Rientra in magistratura, alla Corte di Cassazione, Giuseppe Marra, il primo dei non eletti tra i togati del Consiglio superiore di magistratura (Csm) nella quota riservata ai giudici. Marra è attualmente al ministero della Giustizia, dove ricopre il ruolo di Direttore generale degli affari giuridici, e subentra a Gianluigi Morlini, che si è dimesso da consigliere del Csm nell’ambito dell’inchiesta sul caso Palamara. Il ritorno in ruolo è stato deliberato dal plenum del Csm nella mattinata del 13 giugno, subito dopo aver ratificato le dimissioni di Morlini. Il plenum ha anche eletto all’unanimità i due nuovi giudici della Sezione disciplinare, i consiglieri togati Giovanni Zaccaro (Area, corrente di sinistra) e Michele Ciambellini (Unicost, gruppo centrista), che prendono il posto di Morlini e Paolo Criscuoli, che erano componenti supplenti del Tribunale delle toghe. I due, già autosospesi da una settimana a causa del caso delle “toghe sporche” esploso lo scorso 29 maggio, si sono dimessi dalla Sezione Disciplinare il 12 giugno, in seguito alle azioni disciplinari inviate dalla procura generale della Cassazione ai quattro consiglieri coinvolti nello scandalo. Dei quattro, solamente Morlini (Unicost) ha deciso di dimettersi anche dal Csm, mentre resistono gli altri tre, tutti esponenti di Magistratura Indipendente (corrente di destra).
Le tappe del caso – Il 29 maggio scatta l’inchiesta di Perugia in cui viene indagato per corruzione l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Luca Palamara, pm a Roma e esponente di spicco dell’Unicost. Gli viene contestato di aver avuto rapporti col “faccendiere” Fabrizio Centofanti, arrestato nel 2018, che gli avrebbe pagato cene e viaggi per un valore di 40mila euro per la nomina del procuratore di Gela. Inoltre, Palamara sarebbe stato protagonista di incontri con il deputato Pd Luca Lotti, inquisito a Roma, e Cosimo Ferri, ex toga di Magistratura Indipendente e onorevole Pd, per orientare la nomina dei nuovi procuratori di Roma e Perugia. Nello scandalo sono stati coinvolti altri cinque membri dell’attuale Csm: Luca Spina e Gianluca Morlini di Unicost e Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli di Magistratura Indipendente. Spina viene costretto alle dimissioni il 1° giugno.
Le accuse rivolte ai consiglieri – Morlini, Cartoni, Lepre e Criscuoli hanno ricevuto il 12 giugno dalla procura generale della Cassazione la notifica dell’inizio di un’indagine disciplinare nei loro confronti. Sono accusati di aver avuto comportamenti non corretti in occasione di un incontro dopocena con Lotti e Palamara. In quel caso, avrebbero divulgato atti coperti dal segreto istruttorio, venendo meno al dovere di riservatezza.
L’azione disciplinare e l’addio di Morlini – Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha quindi promosso l’azione disciplinare nei confronti dei quattro autosospesi che si erano impegnati a decidere, entro la fine della settimana, se tornare al Csm, come vorrebbero e come gli chiede di fare Magistratura Indipendente, o se dimettersi, come invece sollecita l’Anm. In ogni caso l’avvio dell’azione disciplinare non comporta automaticamente la sospensione dal Csm, che in questi casi è facoltativa. Morlini il 12 giugno lascia l’Unicost e si dimette dal Csm, mentre i tre di Mi resistono. Morlini, a Repubblica, ammette di «aver compiuto un errore, ma per leggerezza», ad ogni modo per «senso di responsabilità istituzionale» ha deciso di dimettersi. «Così potrò difendermi al meglio».
Le incognite sul futuro – A Palazzo dei Marescialli si fanno i conti per verificare se questo Csm può sopravvivere o se imploderà. Rischia infatti di decadere qualora andasse sotto la soglia dei 10 componenti togati su 16. Attualmente risultano in carica tra dimissionati e autosospesi 11 togati. Il timore dello scioglimento si materializzerebbe qualora dovessero giungere da Perugia nomi di nuovi incolpati.