A Piazza Affari, lo sprint del titolo Tim è durato cinque sedute. Una corsa al rialzo conclusa con un guadagno del 38%, grazie all’annuncio dell’offerta pubblica d’acquisto (Opa) da parte del fondo americano Kkr. Tuttavia, la fiducia del mercato non è durata molto e il tonfo della caduta si è fatto sentire. Oggi, 29 novembre, l’apertura della Borsa a Milano ha registrato il contraccolpo (-2,53%) della decisione dell’amministratore delegato, Luigi Gubitosi, che ha rimesso le deleghe al consiglio di amministrazione. Il cda, prendendo atto della scelta, ha nominato Pietro Labriola Direttore generale e assegnato una parte delle deleghe, a interirim, al presidente Salvatore Rossi. A valutare l’offerta degli americani sarà invece il supercomitato interno delegato dal board, composto da cinque consiglieri di cui tre donne: Paola Sapienza, Marella Moretti e Ilaria Romagnoli.

«Mercato scettico» –  Secondo Angelo Drusiani, consulente di Edmond de Rothschild, gruppo finanziario che gestisce un patrimonio di 160 miliardi di euro, il sentiment negativo dei mercati sull’offerta Kkr e sui possibili sviluppi della vicenda non è una sorpresa. «C’è sempre stato un ampio scetticismo. Invece di presentare la manifestazione di interesse per un Opa “amichevole”, KKr avrebbe dovuto rivolgersi in prima battuta ai francesi di Vivendi». Probabilmente, questo spiega l’atteggiamento contrariato della società francese, titolare del 23,75% delle azioni, che ha reputato «insufficienti» i 50 centesimi proposti dal colosso americano. Eppure, secondo Drusiani, questa levata di scudi non dovrebbe sorprendere. Basti pensare che, «diversamente dall’Italia, che dai Longobardi in poi è sempre stata terreno di conquista, i francesi non hanno mai sopportato che qualcuno si intromettesse nei loro affari». D’altra parte, l’ostilità mostrata fin dall’inizio da Vincent Bolloré non implica una futura offensiva: «Non credo che Vivendi si farà avanti», sottolinea Drìusiani che, per quanto riguarda l’immediato futuro, ipotizza due scenari. Il primo prevede «un rialzo del prezzo d’acquisto del titolo, che incontrerebbe il favore dei francesi». In alternativa, si potrebbe assistere a una «stasi vera e propria, seguita da un riassetto dei pesi all’interno dell’azienda». In ogni caso, «senza l’appoggio di Vivendi non si può andare avanti».

Letta e Calenda – Ospiti della “Festa dell’ottimismo” organizzata dal quotifìdiano Il Foglio a Firenze, il segretario del partito democratico Enrico Letta e il leader di Azione Claudio Calenda hanno criticato l’operato del magnate di Vivendi. «Telecom è la Montedison dei nostri giorni, cambia continuamente assetto societario e alla fine il business va a carte quarantotto. Io sono favorevole a Kkr, penso che avranno una gestione meno politicizzata di Bolloré, basta vedere come sono cambiati i fornitori con lui», ha attaccato Calenda. Letta, da parte sua, è dell’idea che «la preoccupazione per una Tim in mano a stranieri deve essere a tutto tondo». Per il segretario del Pd, l’attenzione deve concentrarsi anche su Bolloré, il quale «non è un finanziere come gli altri, ma il principale sostenitore di Erich Zemmour, che è divenuto protagonista nella politica francese con un profilo inquietante. In Vivendi, mi domando, come convivono con questo conflitto di interessi? Bolloré cosa vuole dall’Italia?».