Nuovo anno, vecchia solfa. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden incassa una nuova sconfitta al Congresso. Il Senato ha bocciato il pacchetto di norme che contiene il Freedom to Vote Act e il John Lewis Voting Rights Advancement Act, due provvedimenti fortemente voluti dall’inquilino della Casa Bianca per contrastare le leggi restrittive sul voto approvate nell’ultimo anno dagli Stati a maggioranza repubblicana.

Due voti, due sconfitte – I democratici hanno seguito due strade, entrambe fallite. Prima, hanno chiesto un voto diretto sui provvedimenti, che sono stati bocciati con 49 voti favorevoli e 51 contrari. Poi hanno cercato di aggirare l’ostruzionismo dei repubblicani modificando il filibustering, una procedura che richiede il voto di almeno 60 dei 100 senatori su ciascuna norma. Anche da questo secondo voto i democratici sono usciti sconfitti: 52 a 48 il conteggio finale, con due senatori dem (Joe Manchin e Kyrsten Sinema) che si sono schierati con gli avversari. Joe Biden ha subito commentato l’esito della seduta su Twitter: «Sono profondamente deluso – ha scritto il presidente – che il Senato non sia riuscito a difendere la democrazia. Ma non sono scoraggiato». L’ex numero due di Barack Obama promette di proseguire la battaglia sul diritto di voto, ma negli ultimi sei mesi ben cinque tentativi di approvare una legislazione nazionale sono andati a vuoto.

(Foto Ansa)

Midterm in vista – I provvedimenti bocciati dallo schieramento repubblicano avevano un duplice scopo. Da un lato, reintrodurre una parte del Freedom to Vote Act, una legge varata nel 1965 per facilitare il voto della minoranza afroamericana. Nel 2013, una sentenza della Corte Suprema ha smantellato una parte di quella riforma. E, con il John Lewis Act – Lewis è stato, fin dagli anni Sessanta, un leader nella lotta per i diritti delle minoranze – rafforzare la legge voluta da Lyndon B. Johnson e stabilire standard federali per l’accesso al voto. Biden e i democratici si sono spesi con vigore per far passare le due leggi, specie con le elezioni di midterm, previste per il prossimo novembre, che si avvicinano. Temono, i dem, che le norme restrittive approvate dai parlamenti statali di fede repubblicana possano giocare a loro sfavore al prossimo appuntamento elettorale.

Niente acqua a chi vota – Diciannove Stati (Alabama, Arizona, Arkansas, Florida, Georgia, Idaho, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Montana, Nevada, New Hampshire, New York, Oklahoma, Texas, Utah, Wyoming) hanno introdotto nuove regole sul diritto di voto. Di questi, quattordici hanno governatore e parlamento repubblicani, due hanno governatore democratico e parlamento repubblicano e tre hanno governatore e parlamento democratici. In questi ultimi due casi – gli Stati sono Nevada e New York – i parlamenti hanno varato anche leggi che allargano l’accesso al voto. In tutto, 34 leggi restrittive sono state approvate. Molte hanno limitato l’utilizzo del voto postale (mail ballot), strumento che secondo Donald Trump ha contribuito a «falsare» le elezioni presidenziali del 2020. In alcuni casi, i legislatori statali si sono spinti oltre. Alabama, Iowa e Texas hanno limitato il voto ai disabili. Fa specie che l’abbia fatto anche il Texas, dato che il governatore Greg Abbott è costretto su una sedia a rotelle dal 1984. L’Alabama, ad esempio, ha vietato il “voto sul marciapiede”: ogni elettore dovrà votare all’interno di un edificio scelto come seggio. Florida e Georgia si sono spinti oltre e hanno vietato di portare acqua e cibo a chi attende in fila per entrare in cabina elettorale.