Scout Rockwell

Un quadro di Norman Rockwell raffigurante un boy scout (flickr/Nan Fry/Creative Commons)

Sommersi da 82mila richieste di risarcimento per violenza sessuale, i Boy Scouts of America (Bsa) saranno costretti a vendere la collezione dei quadri dipinti per loro da Norman Rockwell, il popolarissimo pittore e illustratore statunitense. L’associazione spera di trovare un accordo con le vittime per indennizzarle con il ricavato, evitando così la bancarotta. Questo è quanto emerge dai documenti che la Bsa ha depositato al tribunale federale fallimentare del Delaware. Secondo le stime dei legali dei Boy Scouts, la vendita dovrebbe fruttare almeno 300 milioni di dollari.

Rockwell e i Boy Scouts – Norman Rockwell ha collaborato con la Bsa per 64 anni, dal suo primo lavoro nel 1912 (l’illustrazione del volume “The Boy Scout’s Hike Book”) fino a una litografia realizzata nel 1976, solo due anni prima della morte. È stato anche curatore artistico della rivista mensile dell’associazione, Boys’ Life. La collezione che verrà venduta dalla Bsa comprende un totale di 60 opere: la maggior parte, in questo momento, si trova in esposizione al Medici Museum of Art di Warren (Ohio), cittadina a metà strada tra Pittsburgh e Cleveland. I dirigenti del museo hanno dichiarato di non aspettarsi che la vendita sia ultimata prima della fine dell’anno.

Il valore – Anche se alcune opere di Rockwell sono state vendute singolarmente a prezzi ben superiori a 10 milioni di dollari (nel 2013 il quadro “Saying Grace” ne ha fruttati 46), il valore della collezione messa in vendita dalla Bsa potrebbe essere più basso. Secondo Deborah Solomon, critica d’arte e autrice di una biografia dell’artista, intervistata dal New York Times, queste produzioni non sono tra le migliori del pittore, in parte perché l’organizzazione ne dettava i contenuti fino al minimo dettaglio: «Non era libero di inventare e di permeare le tele di dettagli come suo solito». In un caso, gli scout avrebbero addirittura costretto Rockwell a eliminare una singola goccia di pioggia dall’uniforme del soggetto dipinto.

Altri beni in vendita – Non solo i quadri di Rockwell tra i beni che la Bsa sta cercando di vendere per riempire il fondo risarcimenti. Secondo The Hill, l’organizzazione starebbe cercando di cedere le proprie partecipazioni in aziende petrolifere ed energetiche in 17 Stati americani, oltre a un magazzino in North Carolina e una Scouting University in Texas. Non rientrerebbero invece nel piano i beni immobili di maggior valore in possesso dell’associazione. In una mail al New York Times, l’associazione ha dichiarato che «il piano dimostra il nostro progresso nel cercare, allo stesso tempo, di fornire un giusto indennizzo alle vittime e di far fronte alle altre obbligazioni finanziarie, in modo da poter continuare a servire la gioventù nei prossimi anni».

La reazione – Secondo il comitato delle vittime, però, per far tacere la richiesta di giustizia non sarà sufficiente la vendita della collezione di Rockwell. Secondo John Humphrey, a capo del comitato, la proposta di transazione avanzata dalla Bsa dimostrerebbe che «l’associazione non sta facendo quanto necessario per assicurare il giusto indennizzo agli uomini e donne le cui vite sono state cambiate per sempre da bambini, quando la Bsa è mancata al dovere di proteggerli». Secondo una stima riportata dal Los Angeles Times, infatti, il piano dell’associazione porterebbe a un pagamento medio di soli 6.100 dollari a vittima. «Una cifra vergognosa», secondo Paul Mones, avvocato che difende centinaia di persone nell’attuale causa contro la Bsa e che, nel 2010, vinse contro gli scout un procedimento da 20 milioni di dollari. «Considerando l’enormità del problema, si può dire che si stiano prendendo cura dei superstiti come dovrebbero? Io non credo», ha dichiarato, sempre al Los Angeles Times.