«Ero alla festa. Ma non sapevo che fosse una festa». Peso el tacon del buso, direbbero in Veneto a proposito delle parole che Boris Johnson ha pronunciato ieri, 12 gennaio, davanti ai membri della Camera dei Comuni. Il primo ministro britannico è sulla graticola: una serie di immagini diffuse dai media inglesi mostrano lui e i suoi collaboratori durante un party nel giardino di Downing Street, organizzato nel pieno del primo, severo lockdown. Ennesimo scandalo che ha portato anche una parte dei Conservatori a chiedere la dimissioni del premier.

«Pensavo fosse lavoro» – Il giorno era il 20 maggio 2020. Ai cittadini inglesi era consentito di vedere al massimo una persona, e solo all’esterno. Nelle stesse ore il segretario privato di Johnson, Martyn Reynolds, spediva un centinaio di mail ad altrettante persone per invitarle a godersi una festicciola sul retro del Numero 10 di Downimng Street, la residenza uffifialew del premier. «Bring your own booze», portatevi gli alcolici, scottolineava. Le prime immagini di quel pomeriggio le ha diffuse il Guardian a metà dicembre, ma solo ieri Johnson si è presentato a Westminster, sede del Parlamento, per fornire la propria versione dei fatti. Si è scusato più volte «con milioni di inglesi che hanno sopportato enormi sacrifici», si è detto consapevole della «rabbia che molti provano nei confronti miei e del governo che guido». Poi la giustificazione: «Il giardino è considerabile un’estensione del mio ufficio. Sono uscito all’aria aperta solo per ringraziare il mio staff prima di tornare al lavoro. Credevo fosse un evento di lavoro».

«Dimissioni, prego» – Mentre il premier parla, le opposizioni borbottano. I suoi compagni conservatori assistono in silenzio. Non uno interviene in sua difesa. Perché, nel frattempo, è stata avviata un’indagine di Scotland Yard per stabilire se quel pomeriggio siano state violate le regole anti-Covid. «Non dobbiamo prevenire i risultati dell’inchiesta», dice Johnson per allontanare le dimissioni che molti pretendono. Persino all’interno degli stessi Tories. Attorno al leader, capace solo due anni fa di conquistare uno storico successo elettorale, anche i conservatori hanno fatto terra bruciata. E così, alle parole del segretario Labour Keith Starmer – «una vicenda tanto ridicola è offensiva per il pubblico britannico, Johnson è arrivato a fine corsa» – si aggiungono quelle di Douglas Ross, peso massimo tra i Tory, che ha chiesto esplicitamente le dimissioni dell’inquilino di Downing Street.

Il sostituto – Da quando è succeduto a Theresa May nel 2019, Johnson è finito al centro di una serie di scandali – l’ultimo, in ordine di tempo, scatenato da un’altra festa vietata durante le festività natalizie – dai quali è uscito sempre indenne. Ora però il fu sindaco di Londra, studi a Oxford e una vera e propria idolatria per Winston Churchill, annaspa e fatica a trovare qualcosa cui aggrapparsi. Abbandonato dai compagni di partito, tradito (pare) dal suo ex braccio destro Dominic Cunnings (si dice sia stato lui a spedire le immagini a più di una redazione), Johnson è un uomo solo nella tempesta. E Rishi Sunak, il Cancelliere dello Scacchiere che molti danno favorito per prendere il suo posto a Downing Street, si tiene debitamente a distanza. Ieri, mentre a Westminster andava in scena l’arringa difensiva, Sunak è stato in visita a un centro vaccinale nel Devon, a 350 chilometri dalla capitale.