Via D'Amelio dopo la strage che costò la vita a Paolo Borsellino

Via D’Amelio dopo la strage che costò la vita a Paolo Borsellino

«Alcuni giorni prima che fosse ucciso, incontrai Paolo Borsellino a Roma. Mi pregò di intervenire presso il Governo per accelerare i tempi di approvazione di certe leggi. Mi disse “io ne sto interrogando nove, vado avanti e indietro dalla Germania e ho bisogno che questi approvino certe leggi. La mia è una corsa contro il tempo”». La deposizione è dell’ex segretario generale di Palazzo Chigi ed ex consigliere del Csm Fernanda Contri, chiamata a testimoniare al processo sulla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta.

Imputati al processo Borsellino Quater, i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, e i falsi pentiti Francesco Andriotta, Calogero Pulci, Vincenzo Scarantino, che col loro depistaggio portarono all’ergastolo otto innocenti. La ricostruzione dei pm punta a fare chiarezza sulla presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra, che Borsellino avrebbe scoperto e tentato di contrastare. Secondo l’accusa, questo sarebbe stato anche il movente dell’eccidio di via D’Amelio.

Fernanda Contri parla anche di alcuni suoi incontri con il generale dell’Arma Mario Mori, che ha scelto invece la via del silenzio al processo. «Mori non mi parlò mai di trattativa né mi accennò mai al fatto che qualcuno potesse avere tradito la sua fiducia».

Proprio Mori e il suo ex numero due al Ros, Giuseppe De Donno si avvalgono della facoltà di non rispondere. Come imputato del procedimento collegato, il generale può scegliere se deporre per fare luce sugli incontri con l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, avvenuti a partire da giugno del 1992. Per i magistrati i carabinieri avrebbero avviato una trattativa con Ciancimino finalizzata a stabilire contatti con Cosa nostra e ottenere la cessazione della strategia stragista che aveva portato all’eccidio di Capaci. L’attesa ora è tutta per l’11 febbraio, proprio per la deposizione di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex-sindaco.

Silvia Ricciardi