Tra le ripercussioni del conflitto tra Israele e Iran, preoccupa l’aumento del costo del petrolio. Gli attacchi reciproci hanno già fatto aumentare i prezzi dei carburanti in Italia: secondo la rilevazione del quotidiano Staffetta Quotidiana, dopo due settimane la benzina è tornata sopra quota 1,7 euro/litro e il gasolio sopra 1,6. Ma il vero timore dei mercati è l’eventuale rappresaglia dell’Iran sullo Stretto di Hormuz, da cui passa circa il 30% del petrolio mondiale commerciato via nave. Due terzi delle tremila imbarcazioni che lo attraversano ogni mese sono infatti petroliere.
Le dinamiche – Lo Stretto di Hormuz si estende per 560 chilometri. Separa il Golfo dell’Oman, il tratto del Mare Arabico compreso fra la costa dell’Oman e quella più meridionale dell’Iran, dal Golfo Persico. Attraverso lo Stretto transita più di un quinto dell’offerta mondiale di petrolio, da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iraq, Qatar, Kuwait e lo stesso Iran verso gli importatori di tutto il mondo. Parliamo di circa 20 milioni di barili al giorno, esportati in particolare (il 70% del totale) in direzione Asia e Cina. Passa da qui anche un decimo dell’offerta mondiale di gas.
Le conseguenze – «Un blocco totale farebbe schizzare il petrolio oltre i 200 dollari» al barile, avevano ipotizzato gli esperti già lo scorso anno, quando si erano riaccese le tensioni tra Israele e Iran. Oggi, a quattro giorni dall’inizio del conflitto, il prezzo si aggira intorno ai 70 dollari al barile. Un incremento del genere sarebbe dunque un duro colpo per l’economia mondiale. Gli sviluppi della guerra potrebbero influire invece nell’immediato sulle decisioni della Federal Reserve, la banca centrale Usa. In vista di un’escalation dei prezzi energetici, la Fed potrebbe scegliere di tenere fermi i tassi, anziché tagliarli seguendo le esortazioni del presidente americano Donald Trump. I media iraniani hanno riportato le dichiarazioni del membro della commissione parlamentare per la sicurezza di Teheran Esmail Kosari, secondo cui l’Iran starebbe riflettendo e facendo serie valutazioni sull’eventuale chiusura dello Stretto.
La preoccupazione dell’Italia – Le conseguenze sarebbero rilevanti anche per l’Italia e il suo mercato interno. «Lo Stretto di Hormuz sarà uno dei punti critici – ha affermato il ministro della Difesa del governo italiano Guido Crosetto in un’intervista al Corriere della Sera – Nelle prossime settimane, ma anche a medio-lungo termine la situazione può avere conseguenze importanti, incluso un aumento del rischio di attacchi terroristici».