Le borse tentano il rimbalzo dopo i crolli di venerdì 24 Marzo causato da Deutsche Bank. È l’onda lunga delle conseguenze del fallimento di Silicon Valley Bank (Svb) che continua a incidere sul panorama bancario internazionale: il presidente della Saudi National Bank, Ammar Al Khudairy, si è dimesso. Negli Usa, invece, la maggior parte degli asset di Svb sono stati acquistati dalla banca statunitense First Citizens Bank & Trust Company. E la società di analisi Kepler avverte” “Gli investitori cominciano a essere irrazionali”.

Cambio ai vertici – È stata una decisione inaspettata quella di Ammar Al Khudairy. Il presidente di Saudi National Bank (Snb, ex socio di maggioranza di Credit Suisse) si è dimesso il 27 marzo, ufficialmente per «motivi personali», anche se per gli analisti la scelta è stata dettata dalla volontà della banca di voltare pagina dopo gli eventi delle ultime settimane. A inizio mese Al Khudairy aveva dichiarato che Snb non sarebbe stata disponibile a effettuare nuovi investimenti in Credit Suisse qualora ci fosse stata una nuova richiesta di liquidità. Nel giro di pochi mesi, l’investimento di Snb nella banca svizzera era crollato di circa un miliardo di dollari, una perdita importante se rapportata ai 1,4 miliardi investiti nel 2022 per acquistare il 9,9% del colosso svizzero. Il crollo di Credit Suisse e il conseguente acquisto da parte di Ubs avrebbero quindi spinto il presidente a dimettersi. Al Khudairy era diventato presidente di Snb nel 2021, al momento della nascita della banca in seguito alla fusione tra la National Commercial Bank e Samba Financial Group. Secondo quanto riporta Bloomberg, la successione sarà interna: il nuovo presidente dovrebbe essere Saeed Mohammed Al Ghamdi, già amministratore delegato di Snb. A rilevare il ruolo di Al Ghamdi sarebbe invece Talal Ahmed Al Khereiji, suo vice ed ex responsabile del mercato wholesale. Ad alimentare l’incertezza riguardo a Credit Suisse vi sono anche le dichiarazioni della Finma, l’autorità di regolamentazione finanziaria svizzera. La presidente dell’autorità, Marlene Amstad, ha affermato che è «ancora aperta» la possibilità di un’azione disciplinare contro i dirigenti della banca, anche se per il momento la priorità rimane la gestione della transizione a Ubs e la «salvaguardia della stabilità finanziaria» di Credit Suisse.

Oscillazioni tedesche – La situazione di incertezza che regna nel mondo della finanza investe direttamente anche Deutsche Bank, che risente della volatilità del mercato. La banca di Francoforte, già soggetta in passato a scandali e multe, il 24 marzo ha ceduto in borsa lo 8,5%, col titolo al prezzo di 8,54€, ai minimi dall’ottobre scorso. Il crollo è stato determinato dal brusco aumento del costo dei credit default swaps, i contratti di assicurazione contro l’insolvenza di un debito, che ha toccato i massimi degli ultimi quattro anni. Il cancellerie tedesco Olaf Scholz aveva prontamente ridimensionato la vicenda: «Deutsche Bank è una banca molto redditizia», ha detto, «non c’è motivo di preoccuparsi». Alla riapertura dei mercati di lunedì, la più grande banca tedesca è partita forte, con un rialzo del titolo fino al 7%. Lo slancio, però, è durato poco e il titolo ha subito continue oscillazioni. A metà seduta ha ridotto i guadagni al 3,10%, ma per un bilancio definitivo bisognerà attendere la chiusura del mercato. L’andamento di Deutsche Bank risente molto, in questa fase, delle preoccupazioni degli investitori, non rassicurati dalle parole di Scholz. Secondo gli analisti di Kepler, i timori e i comportamenti degli operatori di mercato «iniziano a essere irrazionali», mentre listini europei provano a reagire. Il Ftse-Mib guadagna l’1,5%. Il Dax tedesco l’1,3%.

Nuova proprietà – Oltreoceano, dopo il più grande fallimento bancario degli Stati Uniti dai tempi del crack di Lemhan Brothers nel 2008, la Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) cerca di normalizzare la situazione relativa a Silicon Valley Bank. L’autorità statunitense ha approvato l’acquisto di 72 miliardi di dollari di attività di Svb da parte First Citizens Bank & Trust Company, una banca della Carolina del Nord. Circa 90 miliardi in titoli e altre attività, invece, rimarranno «in amministrazione controllata da parte della Fdic». Come riportato dall’ente regolatore, al 10 marzo (prima del fallimento causato dalla corsa agli sportelli dei suoi clienti), Svb aveva 167 miliardi di dollari di attività e circa 119 miliardi di dollari in depositi. Nel tentativo di proteggere i depositi dei clienti, la Fdic aveva creato una «banca ponte», la Silicon Valley Bridge Bank. Le sue 17 filiali, ereditate dalla fallimentare Svb, riapriranno a partire dal 27 marzo sotto la gestione di First Citizens Bank.