Doveva essere uno strumento, tra gli altri, per intervenire sull’emergenza abitativa, ma l’housing sociale manca l’obiettivo. In diversi Paesi, tra cui l’Italia, le strutture dedicate all’alloggio sociale non arrivano al 10% del patrimonio immobiliare totale, come si vede dai report di Housing Europe. Una forma ibrida dove l’offerta viene da operatori privati, sostenuti in parte da dei finanziamenti pubblici, l’housing sociale non punta solo a rendere le abitazioni più accessibili, ma ha lo scopo di creare una comunità tra i residenti. Giovani coppie, studenti, famiglie monoreddito vanno a comporre il mix sociale d’elezione per queste unità abitative. Presente come voce in quasi tutti i recovery plan dei Paesi europei, tuttavia, i numeri parlano di miglioramenti ancora da attuare e di un non sempre facile accesso al sistema.

Una casa popolare (fonte: Wikimedia Commons)

Italia – È il 2008 quando il termine “alloggio sociale” entra nella legislazione italiana, con il decreto legge del 22 aprile. Società e cooperative offrono case, con affitti calmierati o possibilità di comprare a prezzi concordati, a chi non ha un reddito sufficiente per accedere al mercato privato. Nonostante l’assegnazione avvenga tramite bandi si differenzia dall’edilizia residenziale pubblica, che è interamente gestita dalle regioni insieme a società a partecipazione pubblica come, per esempio, Aler: qui il controllo rimane comunque in mano a soggetti privati, che si coordinano con gli enti locali. Nel 2011, il totale degli immobili in Italia destinato all’housing sociale non arrivava al 4%. Nella città di Milano, uno dei punti nevralgici dell’emergenza abitativa del Paese, l’assessore Pierfrancesco Maran ha fissato l’obiettivo di 10.000 alloggi sociali nel prossimo decennio.

Lombardia – La Regione Lombardia, a cui sono stati destinati nel 2019 quasi 50 milioni di euro a titolo di “Fondi di edilizia convenzionata”, ha avviato una collaborazione con la Fondazione Cariplo e la Fondazione Housing Sociale per la creazione di un Fondo immobiliare destinato a investitori qualificati, con lo scopo di realizzare progetti di housing sociale. Altro interlocutore citato dalla Regione è Redo Spa, società che sta progettando complessi in diverse zone di Milano (Merezzate, vicino a Rogoredo, per citarne una) improntati ai principi della sostenibilità e della creazione di legami di vicinato: il termine che ricorre più spesso sul sito della società, tuttavia, è affordable housing.

Punti deboli – I principali requisiti per richiedere un alloggio sociale sono tre: la cittadinanza italiana o di uno Stato dell’Unione europea (o il permesso di soggiorno), la residenza nella Regione o Comune di riferimento e il reddito. Su quest’ultimo punto si concentrano le criticità rilevate dagli esperti di politiche abitative. La selezione avviene tramite bandi stabiliti dagli operatori privati, e la fascia di reddito richiesta arriva, in alcuni bandi, fino a un ISEE di 40.000 euro per nucleo famigliare, o addirittura a 90.000 euro per nucleo all’anno, come ha raccontato Mattia Gatti del sindacato inquilini Sicet all’Essenziale. Il Comitato Abitanti di Via Padova, in occasione del Forum dell’Abitare, ha rilasciato un documento in quattro punti, una Carta dei diritti per una Milano orizzontale, e uno di questi riguarda proprio l’housing sociale, considerato «escludente, perché distorto e a esclusivo appannaggio degli investitori privati». Il Comitato ha chiesto di riconsiderare il modello attuale, «incentivando le soluzioni in locazione d’affitto a canone calmierato, abbassando le soglie di reddito a chi ne ha effettivamente bisogno».

Francia – In Francia il totale di alloggi destinati all’housing sociale al 2019 era del 16%. Nel 2020 si era prevista la realizzazione di 110.000 nuove unità immobiliari, ma ne sono state approvate solo 90.000: una serie di riforme dal 2018 ha infatti portato a una diminuzione dei ricavi, con un conseguente calo del 7% negli investimenti per la manutenzione. Per quanto non sia semplice avere dei dati precisi sulle richieste di abitazione, Housing Europe ha stimato che nel 2019 le famiglie in attesa di accedere a un alloggio sociale erano circa 2 milioni. Il Paese ora ha destinato 30 miliardi del recovery plan per delle misure “green”, tra cui è incluso anche il rinnovamento delle dimore destinate all’housing sociale.

Un esempio di social housing degli anni 70 in Francia (Fonte: Flickr)

Germania – Negli anni Berlino ha testato diversi strumenti per rendere la casa più accessibile, tra cui il divieto di realizzare opere volte alla gentrificazione di determinate aree, al fine di preservarne il tessuto sociale, e l’introduzione di un tetto agli affitti che è stato in seguito ritenuto incostituzionale. Per quanto riguarda l’housing sociale, al 2018 il Paese arrivava al 3% degli alloggi. Questo è dovuto al peculiare sistema tedesco: gli alloggi vengono affittati a canoni concordati tra l’affittuario e la regione di riferimento, e bloccati per un periodo di tempo. Quello che si è verificato è che ogni anno sono di più le unità immobiliari che concludono il periodo ad affitto bloccato, e vengono reimmesse nel mercato libero, di quelle che vengono inserite nel sistema, con un numero totale di immobili dimezzato rispetto al 2000.

Spagna – Nel 2020, gli alloggi sociali in Spagna rappresentavano l’1,1% del totale. Nonostante Barcellona sia una città presa d’esempio anche al Forum dell’Abitare per quanto riguarda i sussidi agli affitti, il Paese è in uno stato di emergenza abitativa, con il 70% degli abitanti a basso reddito che impiegano più del 40% del loro salario per la casa. Con i fondi di España Puede, il loro recovery plan, uno degli obiettivi è quello di colmare il gap che si è creato tra le strutture spagnole e quelle del resto dell’Europa, in particolare in confronto ai Paesi “più virtuosi”: Danimarca, Olanda e Austria, che contano nel patrimonio immobiliare totale più del 20% di alloggi sociali. Anche in questi casi, si registra però una richiesta sempre maggiore di abitazioni e una difficoltà nel fornirle. Nel giugno del 2023 si terrà a Barcellona la nuova edizione dell’International Social Housing Festival.