Il piano dell’Europa per contrastare la crisi climatica si chiama Fit for 55 (“Pronti per il 55”). L’obiettivo è ridurre entro il 2030 le emissioni inquinanti del 55% rispetto ai livelli del 1990. Per riuscirci la Commissione europea vuole approvare 12 proposte legislative. Tra queste c’è la cosiddetta proposta sulle “case green”. Il governo Meloni chiede più tempo. Dall’opposizione il sì alla transizione energetica.
Efficienza energetica – La proposta di direttiva della Commissione europea sulle “case green” prevede di alzare i requisiti minimi di efficienza energetica delle abitazioni private, in modo che consumino molta meno energia di oggi. I punti principali sono due. Il primo è creare un nuovo sistema unificato per stabilire quanto consuma un certo edificio, assegnando a ciascuno un valore da A (per gli edifici più virtuosi, che consumano meno) a G, armonizzando i vari sistemi di classificazione nazionali. Il secondo è stabilire dei termini entro cui tutti gli edifici devono raggiungere una certa classificazione: la proposta attuale prevede per esempio che entro il 2033 tutti gli edifici residenziali all’interno dell’Unione Europea raggiungano almeno la classe E. «Gli edifici sono il più grande consumatore di energia in Europa, utilizzano il 40% della nostra energia e producono il 36% delle nostre emissioni di gas serra. La maggior parte di essi non sono efficienti dal punto di vista energetico e sono ancora per lo più alimentati da combustibili fossili. Dobbiamo fare qualcosa con urgenza», ha commentato la commissaria all’Energia Kadri Simson. La presidenza di turno svedese dell’Unione europea si è impegnata ad approvare la direttiva entro sei mesi.

Un edificio in corso di ristrutturazione (fonte: Ansa)
Perché si – La proposta della Commissione è una direttiva, cioè un testo vincolante ma che i singoli paesi possono applicare con un certo margine. Bruxelles intende mobilitare fino a 150 miliardi di euro dal bilancio dell’Unione per facilitare l’adozione di standard minimi di rendimento energetico, da qui al 2030. Inoltre lo stesso Pnrr ha tra i target l’efficienza energetica degli edifici. Matteo Ricci del Pd, presidente di Ali – Autonomie Locali Italiane – rispondendo a La Sestina dichiara: «È fondamentale che il testo che verrà votato il prossimo 9 febbraio dalla commissione Industria, Ricerca ed Energia dell’Europarlamento contenga la possibilità di usufruire di maggiori tutele sociali per i proprietari, con l’utilizzo del Fondo sociale per il clima e dei finanziamenti del Recovery. La mia proposta è quella di riequilibrare gli incentivi sull’edilizia privata e di ridimensionare il bonus 110. Le aliquote devono essere sostenibili per tutti e devono andare nella direzione indicata dall’Europa».
Fattore tempo – Le critiche da parte delle forze di maggioranza, come spiega Nicola Procaccini, eurodeputato e responsabile nazionale Energia e Ambiente di Fratelli d’Itali: «Siamo tutti d’accordo sugli obiettivi finali che il provvedimento persegue, ma contestiamo la mancanza di flessibilità e la tempistica che viene imposta agli Stati. Servono incentivi e maggiore gradualità». I tempi europei sembrano troppo veloci per l’Italia: il governo Meloni vuole più tempo oltre che per raggiungere i target del Pnrr anche per ridurre le emissioni inquinanti. Al momento in Italia, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) aggiornati al gennaio del 2022, circa il 57% degli edifici totali fa parte delle classi F e G, cioè sotto alla classe E che diventerebbe obbligatoria nel 2033, se la direttiva fosse approvata così com’è. Quindi secondo i calcoli dell’associazione di categoria dei costruttori edili italiani (Ance) entro il 2033 andrebbero ristrutturati circa 8 milioni di edifici.