Il 2015 è iniziato da appena due mesi, ed è già record di sbarchi. Nonostante le avverse condizioni meteorologhe, sono quasi 7mila i migranti approdati sulle coste italiane (di cui circa settecento solo il 17 febbraio) e più di trecento quelli morti nella strage avvenuta lo scorso 9 febbraio. Un aumento del sessanta per cento rispetto allo stesso periodo nell’anno scorso. Eppure pareva impossibile surclassare il primato del 2014, con i suoi 207mila profughi contro i 60mila del 2013.
Anche i Paesi da cui partono i migranti sono in parte cambiati: se il record continua a detenerlo la Siria, le partenze dall’Eritrea sono invece state superate da quelle dal Gambia e dalla Libia. Proprio dalla Libia sono in molti a scappare dalla nuova piega presa dalla guerra civile: il territorio controllato dallo Stato Islamico è sempre più ampio e si stima che ci siano circa 500 mila profughi pronti a partire. Un problema anche di sicurezza per il nostro Paese: in Italia potrebbero arrivare altri 200mila migranti e il rischio è che tra questi sbarchino anche dei terroristi.
Dallo scorso primo novembre ad occuparsi del destino dei barconi è l’operazione Triton, coordinata dall’agenzia europea Frontex, che ha sostituito la nostrana Mare Nostrum. Ma mentre Mare Nostrum era un’operazione umanitaria e militare che si spingeva fino alle coste libiche, Triton si occupa del controllo delle frontiere, fino a trenta miglia dai litorali italiani. Da quando è entrata in azione ha salvato 19mila vite, ma proprio la sua efficacia a livello umanitario sembra insufficiente. Lo si è visto il 9 febbraio, quando 29 migranti sono morti assiderati dopo essere stati soccorsi da due motovedette della Guardia Costiera. Triton in quell’occasione non era intervenuta.
A farsi carico dell’aspetto del soccorso il più delle volte è la Marina Militare italiana. Con tutti i pericoli connessi. Lo scorso 15 febbraio, mentre si recuperavano ben 2.100 persone, uomini armati di kalashnikov hanno assaltato una motovedetta della Guardia Costiera impegnata in un’operazione di salvataggio.
Ad aiutare la Marina Militare c’è poi Moas (Migrant offshore aid station), la prima compagnia di salvataggio finanziata da privati. Fondata dalla calabrese Regina Cantrambrone, ha iniziato le operazioni nell’agosto 2014. E da allora ha salvato intorno ai tremila migranti, accolti a bordo della nave Phoenix I. Al momento l’impresa è ferma a causa della mancanza di fondi, ma si spera di riuscire a farla ripartire il prima possibile.
Andrea de Cesco