«Se ci sono problemi, buttateli in mare». Sono drammaticamente esplicite le indicazioni degli scafisti che, partendo dalla Sicilia, imbarcavano migranti in Tunisia per traghettarli verso le coste italiane. Le dichiarazioni sono emerse dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta “Mare Aperto” della Procura di Caltanissetta, che ha portato all’arresto di 18 persone tra italiani e tunisini. A loro è contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dall’aver esposto i migranti a pericolo di vita e a trattamenti inumani e degradanti.

L’inchiesta – Le imbarcazioni salpavano dai porti della costa meridionale della Sicilia, si recavano in Tunisia e tornavano in Italia cariche di migranti. Se però si fossero verificati incidenti a bordo, come un’avaria al motore, i trafficanti non avrebbero esitato a gettarli in mare. Era questo il modus operandi dell’associazione criminale con base a Gela, sotto indagine della Questura di Caltanissetta dal 2019. A farne parte sono undici tunisini e sette italiani, nei confronti dei quali è stato disposto l’arresto. Sei destinatari del provvedimento risultano però tuttora irreperibili, essendo probabilmente fuggiti all’estero.

L’informativa – Gli sviluppi arrivano all’indomani dell’informativa resa dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi al Senato, durante la quale ha fornito un bilancio sui flussi migratori dell’anno in corso. Gli ingressi di migranti via mare hanno superato quota 90mila, con un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo del 2021. Di questi, solo 11.090 sono avvenuti grazie a un intervento delle organizzazioni non governative: una percentuale inferiore al 15% del totale. Tuttavia, il ministro Piantedosi ha deciso di focalizzare il suo intervento proprio sul ruolo delle ONG, al centro del dibattito politico delle ultime settimane. Per Piantedosi, le ONG operanti nel Mediterraneo «agiscono sistematicamente in modo autonomo», ostacolando la direzione delle operazioni di soccorso da parte dello Stato competente. Inoltre, la loro presenza rappresenterebbe un fattore di attrazione per migranti e scafisti.

Il pull factor – Le dichiarazioni di Piantedosi ricalcano le conclusioni di un rapporto Frontex non ancora pubblicato, ma di cui AdnKronos ha diffuso degli estratti. Secondo il report, «la presenza delle navi delle ONG continua a essere un ulteriore fattore di attrazione», definito “pull factor”, per i migranti in partenza dalla Libia che in loro assenza esiterebbero a mettersi in viaggio. Tuttavia, il contenuto del dossier è stato prontamente smentito dai dati ufficiali. Il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa ha analizzato le cifre riguardanti il periodo preso in esempio da Frontex: quando le navi delle ONG erano presenti in prossimità delle coste libiche, le partenze giornaliere erano inferiori.