Il copione è, purtroppo, sempre uguale. Un barcone carico di migranti è salpato ieri mattina, 24 maggio, dalla Libia, a ovest di Tripoli. Cinquecento le persone a bordo, secondo le prime stime. Poco dopo essersi messa in mare, a circa trenta miglia dalla costa, l’imbarcazione si inclina su un lato, per il peso sbilanciato dei passeggeri che si agitano e si muovono. Circa duecento persone finiscono in acqua. Sono le 7 del mattino. Sul posto arrivano subito i soccorsi: due mercantili della Guardia costiera italiana, la Libra della Marina militare e le navi delle ong Moas, Msf e Sos Méditerranée. Il bilancio è di 34 morti, di cui almeno un terzo sarebbero bambini. Centocinquanta i dispersi stimati.

“Lancio multiplo” – Il barcone che si è rovesciato non viaggiava da solo. Insieme a lui erano salpati dalla costa libica altri sei gommoni, quattro barche più piccole e un secondo barcone quasi identico al primo. In totale quasi duemila persone stavano attraversando in contemporanea quel tratto di Mediterraneo. La tecnica del cosiddetto “lancio multiplo” è una strategia sempre più utilizzata dagli scafisti: approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli, mettono in mare più imbarcazioni nello stesso momento. La partenza, come spesso accade, è stata da Zuara, città al confine tra Libia e Tunisia, zona non controllata dal governo di Serraj. Dall’inizio dell’anno sono 50.267 i migranti sbarcati in Italia (+38,9% rispetto al 2016), 1800 quelli soccorsi solo nelle ultime 48 ore. Le vittime, da gennaio, sono 1400.

 

 

Le immagini – Tra le navi intervenute ieri c’è anche la Phoenix dell’ong Moas, una delle organizzazioni accusate dal pm di Catania Carmelo Zuccaro di avere contatti diretti con i trafficanti di uomini in Libia e di fare il loro gioco, andando a soccorrere i migranti anche all’interno delle acque territoriali libiche. Ed è stato proprio il fondatore di Moas, l’americano Chris Catrambone, a pubblicare ieri su Twitter le immagini della tragedia. Sempre su Twitter, nella notte Catrambone ha scritto che sulla Phoenix sono state tratte in salvo 603 persone, tra cui 138 donne e diversi bambini. La nave di Moas ha caricato anche 32 dei 34 corpi senza vita recuperati. «Tanti sono bambini» ha scritto l’imprenditore e attivista. Ogni anno sono circa 50mila i minori scomparsi in Europa, molti dei quali stranieri. «Non è una scena da un film dell’orrore – ha aggiunto Catrambone sotto una delle fotografie che ritrae i migranti in acqua – È la tragedia reale che si sta consumando oggi alle porte dell’Europa».

Il giallo degli spari – Gli operatori di Medici senza frontiere e Sos Méditerranée hanno riferito di «colpi sparati contro i migranti» da parte della Guardia costiera libica. Da un paio di settimane, infatti, la Libia ha cambiato strategia e ha iniziato a riportare sulle proprie coste i barconi intercettati in partenza verso l’Italia. Ieri, secondo le due ong, alcuni militari libici si sarebbero avvicinatati alle imbarcazioni in difficoltà, minacciando le persone a bordo e sparando colpi in aria. «Due guardacoste libici, in uniforme e armati, sono saliti su uno dei gommoni e hanno preso telefoni, soldi e altri oggetti che le persone portavano con sé», ha raccontato Annemarie Loof di Msf. «Le persone a bordo si sono sentite minacciate e sono entrate nel panico. Molti passeggeri, che fortunatamente avevano già ricevuto i giubbotti di salvataggio prima che iniziassero gli spari, si sono buttati in acqua spinti dalla paura».