Salari bassi, pensioni a rischio e lavoratori allo stremo per mancanza di personale. Sono i problemi del comparto sanitario denunciati dai sindacati Assomed, CimoFesmed e Nursing up, che per martedì 5 dicembre hanno indetto uno sciopero nazionale di medici, dirigenti sanitari, infermieri, medici specializzati in gravidanza e parto e altre professioni sanitarie. A partire dalla mezzanotte di lunedì gli aderenti ai sindacati incroceranno le braccia per protestare contro un governo che, dicono,  «volta alle spalle ai medici», convergendo in giornata in diverse manifestazioni in tutta Italia, da Pavia a Roma.

Contro la manovra – La protesta, confermata dopo le parole della premier Giorgia Meloni sul taglio delle pensioni ai medici, è stata indetta all’indomani dell’approvazione della manovra in Consiglio dei ministrri. «La finanziaria ha deluso. I 2.3 miliardi stanziati dal governo non bastano e non sono equamente distribuiti per settori», spiega a La Sestina Monica Trombetta, Segretaria Regionale Nursing Up Lombardia. «Gli infermieri italiani hanno lo stipendio più basso d’Europa e per questo le nostre risorse, che sono tra le più invidiate per preparazione all’interno dell’Unione europea, continuano a lasciare il Paese», continua.

Gli appuntamenti – La manifestazione principale è prevista a Roma, in piazza in piazza Santi Apostoli, dove alle 11.30 convergeranno gli aderenti allo sciopero. I sindacati in una nota hanno reso noto che saranno presenti i segretari e i presidenti nazionali delle sigle promotrici. In Lombardia invece sono confermati due sit-in, a Pavia e a Sondrio, a partire dalle 10.30. Durante tutta la giornata rimangono garantiti solo i servizi pubblici essenziali di emergenza e pronto soccorso. A rischio le attività prenotate e programmate, che non saranno garantite.

Le richieste – Tra le richieste dei sindacati ci sono l’aumento degli stipendi e l’allocazione di risorse adeguate per il rinnovo del contratto di lavoro, ma anche l’assunzione di nuovi medici e personale infermieristico. «Il rapporto infermieri-pazienti è di 1 a 12», spiega a proposito Trombetta -. Ci vuole più personale, in queste condizioni non stiamo lavorando in sicurezza», aggiunge confermando la condizione di precarietà che molti medici si trovano ad affrontare, tra orari estenuanti e burnout sempre più comuni. Per Trombetta, il problema sarebbe da risolvere già nell’accesso alla formazione universitaria. ««Le facoltà di medicina e infermieristica hanno costi elevati, soprattutto al Nord dove il costo della vita è meno sostenibile», spiega. «È naturale che chi accede alla professione cerchi stipendi più alti altrove e nelle regioni più vicine alla Svizzera come la Lombardia questo tema è particolarmente evidente».
Fonti sindacali di Assomed fanno sapere che la sanità deve rimanere un bene da tutelare «non solo a parole» e che oltre a nuovi finanziamenti le priorità per il comparto medico rimangono la depenalizzazione dell’atto medico e la detassazione dell’indennità di specificità medica e sanitari. Una posizione riassunta nello slogan scelto per la giornata di martedì, indetta al grido di «La sanità pubblica non si svende, si difende» e richiamata dal Segretario di Anaao-Assomed, Pierino di Silverio, che a proposito dello sciopero ha dichiarato in una nota: «Dopo l’ennesima manovra economica, che ignora le esigenze dei professionisti della salute, mette in discussione i loro diritti acquisiti, e dimentica le necessità della sanità pubblica, è giunta l’ora di scioperare».