Quando l’11 marzo 2020 il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Ghebreyesus ha dichiarato il coronavirus una pandemia globale, i mercati sono collassati e l’economia mondiale è entrata in una recessione che più di un anno dopo sembra ancora lontana dal terminare. Allo stesso tempo, alcune persone (poche) hanno cominciato a incassare profitti via via maggiori grazie alla crisi. Se in linea generale possiamo dire che il Covid-19 ha aumentato le disuguaglianze, rendendo i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, nove imprenditori del settore farmaceutico hanno guadagnato tanto da diventare miliardari: è quanto emerge dallo studio di The People’s Vaccine Alliance, una rete di organizzazioni e attivisti che si battono per l’abolizione dei brevetti sui vaccini e che stima per i nove neo-paperoni una ricchezza totale di 19,3 miliardi di dollari (15,8 miliardi di euro), abbastanza per immunizzare completamente 1,3 volte tutte le persone nei Paesi a basso reddito.

«Vaccini bene pubblico» – Per il report questi Paesi, alcuni dei quali gravemente colpiti dalla pandemia come il Nepal, sebbene contengano più del 10% della popolazione mondiale hanno ricevuto solo lo 0,2% della fornitura totale di vaccini. Ma non è tutto. Sommando tra loro i patrimoni di otto miliardari “di lungo corso” – che detengono considerevoli pacchetti azionari di società farmaceutiche – si arriverebbe ad altri 32,2 miliardi di dollari: una cifra sufficiente a vaccinare tutta l’India. Dati che secondo l’ Alliance stridono con il fatto che la ricerca scientifica necessaria alla creazione dei farmaci sia stata in gran parte realizzata con fondi pubblici. «Questi miliardari», ha commentato Anna Marriott della Ong Oxfam, «sono il volto umano degli enormi profitti che molte società stanno ricavando dal monopolio sui vaccini. I vaccini sono stati finanziati con denaro pubblico e dovrebbero essere prima di tutto un bene pubblico globale, non un’opportunità di profitto privato». Per Marriott gli unici miliardi che contano sono «le persone che hanno un disperato bisogno di sentirsi al sicuro e che testimoniano il nostro fallimento collettivo nel controllare questa crudele malattia».

Chi sono i nuovi paperoni – Dei nove fortunati mega ricchi quattro appartengono alla casa farmaceutica Moderna e sono il ceo Stéphane Bancel (4,3 miliardi), il presidente Noubar Afeyan (1,9 miliardi) e due dei principali azionisti, gli scienziati e professori universitari Timothy Springer (2,2 miliardi) e Robert Langer (1,6 miliardi). Figurano nella lista anche Ugur Sahin, ceo e cofondatore di BioNTech (4 miliardi) e Juan Lopez-Belmonte, presidente di Rovi, società spagnola che ha un accordo con Moderna per produrre e confezionare il vaccino (1,8 miliardi). Agli ultimi posti (si fa per dire) della classifica ci sono Zhu Tao (1,3 miliardi), Qiu Dongxu (1,2 miliardi) e Mao Huinhoa (1 miliardo), cofondatori della CanSino Biologics, il colosso cinese che ha sviluppato un anti-Covid monodose.

L’Italia temporeggia – All’inizio di maggio il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha appoggiato la proposta di Sud Africa e India di sospendere temporaneamente la proprietà intellettuale sui vaccini. Questa mozione ha raccolto il consenso di alcuni membri Ue come la Spagna, oltre al consenso di personalità e leader di tutto il mondo tra cui Papa Francesco. Tra i principali oppositori alla liberalizzazione dei brevetti figurano invece Regno Unito e Germania: l’Italia, che il 21 maggio ospita il Vertice mondiale sulla salute del G20, continua a stare in disparte sulla questione.

(Per un approfondimento su cosa sia un brevetto e come funziona la proprietà intellettuale in Italia e Europa cliccate qui).