La mafia «è un cancro per la comunità civile», ma non è invincibile. Questo è un passaggio del messaggio che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha mandato in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della strage di Capaci a Palermo, dove è andato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Trentunno anni fa, il 23 maggio 1992, il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro restarono uccisi in un attentato organizzato da Cosa Nostra. Cinquecento chili di tritolo furono fatti esplodere nei pressi del casello di Capaci dell’autostrada A29. Alle celebrazioni ha partecipato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha ricordato quel giorno: «Ero una quindicenne sconvolta dall’efferatezza di quella stagione di stragi mafiose. Scelsi di impegnarmi in politica perché lo vidi come lo strumento più utile per fare qualcosa».
Il messaggio di Mattarella – «Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità», ha detto Mattarella. «L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta […]. I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia».
La stagione delle stragi – Con l’arresto di Matteo Messina Denaro a gennaio tutti i boss delle stragi del 1992-1993 sono in galera, ma non tutte le ombre di quella stagione sono state dissipate. Presso la procura di Firenze, ad esempio, è ancora aperta un’inchiesta sulle stragi continentali del 1993 che coinvolge anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, co-fondatore dello stesso partito. L’ipotesi della procura è che i due siano stati i mandanti esterni delle stragi di Firenze (27 mggio 1993) e Milano (27 luglio 1993), nelle quali morirono dieci persone. Proprio la presenza di Dell’Utri, insieme a Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra, alle celebrazioni ufficiali di Capaci ha generato alcune tensioni: molti studenti hanno preso parte a una contro-manifestazione che ha sfilato dall’aula bunker all’albero Falcone, scontrandosi con la polizia in tenuta anti-sommossa.
La lotta alla mafia – La cattura di Messina Denaro non equivale a una sconfitta di Cosa Nostra. Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, artefice della cattura dell’anziano boss, intervistato dal Corriere della Sera ha spiegato perché: «L’organizzazione mafiosa è abituata a perdere i propri capi, può non avere altri esponenti con la stessa visione strategica, ma certamente continua a seguire le linee tracciate da Messina Denaro: tornare a occuparsi di traffico di stupefacenti e di appalti». Niente più stragi, dunque, ma un’infiltrazione capillare nella società e nei business più redditizzi. Ora gli occhi sono puntati sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): «Per quanto riguarda gli appalti, c’è la grande occasione dei fondi del Pnrr che si cerca di sfruttare con imprese mafiose presenti sul territorio e attraverso i subappalti» in cui «è più difficile effettuare i controlli», ha detto De Lucia. Anche Meloni è consapevole di quanto ancora resta da fare: «Il cammino davanti a tutti noi è ancora lungo e difficile, ma non ci spaventa», ha dichiarato.