La decisione di Pfizer di tagliare di 165mila unità le dosi del vaccino anti-Covid destinate all’Italia potrebbe infliggere una battuta d’arresto alla corsa all’immunizzazione portata avanti fino a qui a ritmo sostenuto dal Paese, ad oggi terzo in Europa per numero di vaccini somministrati (1.250.903 al 20 gennaio). Ma quello prodotto dal colosso farmaceutico statunitense in collaborazione con la tedesca Biontech è solo uno dei tanti vaccini pronti – o in procinto di esserlo – ad essere utilizzati nella lotta contro il coronavirus. Non solo Moderna e Oxford-AstraZeneca – il primo già arrivato in Italia e il secondo prossimo all’autorizzazione dell’Ema –, attualmente sono 65 i vaccini in sperimentazione sugli umani, di cui 20 nelle fasi finali.

I vaccini in arrivo – Sebbene al momento siano solo Pfizer-Biontech e Moderna – di cui le prime 46.800 dosi sono già arrivate in Italia il 12 gennaio – gli unici due vaccini ad avere ottenuto l’autorizzazione da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco, è attesa per la fine di gennaio l’approvazione europea per AstraZeneca. Il siero di Oxford, già approvato in Gran Bretagna, arriverà così in Italia nelle prossime settimane, mentre più avanti sarà il turno di Johnson&Johnson. A differenze del vaccino Pfizer, le dosi di Moderna e quelle di AstraZeneca presentano minori difficoltà nella conservazione: mentre il primo necessita di essere tenuto a meno 94 gradi Fahrenheit, quello di Moderna rimane stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2 e 8 gradi C per 30 giorni, così come il siero di AstraZeneca, che vanta inoltre una maggiore capacità di conservazione, fino a 6 mesi.

La risposta italiana – Accanto ai vaccini prossimi all’approvazione europea, l’Italia potrebbe presto utilizzare un vaccino completamente made in Italy: si chiamerà GRAd-COV2 e verrà prodotto dalla casa farmaceutica ReiThera, che ha sede a Castel Romano (Roma). Si è infatti conclusa da poche settimane la prima fase di sperimentazione, condotta presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, che ha mostrato risultati in linea con i sieri di Pfizer e Moderna: dopo 28 giorni di vaccinazione, il 94% dei vaccinati ha prodotto anticorpi e il 90% ha sviluppato anticorpi che hanno il potere di neutralizzare il virus. A differenza delle alternative americane, il vaccino italiano non è basato sulla tecnologia mRna, ma utilizza un principio già utilizzato per altri vaccini, ovvero un veicolo virale, caratteristica che riduce i tempi necessari per la sua preparazione. Inoltre, come il prodotto di Moderna e quello di AstraZeneca, anche il siero di ReiThera potrà essere conservato alle temperature di un normale frigorifero. Ma soprattutto, da quanto emerso finora, potrebbe essere sufficiente somministrarlo in un’unica dose, senza ricorrere a successivi richiami: una novità quest’ultima che potrebbe segnare una svolta nella campagna di vaccinazioni condotta dall’Italia, sia in termini di accelerazione delle tempistiche sia per quanto riguarda la possibilità di condurla in totale autonomia, senza dipendere da aziende straniere.

I vaccini nel mondo – Ricapitolando dunque il portafoglio dell’Ue include, oltre ai già citati AstraZeneca, Johnson&Johson, Pfizer-Biontech, Moderna, anche i sieri prodotti da CureVac e Sanofi-Gsk. Elenco al quale si potrebbe presto aggiungere un altro vaccino statunitense, quello prodotto dall’azienda di biotecnologie Novavax, attualmente alla fase 3 di sperimentazione. Parallelamente, fuori dai confini europei, gli altri Paesi del mondo hanno fatto scelte in parte diverse: il Brasile, oltre al siero Coronavac, prodotto dall’azienda farmaceutica cinese Sinovac e già presente sul territorio con circa 6 milioni di dosi, ha recentemente approvato il siero di AstraZeneca. In Argentina invece la scelta è ricaduta sul vaccino russo Sputnik V, mentre gli Emirati Arabi Uniti si sono rivolti alla cinese Sinovac, per la quale ha optato anche l’Egitto. Infine, per la sua maxi-campagna di vaccinazioni – con 300mila somministrazioni al giorno – l’India sta utilizzando il vaccino AstraZeneca e il farmaco prodotto da Bharat Biotech, il primo vaccino interamente sviluppato e prodotto in India. Intanto, il 21 gennaio l’Ungheria ha approvato lo Sputnik V, diventando di fatto il primo Paese europeo ad autorizzare il vaccino russo.