Vaccini, pandemia e proprietà intellettuale. Dietro ai contagi, ai decessi e ai dati giornalieri sull’andamento dell’emergenza sanitaria mondiale, è rimasta sullo sfondo la questione dei brevetti. Oggi, 6 maggio 2021, la cessione dei diritti esclusivi di sfruttamento di un’invenzione riempie le prime pagine dei quotidiani statunitensi. Il presidente americano Joe Biden è favorevole a revocare i brevetti e permettere ai Paesi in via di sviluppo di produrre vaccini in autonomia. Ma come funziona il regolamento dei brevetti in Italia e in Europa?

Brevetto italiano – «In materia di brevetti, il mondo è molto armonizzato. Le regole italiane, ad esempio, ci sono in tutti altri Paesi europei, anche se ciascuno di questi prevede eccezioni per affrontare casi particolari», spiega l’avvocato Gualtiero Dragotti, che da oltre 20 anni si occupa di proprietà industriale e intellettuale. In Italia, lo Stato può obbligare un soggetto titolare di un brevetto a concederlo se non lo utilizza. La licenza per non uso (o obbligatoria per mancata attuazione) richiede, però, che siano trascorsi tre anni dalla data di rilascio del brevetto. Se, per esempio, un’azienda inventa un farmaco che funziona e un concorrente lo migliora in modo decisivo, quest’ultimo può obbligare il titolare a concedergli la licenza. Anche in questo caso le tempistiche si allungano, perché sono necessarie le decisioni del ministero dello Sviluppo economico, nonché una valutazione dell’effettivo miglioramento. Lo Stato ha anche il diritto di espropriare i brevetti: «Nel momento in cui lo Stato italiano non riesce a vaccinare la popolazione perché manca il consenso del titolare dell’invenzione, può procedere con l’espropriazione – continua Dragotti – Le regole ci sono e funzionano. Siamo ben equipaggiati ma serve che intervenga la politica».

Brevetto europeo e unitario – In Europa si cerca di costruire un brevetto unico dal 1975. A oggi è in vigore il brevetto europeo, valido in tutti gli Stati europei ma che sfocia in singoli brevetti nazionali. «Il difetto di questo sistema è che se si ritiene che un brevetto non sia valido si deve fare domanda di annullamento a ogni giudice nazionale», afferma l’avvocato. Se un contraffattore viola un brevetto, il titolare deve fare causa in Paesi diversi, con lingue differenti. Tutto ciò genera costi molto elevati. Nel 2012 l’Unione Europea ha varato il brevetto unitario, che però non è ancora entrato in vigore. La sua introduzione è accompagnata dall’istituzione del Tribunale unitario dei brevetti, che risolverebbe il problema delle cause in varie giurisdizioni. Uno dei punti di domanda è giuridico: la Germania ha ratificato il trattato (che ha fortemente voluto) nel 2017 ma lo ha fatto con un errore legislativo. La Corte costituzionale tedesca ha giudicato invalido l’ordine di ratifica nel marzo 2020. Ma dopo che il governo tedesco ha rifatto la procedura, c’è stata una nuova impugnazione. Un altro tema è quello delle sedi, che muovono diversi miliardi di euro. All’inizio per il Tribunale erano state designate Parigi, Monaco e Londra, ma con la Brexit si sta discutendo della nuova assegnazione. Milano è la principale candidata, seguita da Amsterdam.