamo che con un sistema bancario forte, le cose possano prendere una tendenza diversa».