Il Senato americano ha approvato domenica sera, 9 novembre, la prima fase di un accordo che pone fine allo shutdown, il blocco delle attività federali, iniziato il primo ottobre. Il disegno di legge di spesa a breve termine votato dalla maggioranza prevede la riassunzione dei dipendenti federali licenziati e la retribuzione retroattiva per gli impiegati in congedo forzato e impedisce di effettuare ulteriori licenziamenti di massa fino al 30 gennaio.
La situazione si è sbloccata grazie al voto di sette senatori democratici centristi e un indipendente. Per permettere la fine definitiva dello shutdown, il governo alla Camera dei rappresentanti dovrà ora raggiungere una maggioranza semplice, ossia superiore alla metà dei votanti.

Cos’è lo shutdown e le sue conseguenze – Ogni anno negli Stati Unit,i se i partiti non trovano un accordo sull’approvazione del bilancio, quindi non scelgono come spendere i soldi pubblici, lo Stato federali si blocca e deve sospendere ogni tipo di spesa, con la chiusura di alcuni uffici considerati non essenziali. Lo shutdown 2025 è stato  il più lungo mai registrato negli Stati Uniti e ha portato alla messa in congedo di circa 1,4 milioni di dipendenti federali (di cui 750 mila impiegati del governo). Per un mese sono stati chiusi parchi nazionali e musei, uffici passaporti e visti (con conseguente rallentamento dei voli aerei) e dipartimenti che gestiscono aiuti, ricerca e fondi alle imprese. Il blocco causa danni al Pil americano: secondo le stime del Congressional Budget Office un giorno di shutdown equivale a centinaia di milioni di dollari persi. Questo ha effetti immediate sulle imprese e un peso sulla reputazione internazionale del Paese. Un blocco del bilancio viene visto come un segnale di incertezza politica: i mercati si agitano e aumenta l’instabilità delle borse, cioè la volatilità.

L’accordo – Il pacchetto approvato da Repubblicani e Democratici include disposizioni per un processo di bilancio bipartisan e per impedire alla Casa Bianca di utilizzare risoluzioni continue per finanziare il governo. Fino a settembre l’amministrazione stanzierà fondi per il programma SNAP, bloccato a inizio novembre, con 42 milioni di dollari in sussidi alimentari per le fasce più povere della popolazione. L’accordo non include quella che era stata la richiesta principale dei Democratici: un’estensione dei crediti d’imposta dell’Affordable Care Act, (più noto come Obamacare) in scadenza alla fine di dicembre. Tuttavia, per la prima volta dall’inizio dello shutdown, l’accordo include la garanzia da parte dei Repubblicani di votare a dicembre su un disegno di legge scelto dai Democratici per estendere tali sussidi, che oltre 20 milioni di americani utilizzano per ridurre il costo dei piani di assicurazione sanitaria.

E in Italia? – Nel nostro Paese lo shutdown non esiste. Se la legge di bilancio non viene approvata in tempo (31 dicembre di ogni anno), scatta automaticamente l’esercizio provvisorio, una proroga temporanea che permette allo Stato di continuare a pagare stipendi pubblici, erogare pensioni, far funzionare scuole, ospedali, enti pubblici con un tetto di spesa mensile, come se si andasse avanti a regime ridotto. Niente chiusure dei parchi o blocchi dei voli aerei come al di là dell’Atlantico, quindi, ma vengono rallentati gli investimenti, i nuovi progetti e sale anche in questo cvaso l’incertezza sui mercati.