La campana della chiesa di Omegna ha già ripreso a suonare. E dal 12 luglio qui, in questo anfratto di sottobosco che si affaccia sul lago d’Orta, potranno tornare anche i fedeli per la messa. «Sarà una festa» dice emozionato Don Gianmario Lanfranchini, promotore insieme a molti cittadini del progetto di riqualificazione della zona che negli ultimi anni era stata abbandonata all’incuria e al degrado. Ora, grazie alla fondazione Cariplo, al Comune e alle associazioni del paese del Cusio, presto saranno riaperti non solo l’antica Chiesetta di Madonna della Neve risalente al XVII secolo ma anche un percorso devozionale immerso nella natura e il Ponte Antico che collega Omegna alla Valle Strona. In totale gli interventi costeranno circa 380 mila euro: 135mila arriveranno dal Comune, 75mila tra parrocchia e associazioni e i restanti 170mila grazie al bando della fondazione Cariplo. Il progetto è seguito da vicino da due architetti, Andrea Baldioli e Gianfranco Ciuffo, che stanno lavorando da mesi con il Comune e le associazioni per restaurare i due edifici abbandonati e «ridare un’identità a questi luoghi»: «Grazie a questi interventi vogliamo poter tornare a fare il bagno nel torrente Strona – spiega l’architetto Baldioli – e soprattutto riportare qui i giovani che non conoscono la bellezza di questa zona perché non ne hanno mai potuto usufruire».

Tutto è nato all’inizio del 2017, quando un gruppo di fedeli si rivolse a Don Gianmario per ridare vita alla chiesetta campestre di Madonna della Neve, la prima che si incontra scendendo dalla valle Strona verso Omegna. Ed è stato proprio grazie a un crowdfunding di cittadini e fedeli che sono potuti partire i lavori: la prima pietra per la messa in sicurezza della piccola cappella è stata posta a ottobre e tutto sarà pronto in piena estate. I soldi sono stati messi in parte da un residente di Omegna (25 mila euro), dai Lions (10 mila), dai fedeli che hanno raccolto mille euro durante una cena di autofinanziamento e poi da Cariplo che ha messo sul piatto altri 35mila euro per un totale di 70mila euro. Fino ad oggi i lavori del cosiddetto “restauro conservativo” sono consistiti nel rafforzamento del tetto e all’interno nella rimozione degli intonaci, delle erbacce e delle tante scritte che imbrattavano la sacrestia. E dato che la chiesetta campestre si trova a pochi passi dal torrente Strona, i promotori hanno previsto anche un “percorso devozionale” che collegherà l’antica Porta Romana con l’edificio: a febbraio sono partiti i lavori per costruire una vasca di ruscellamento per contenere l’acqua piovana e presto, accanto alla chiesa, sarà posto un grosso crocifisso. «Quando mi chiesero di venire a fare il parroco qui, avevo molti dubbi – racconta don Gianmario – ‘cosa ci faccio in questa chiesetta in mezzo al bosco?’ mi chiedevo. E invece ho capito subito che era un luogo speciale, di passaggio, in cui si incontrano persone molto diverse tra loro».

 

A pochi metri dalla chiesa nascerà anche il nuovo Ponte Antico che risale al XV secolo voluto dal duca Gian Galeazzo Sforza e nel tempo abbandonato al suo destino. Sul versante ovest del torrente non si può nemmeno accedere per la vegetazione troppo alta diventata una discarica a cielo aperto mentre quello est negli ultimi anni era un punto di ritrovo per gli spacciatori della zona: adesso sarà recuperato. L’appello per salvare il ponte era stato lanciato nell’aprile del 2017 dallo storico della zona Lino Cerutti secondo cui, se non fosse intervenuto nessuno, il Ponte Antico sarebbe crollato nel fiume. Così due anni fa è nato il comitato “Ponte Antico” che, oltre ai fondi di Chiesa, Comune e associazioni, ha partecipato al bando sul recupero dei beni comuni della Fondazione Cariplo. L’intervento sul ponte di 40 metri sarà fatto con un metodo innovativo: dopo il carotaggio per verificare lo stato della struttura, saranno prima inseriti dei tiranti per l’ancoraggio e poi dei cavi di acciaio per cintare la volta. A quel punto potrà essere costruita una seconda campata: inizialmente si era pensato al cemento armato (più resistente) ma poi, su richiesta della Soprintendenza di Torino e seguendo le direttive della carta del restauro di Venezia, si è deciso di optare per la carpenteria metallica e le lastre in zinco e titanio. «Ricostruire il ponte significa far tornare i cittadini a fare il bagno nel fiume Strona – continua Baldioli – e quindi creare anche un’alternativa turistica alla balneazione nel lago d’Orta». Qui, rispetto alla chiesa e al percorso devozionale, però i tempi per la ricostruzione del ponte sono destinati ad allungarsi: il Comune, proprietario della struttura, vorrebbe partecipare solo come finanziatore per 130 mila euro ma non occuparsi del progetto, lasciando l’onere alla parrocchia di Omegna. Tutte le parti in causa sono d’accordo ma, essendo un bene tutelato, per arrivare a questa soluzione sono necessari dei tempi tecnici.

Oltre ai tre interventi, a partire dal 2020 saranno organizzate anche delle attività di valorizzazione per far conoscere la zona a residenti e turisti: saranno realizzati eventi come concerti o sport acquatici nel torrente, messi in piedi allestimenti di “arte naturale” lungo il percorso devozionale e riqualificata la zona del tiro a segno che si trova sul lato est del torrente. Il progetto sta andando avanti attraverso un metodo partecipativo coordinato dal Comune e dai due architetti che seguono i lavori: fino ad oggi sono state fatte due riunioni a Palazzo Civico (l’ultima il 7 maggio) a cui hanno partecipato tutte le associazioni coinvolte – Scout Agesci, Alpini e la Pro Loco – che si sono proposte per fare interventi di volontariato nella zona come la raccolta dei rifiuti, la ripulitura da sterpaglie e arbusti e pulizia degli ambienti interni alla chiesetta. «Riqualificare il ponte e la chiesa significa ricostruire vie di comunicazione del cuore, della collaborazione e dei percorsi urbani di una città che ha una sua ricchezza molto nascosta» conclude don Gianmario.

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