Pietro Ichino e Susanna Camusso si sono confrontati sul tema del Jobs Act e del controllo a distanza sui lavoratori durante la presentazione del libro di Ichino "Il lavoro ritrovato" (foto di Livia Liberatore)

Pietro Ichino e Susanna Camusso si sono confrontati sul tema del Jobs Act e del controllo a distanza sui lavoratori durante la presentazione del libro di Ichino “Il lavoro ritrovato” (foto di Livia Liberatore)

“Il Grande Fratello non è nessuno in confronto a questa disposizione secondo cui qualsiasi oggetto venga consegnato in mano al lavoratore è controllabile”. A parlare è Susanna Camusso, segretario della Cgil, che si è confrontata giovedì 18 giugno con il senatore Pietro Ichino alla presentazione del nuovo libro del giuslavorista “Il lavoro ritrovato”: tema del dibattito il decreto attuativo del Jobs Act, approvato l’undici giugno dal governo Renzi, su cui Camusso aveva espresso nei giorni scorsi le sue critiche. La norma cancella di fatto l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori e permette il controllo a distanza del dipendente attraverso i telefonini, pc o tablet aziendali, senza la necessità di accordi sindacali, come era finora previsto.

Ma la regola, secondo Camusso, toglie tutte le tutele ad un soggetto debole come il lavoratore: non solo non c’è più l’intervento delle parti sociali, ma si tende a ridurre anche quello del giudice, che avrà uno spazio minore nella risoluzione delle controversie. Ichino invece la difende: “La norma stabilisce un diritto per il dipendente: quello di sapere come vengono controllati il suo cellulare e gli altri strumenti di lavoro, qualora la sorveglianza ci fosse”. Il dibattito si accende e l’atmosfera diventa bollente fra il pubblico partecipe della Sala Buzzati del Corriere della Sera: la sfida fra i due protagonisti si allarga fino a toccare l’intera logica del Jobs Act. “C’è un accanimento generale – dice Camusso – su quello che il lavoratore non può fare ma per l’imprenditore tutto è legittimo, anche sottrarre soldi all’azienda o non fare innovazione tecnologica”.

Anche Ichino ha le sue critiche al Jobs Act, che ha pubblicato sul suo blog in un post intitolato Appunti irriverenti: “Uno degli oggetti della legge delega è l’emanazione di un codice sul lavoro semplificato”, ha detto il senatore, “che deve ridurre le incertezze interpretative”. Secondo Ichino, questo è stato attuato in modo eccellente con il primo decreto, che contiene la nuova disciplina dei licenziamenti. Ma la scelta di regolare la materia attraverso diversi contenitori ha creato confusione per l’utente: c’è il decreto sul riordino contrattuale, quello sui congedi parentali e quello sul controllo a distanza, che è un altro testo ancora. Senza contare che “il decreto sui congedi parentali è scritto ancora alla vecchia maniera, pieno di intarsi e termini tecnici”. Un problema, quello della chiarezza delle parole che non può essere risolto, ha affermato Camusso, con una legge delega come quella scelta per il Jobs Act: in questo modo il Parlamento si è privato di un potere che gli spetterebbe per lasciare il campo  al linguaggio astratto del Governo.

Carmela Adinolfi
Livia Liberatore