La spiaggia di Steccato di Cutro il 27 febbraio 2023 (foto ANSA/ALESSANDRO SGHERRI)

La responsabilità dei 67 morti nel naufragio di Steccato di Cutro sembra non essere di nessuno. La Guardia di Finanza sostiene di aver richiesto l’intervento delle navi della Guardia costiera, che però nega: «Ci hanno solo chiesto se avevamo unità in zona e, quando abbiamo risposto di no, hanno concordato sulla mancanza di criticità». Sullo sfondo il ruolo della Frontex, che aveva inviato la prima segnalazione.

La ricostruzione – Secondo la ricostruzione che la Guardia costiera ha presentato alla Procura di Crotone, alle ore 23.03 di sabato 25 febbraio la Frontex – l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera – aveva segnalato di aver individuato, 38 miglia a sud est di Capo Rizzuto, un’imbarcazione, ma «non aveva evidenziato elementi che facessero pensare a un’unità in distress (in situazione di pericolo, ndr)». È per quest’ultimo motivo che Frontex non ha lanciato nessuna richiesta di soccorso, lasciando questa responsabilità agli altri soggetti che lo possono fare: ha fatto sapere di aver «immediatamente informato dell’avvistamento il Centro di coordinamento internazionale e le altre autorità italiane competenti», fornendo i dati relativi a posizione, velocità e direzione del naviglio. Tra le «autorità italiane competenti» vi era anche la Guardia di finanza, che tra le 2.20 e le 2.30 di domenica 26 febbraio ha inviato due imbarcazioni per intercettare il barcone. Tuttavia, come riportato nella ricostruzione oraria della Finanza, verso le 3.40 il Comando provinciale della GdF di Vibo Valentia ha comunicato alla Autorità marittima di Reggio Calabria che le due navi avevano interrotto la navigazione a causa del maltempo. Contestualmente, la GdF ha chiesto alla Guardia costiera «l’intervento di proprie unità navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro». È questo il punto della questione su cui i magistrati sono chiamati a fare chiarezza. La ricostruzione fornita dalla Guardia costiera, infatti, è diversa. «Alle ore 3.48», si legge, «la Guardia di Finanza di Vibo Valentia informa i nostri di Reggio Calabria che i mezzi stanno tornando indietro per le condizioni avverse del tempo. Ci hanno chiesto se avevamo unità operative nella zona, noi abbiamo risposto che al momento non ne avevamo in attività operativa ma che le avremmo impiegate se ci avessero chiesto soccorso». Nella relazione della Guardia costiera, poi, si legge anche che quelli della Finanza «concordavano sulla mancanza di elementi di criticità» che avrebbero giustificato un intervento di salvataggio. Il primo contatto tra GdF e Guardia costiera, in realtà, era avvenuto già alle 23.37. Secondo quanto riportato dalla Guardia costiera «ci hanno chiesto (la GdF, ndr) se sapevamo della segnalazione di Frontex precisando che si trattava di una attività di polizia marittima e che per il momento la stavano gestendo loro».

Il ruolo dei radar – Un ulteriore elemento di dubbio è rappresentato dalle segnalazioni radar. Al momento del contatto con la Guardia costiera (ore 3.48), le navi della GdF non battevano nulla sul radar. Nel rapporto della finanza è scritto che solo due minuti dopo, alle 3.50, la centrale operativa di Vibo Valentia, «mediante la postazione della rete radar costiera, acquisiva un target verosimilmente riconducibile alla segnalazione Frontex».  Eppure, la notizia è arrivata alla Guardia costiera solo alle 4.25, quando il comando di Reggio Calabria è stato informato che una delle navi della Finanza, tornando verso il porto, aveva individuato un target «a 7 miglia, in zona Steccato di Cutro». Un’informazione parziale, quindi: solo la zona e la distanza dalla nave, ma nessuna coordinata.

La segnalazione del Corordinamento Sar – La presenza del barcone nel Mar Jonio potrebbe essere stata segnalata, in realtà, 23 ore prima del naufragio. Il Coordinamento Sar (ricerca e soccorso in mare), infatti, sabato 25 febbraio aveva diffuso un dispaccio per un mayday (segnale SOS) ricevuto via radio. L’Imrcc Roma (il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo) alle ore 5.57 avrebbe inoltrato la notifica a tutte le navi in transito nel Mar Jonio, invitando solo a «fare attenzione» a un’eventuale imbarcazione in situazione di difficoltà. Viene logico pensare che questa nave fosse il barcone schiantatosi sulla secca, ma i calcoli di rotta e le tempistiche escludono questa possibilità: chi ha lanciato, allora, quel mayday? A questo proposito è intervenuto il comandante della Guardia costiera di Crotone, Vittorio Aloi, che ha negato di aver ricevuto la segnalazione: «A me non risulta nessuna comunicazione per imbarcazione in distress». Il comandante, poi, è tornato a scaricare la responsabilità sulla Finanza, ribadendo che: «Le operazioni le conduce la Guardia di Finanza finché non diventano operazioni di Sar».