Di nuovo guai per Carlos Ghosn. L’ex presidente del gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi Motors, nelle prime ore di giovedì 4 aprile, è stato arrestato per la quarta volta a Tokyo, con l’accusa di appropriazione indebita dei fondi delle società. Stando alle parole dell’avvocato, le forze dell’ordine giapponesi sarebbero entrate in casa dell’ex magnate alle 6 di mattina, ora locale, e avrebbero confiscato anche il passaporto e il cellulare della moglie di Ghosn. L’ex tycoon, 65 anni, da tempo nel mirino delle autorità giudiziarie per dubbia gestione del patrimonio  del gruppo societario, era stato rilasciato 108 giorni dopo il primo arresto in seguito al pagamento di una cauzione di 9 milioni di dollari. Renault intanto, mercoledì 3 aprile, ha accusato Ghosn di violazione dei principi etici della compagnia, annunciando che non corrisponderà la pensione di 765mila dollari all’ex presidente, come sarebbe stato previsto dal contratto.

Gli ultimi sviluppi – L’ultimo capitolo della lunga saga di arresti, secondo quanto riporta Repubblica, sarebbe legato al trasferimento di 32 milioni di dollari alla Suhail Bahwan Automobiles, distributore con sede in Oman. La difesa, riporta Reuters, assicura che la somma è stata utilizzata per premiare il buon lavoro svolto dalla concessionaria in diverse attività nel corso degli anni, ma per gli inquirenti i fondi sono stati utilizzati per acquistare beni di lusso per Ghosn e la sua famiglia, tra cui uno yatch da 15 milioni di dollari. Dure le parole dell’avvocato, che parla di un attacco giudiziario senza precedenti: nonostante il sistema legale giapponese preveda la possibilità di riportare in carcere un soggetto da poco rilasciato su cauzione, nei fatti l’ipotesi era sempre rimasta sulla carta in attesa di sentenza definitiva. Dal canto suo Ghosn, si legge in un comunicato stampa rilasciato dai rappresentanti, si dichiara ancora una volta innocente e parla di accuse infondate e di «un piano di alcuni membri di Nissan di mettermi a tacere cercando di depistare gli inquirenti giapponesi». Solo un giorno prima dell’arresto annunciava, su un account Twitter creato per l’occasione, l’intenzione di voler raccontare «la verità su quello che sta succedendo», durante una conferenza stampa in origine pianificata per giovedì 11 aprile. Intanto, Ghosn, che ha tre cittadinanze (libanese, francese e brasiliana) lancia un appello alle emittenti televisive francesi: «Sono innocente, chiedo al governo francese di difendere me e i miei diritti da cittadino».

I primi tre arresti –  Ghosn è stato arrestato la prima volta lo scorso 19 novembre in seguito a un’indagine interna al consiglio di amministrazione Nissan, secondo cui avrebbe dichiarato una remunerazione inferiore al fisco giapponese per circa 40 milioni di euro per il periodo 2011-2015. A dicembre, altri due arresti per lo stesso motivo. In totale sarebbero 82 i milioni di dollari non dichiarati negli anni. Tra le altre accuse, accumulatesi una dopo l’altra nei verbali d’arresto, quella di aver usato il conto societario per coprire ingenti perdite legate a investimenti personali e aver dirottato 14.7 milioni dollari dal conto della compagnia a Khaled Al-Juffali, businessman saudita. Renault avrebbe inoltre dimostrato che nel bilancio della compagnia fu inserito un conto da oltre 50mila euro spesi per il noleggio di carrozze e trasporti utilizzati durante il matrimonio di Ghosn, celebrato a Versailles nel 2016. Altri fondi aziendali sarebbero stati dirottati verso la società di Anthony Ghosn, figlio del magnate, la Shogun Investments LLC.