È in condizioni critiche all’ospedale pediatrico “Di Cristina” di Palermo la bambina di 10 anni che, secondo le prime ricostruzioni in attesa di conferma, si sarebbe soffocata stringendosi intorno al collo una cintura mentre partecipava alla cosiddetta “Black out Challenge“, un prova di soffocamento estremo sul social network TikTok molto frequentato dagli adolescenti. La polizia ha sequestrato il cellulare della bambina per procedere con le indagini.

La ricostruzione – Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, una bambina di 10 anni è stata ricoverata d’urgenza ieri, 20 gennaio 2021, nel reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico “Di Cristina” di Palermo, in seguito a un arresto cardiocircolatorio dovuto a un’asfissia prolungata. Dalle prime ricostruzione, parrebbe che la bambina si sia legata una cintura al collo, eseguendo tutto il processo previsto dalla “sfida” social per poi perdere le forze e cadere a terra in stato di asfissia. I genitori poi l’avrebbero trovata e portata immediatamente in ospedale, dove grazie alle cure del personale sanitario, il suo cuore ha ripreso a battere dopo essersi fermato per alcuni minuti. Dai risultati dei primi esami, come l’elettroencefalogramma, il quadro clinico risulterebbe molto grave, con alcuni organi compromessi per via della prolungata ipossia. Le forze dell’ordine stanno procedendo con le indagini su quanto accaduto anche attraverso il cellulare della bambina.

La Black out challenge –  Nota anche come hanging challengechoking gamegasp game o anche “gioco del soffocamento”, la “Black out challenge” prevederebbe che i partecipanti si stringano una corda, o altri oggetti simili,  intorno al collo per una prova di resistenza, il tutto testimoniato sui social tramite video e foto. Nonostante le informazioni controverse sull’origine del fenomeno,  la “Black out challenge” è già stata chiamata in causa in alcuni fatti di cronaca, come quello della morte del quattordicenne Igor Maj. Ma non rappresenta un fenomeno isolato: sono molte le “prove estreme” che si stanno diffondendo sempre di più tra giovani e giovanissmi: dalla Blue Whale al caso Jonathan Galindo, fino alla vicenda che ha coinvolto a inizio gennaio due adolescenti di Milano che si sono sfregiati il volto “per verificare la propria soglia del dolore”.