«Giorno uno di una nuova normalità». Così apre il Daily Mail di oggi dopo che il premier inglese Boris Johnson ha formalizzato ieri la revoca di quasi tutte le restrizioni imposte lo scorso dicembre contro la variante Omicron. Una mossa motivata dal calo dei contagi nell’isola, ma che avviene a un passo dal voto di sfiducia contro il leader conservatore dopo lo scandalo Partygate.
L’annuncio – Il Regno Unito sembra aver superato il picco dei contagi e l’emergenza Covid sta «entrando in una fase endemica», grazie alla campagna di dosi booster. Per questo, «possiamo tornare al piano A e far decadere le misure del piano B», ha detto Johnson ieri davanti alla Camera dei Comuni, anticipando il termine delle limitazioni, già previsto per il 26 gennaio. Il “piano B” era stato introdotto con la diffusione della variante Omicron e comportava l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso – è il caso di teatri e cinema, ma non di pub e ristoranti o palestre – e su autobus e altri mezzi di trasporto urbano. Inoltre prevedeva lo smartworking quando possibile, più test di screening e un “mini” green pass per l’accesso a grandi eventi e locali notturni. A supporto della decisione, il premier britannico ha sottolineato il livello record delle terze dosi, oggi somministrate in Uk al 60% degli over 12 e a oltre il 90% degli ultrasessantenni.
Cosa cambia – Basta smartworking e mascherine nelle scuole secondarie, a partire dal 27 gennaio anche nei luoghi pubblici. Stop al mini green pass. Secondo le nuove disposizioni, nel Regno Unito resteranno solo le attuali norme di testing e isolamento in caso di positività, per quanto in alcuni luoghi si potranno “consigliare” le mascherine e potranno esserci eccezioni locali. È il caso di Londra, dove il sindaco Sadiq Khan ha già fatto sapere che resteranno obbligatorie sui mezzi pubblici, tra cui la metropolitana.
Le incertezze – La manovra ha sollevato non pochi dubbi, soprattutto all’opposizione. Il leader dei laburisti Keir Starmer ha chiesto al premier di rendere pubblico il parere scientifico evocato a sostegno dell’accelerazione, per sgomberare il campo dal sospetto che si tratti di un provvedimento che punta a «salvare» la poltrona di Johnson, piuttosto che a «garantire la sicurezza» dei cittadini britannici. La mossa è stata comunicata dopo un rovente Question Time, durante il quale perfino l’ex ministro David Davis, conservatore e veterano pro Brexit, ha chiesto al premier di farsi da parte «in nome di Dio», citando le parole rivolte «da Leopold Amery a Neville Chamberlain». Chamberlain, il premier dell’appeasement con la Germania, era stato sfrattato così dai suoi agli albori della Seconda Guerra Mondiale a vantaggio di Winston Churchill. Al momento anche una ventina di deputati Tory hanno chiesto la sfiducia del premier. Ne servono 54, su un totale di 360 deputati, per aprire la sfida al vertice, come prevede il regolamento del Comitato 1922, l’organismo interno al gruppo parlamentare Tory.