La pirateria non si combatte più con navi e cannoni, oggi le armi della giustizia sono verbali e raccomandate. Sono più di 2.200 gli utenti intercettati dalla Guardia di Finanza, un’operazione anti “pezzotto” senza precedenti nella lotta alla pirateria digitale. Per la prima volta a essere multati sono stati i clienti stessi e non solo i fornitori dei servizi illegali.

Il blitz – L’operazione ha raggiunto l’apice tra marzo e aprile 2025, i mesi in cui sono state notificate le violazioni. Sono circa 2.189 gli utenti già raggiunti dalle forze dell’ordine, di cui 13 sono residenti all’estero. Alla base dell’inchiesta la violazione della legge 633 del 1941, che garantisce e tutela il diritto d’autore. Per i clienti dei servizi illegali le multe vanno da un minimo di 154 euro, a un massimo di 5.000. Le cifra più alte sono previste in caso di recidiva, ovvero qualora chi ha già ricevuto una sanzione dovesse far ricorso nuovamente a servizi di streaming illegali. Al centro della bufera il cosiddetto “pezzotto”, ai tempi un decoder esterno che, se collegato al televisore, permetteva di guardare, in modo illegale, canali a pagamento. Oggi è stato sostituito da link e chiavi di accesso a Iptv, televisioni digitali. Una maxi operazione che affianca quella già avviata da Agcom nel 2024, chiamata “piracy shield”, ma che, a differenza di quella, non si è limitata solo alla pirateria del calcio, ma anche canali a pagamento, serie tv e film.

Come agisce la Finanza – Più che le sanzioni, alla Finanza interessa che passi un messaggio chiaro: nessun utente di questi servizi potrà più sentirsi al sicuro. In altri blitz erano stati solo i somministratori di servizi a essere multati o, peggio, a finire in carcere. Per la prima volta nella storia il principio dell’impunità del semplice utente è caduto. Come ha spiegato Gaetano Cutarelli, alla Guardia di Finanza basta pochissimo per individuare chi sfrutta queste scorciatoie illegali, per la precisione circa 120 secondi. Molto spesso gli utenti lasciano due tracce, una per disattenzione o disinformazione, mentre l’altra è inevitabile. L’indirizzo Ip da cui si connettono ai servizi illegali – il codice che identifica il dispositivo utilizzato – viene registrato e tenuto in memoria dagli archivi di internet, spesso senza schermature di Vpn (servizi che nascondo la vera origine del collegamento a un server). Il secondo invece sono i dati della carta di credito. Bastano queste due tracce alle forze dell’ordine per risalire a chi compra il “pezzotto”.

«Ora la festa è finita» – In seguito all’operazione sono arrivati i primi commenti dal mondo dello sport e non solo. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, nonché senatore di Forza Italia e tra gli artefici della legge anti-pirati del 2023 ha dichiarato: «Se uno ha problemi economici comprendo ma non giustifico l’uso del pezzotto, figuriamoci gli altri. Ora la festa è finita». Sulla stessa linea anche l’amministratore delegato di Sky Italia, Andrea Duilio: «Le ammende combattono un fenomeno capace di distruggere posti di lavoro in molti settori». A sostenere questa tesi anche l’ultimo rapporto Fapav-Ipsos del 2023, che ha stimato a circa 300 milioni i danni causati dalla pirateria al sistema calcio, con un calo del 2% negli ascolti tra Sky e Dazn. A chi, invece, cerca di giustificare e si lamenta dei prezzi alti delle televisioni a pagamento, risponde Luigi De Siervo, presidente della Lega Serie A: «Se tutti pagheranno (gli abbonamenti ndr) pagheremo tutti meno».