Può un’intelligenza artificiale disegnare un intero fumetto? Sì, se le dai il giusto dataset di immagini e di contenuti grafici. È quello di cui si è parlato durante “Artificiale intelligenza? – dibattito sull’AI nell’arte” un incontro tenutosi sabato 12 marzo al Book Pride 2023. Negli ultimi anni, l’incremento dell’uso della tecnologia e il conseguente miglioramento degli algoritmi, dei sistemi di deep learning ha portato a una serie di riflessioni sul rapporto tra arte e automazione. Ilan Manouach, artista impegnato nel campo del conceptual comics, ha prodotto un’opera monumentale: Fastwalkers, un fumetto erotico di 512 pagine, che è il risultato della collaborazione tra intelligenza umana e artificiale. È stato realizzato con il modello text-to-image, tramite algoritmi generativi che usano dei dataset, che sono un insieme di dati a cui attinge l’intelligenza artificiare per produrre quanto le viene chiesto, creati dallo stesso Manouach.

Il diritto d’autore minacciato – Anche in Italia l’uso dell’intelligenza artificiale nei fumetti ha prodotto alcune opere. Jazz Manciola, artista di Capek Magazine, mostra al pubblico Love Bot: una mini-graphic novel erotica tutta disegnata da una intelligenza artificiale. «Ci siamo scelti dei fumetti di partenza, soprattutto titoli erotici degli anni Settanta, abbiamo scelto delle categorie – inquadrature simili tra loro – e abbiamo ripulito le immagini lasciando solo i corpi». Anche gli autori di Capek Magazine hanno costruito un database di immagini da somministrare alla IA perchè disegnasse quanto richiesto attraverso un input. Le IA però non sono un essere umano, ma uno strumento in evoluzione nutrito da miliardi di prodotti visivi molto diversi tra loro. Volendo usare una metafora, si può dire che il programmatore è un committente, che suggerisce migliaia modi diversi a migliaia di artisti e artigiani mescolati assieme sono idee che mutano mentre le si esprime e alla fine si ottiene l’immagine che può essere valutata giusta dopo centinaia di tentativi presi in analisi. Ma il problema sollevato all’incontro riguarda principalmente il copyright. Come si può fa valere il diritto d’autore se il tuo prodotto è un «miliardesimo all’interno di un dataset?» sostiene Valerio Bindi di Crack festival curatore della collana a fumetti D Editore. «Tutte le grandi software industry si stanno muovendo per sostituire i lavori creativi con le IA, attraverso l’uso dei dataset. Nel nostro manifesto abbiamo come obiettivo quello di chiedere una regolamentazione di questi», afferma Francesco Archidiacono, dell’associazione MEFU. Al centro della discussione, insomma, c’è l’accusa mossa dai creator i quali sostengono che le aziende hanno illegittimamente elaborato il loro materiale protetto da copyright.

L’UE – Infatti l’utilizzo delle IA per produrre opere d’arte rischia di avere un forte impatto sulle regole inerenti al diritto d’autore così come le conosciamo oggi. L’accusa contro le aziende produttrici di ChatGpt & co. è quella di sfruttare le opere per sviluppare i dataset che servono ai software per creare immagini, musica e altro senza il consenso degli artisti e senza che gli venga riconosciuto un pagamento in termini di copyright. Ed ecco che gli artisti europei hanno deciso di organizzarsi per tutelare i loro diritti. Artisti visuali, fumettisti, illustratori insieme a case editrici e sindacati professionali di diversi Paesi europei hanno hanno creato l’European Guild for AI Regulation (Egair) per ottenere dalle istituzioni europee una regolamentazione sullo sfruttamento dei dati e delle opere creative da parte delle società AI, di cui appunto fa parte anche l’associazione MEFU.

Il caso USA – Ma quello che in Europa è agli inizi, negli USA è già storia. A San Francisco artisti e programmatori hanno già portato in tribunale le aziende di Dall-E2, ChatGpt e Copilot: questi sistemi, secondo i promotori delle class action, sono addestrati in violazione del diritto d’autore dato che generano opere che riproducono in tutto e per tutto lo stile di un dato artista. La prima causa riguarda Midjourney, DeviantArt e Stability AI: secondo l’accusa queste avrebbero addestrato i sistemi di AI con un’operazione di scraping, ovvero tramite la raccolta di opere online di migliaia di altri artisti, e poi programmati per riprodurre immagini, testi o specifici codici, sulla base di tali dati.

La ricerca – Un modo per provare quanto asseriscono questi artisti c’è. A dirlo è una recente ricerca congiunta effettuata da professionisti di Google e della sua controllata DeepMind, nonché da ricercatori del Politecnico di Zurigo, di Princeton e di Berkeley, lo studio mostra come sia possibile capire se i modelli di Intelligenza Artificiale hanno copiato le immagini e dimostrare in che misura ciò è avvenuto, così da salvaguardare le opere protette da copyright.