Voleva mettere le bombe «in tutte le chiese d’Italia» e inneggiava al martirio. Per questo lunedì 17 dicembre il gip di Bari, Maria Teresa Romita, ha convalidato il fermo di Mohsin Ibrahim Omar, il 20 enne cittadino somalo arrestato quattro giorni fa per i reati di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia del terrorismo, aggravate dall’utilizzo del mezzo informatico e telematico. L’arresto di urgenza è scattato dopo l’attentato di Strasburgo dell’11 dicembre scorso in cui sono morte cinque persone (tra cui l’italiano Antonio Megalizzi): il giovane somalo con regolare permesso di soggiorno, mercoledì mattina aveva scaricato delle fotografie del Vaticano facendo pensare ad un imminente attentato terroristico. Sabato mattina Ibrahim Omar è stato interrogato nell’udienza di convalida del fermo e, grazie all’aiuto di un avvocato di fiducia e di un interprete, ha risposto per due ore alle domande del gip e del pm Giuseppe Maramalfa, contestando le accuse di terrorismo.

Le indagini – L’inchiesta è stata portata avanti dalla Digos di Bari, coadiuvata dal Servizio per il Contrasto al Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos e dall’Fbi americana. Secondo quanto è emerso nella conferenza stampa di lunedì mattina, gli inquirenti indagavano da tempo sul giovane somalo e avevano raccolto molto materiale pubblicato sulla sua pagina Facebook, tra cui foto e post che inneggiavano al martirio: «Questa documentazione – hanno fatto sapere gli investigatori – dimostra la totale adesione dello straniero all’ideologia del cosiddetto stato islamico e la sua organicità alla componente armata somalo-keniota di Daesh». Non solo: secondo gli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Bari, Ibrahim Omar era in continuo contatto con la sua cellula e aveva avviato un «intenso indottrinamento su un altro straniero in corso di identificazione, al quale impartiva vere e proprie istruzioni teorico-operative sul concetto di jihad armato». Il fermo del giovane si è reso necessario anche perché il gip ha rilevato un pericolo di fuga all’estero. Secondo il Corriere del Mezzogiorno, i pm stanno indagando anche su possibili complici del somalo e non è escluso che nelle prossime ore l’inchiesta si allarghi ulteriormente.

I progetti di attentato – Dalle indagini che sono state svolte tramite intercettazioni telefoniche e telematiche, è emerso che il 20enne somalo stava progettando attentati su tutto il territorio nazionale: «Mettiamo bombe a tutte le chiese d’Italia – diceva al telefono – La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?». In un’altra, inneggiava al martirio esaltando la morte dei cristiani: «Quando uno ha ucciso con la strada di Allah, che la gloria sia con lui, non è morto – continuava – Quello che uccide i cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello».