«Tutti dicono che si riapre. Ma cosa, perché e, soprattutto, come noi ancora non lo sappiamo. Molto probabilmente lo scopriremo due ore prima di poter riaprire». Guido gestisce il bar Morgan’s di Sesto San Giovanni da molto tempo. Mai prima d’ora si era trovato così in difficoltà. La pandemia ha dato un duro colpo alla  sua attività, e adesso si prepara alle riaperture previste per il 26 aprile con il possibile ingresso della Lombardia in zona gialla. In un continuo susseguirsi di decreti, dominano sconforto e incertezza. «Le notizie sembrano positive ma sono solo chiacchiere – conclude – dovranno essere applicati protocolli che noi ancora non conosciamo».

Facendo un giro per Milano sono tutti concordi sul fatto che la comunicazione delle autorità sia poco efficace. Fazio ha 33 anni e fa il cameriere in uno dei ristoranti della città: «Non abbiamo ancora ricevuto notizie certe, sono cose che avvengono sempre all’ultimo minuto». Eppure, adeguarsi alle misure di distanziamento non è immediato. Distanza tra i tavoli, gel igienizzante all’ingresso e menù digitali dovranno essere ripristinati dopo quasi due mesi di solo asporto in rosso e arancione. Da non trascurare il fatto che fino al 1° giugno i tavoli dovranno essere rigorosamente all’aperto. Come fa notare Gambero Rosso, il 46,6% dei ristoranti italiani non è dotato di spazio all’esterno. Fazio sulla questione ammette: «Abbiamo un dehors però in realtà abbiamo più posto all’interno del locale. Stiamo valutando l’idea di allargarlo».

«Sono contento per i ristoratori ma io non vado quasi mai né al bar né a ristorante». Banfio, 75 anni, fa parte del 23% degli italiani che secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor non smania dalla voglia di tornare a mangiare fuori casa. «Logicamente bisogna stare distanziati, rispettando le regole che ci sono. Non si può andare al ristorante abbracciandosi». Ha ben chiare le regole anti-contagio ma, nonostante l’età, sul vaccino è categorico: «Non ho nessuna intenzione di farlo».

Individuati – insieme a medici e infermieri – tra gli eroi della pandemia, i riders in molti casi hanno garantito ai locali di non smettere di lavorare. Vito lavora in un ristorante asiatico e racconta di non aver «mai smesso di lavorare per lunghi periodi grazie alle piattaforme di delivery – e aggiunge che – con il passaggio in zona gialla aumenterà il fatturato con l’utilizzo del dehors, quindi speriamo in una grande ripresa».