Il suo carattere ambizioso lo si intuì quando, nel 2013, ancora in carica come Chief Operating Officer di Renault, dichiarò pubblicamente alla rivista Bloomberg di «avere l’energia e l’appetito per essere il numero uno» di una casa automobilistica. Un’ambizione rivelata dopo essere cresciuto per anni all’ombra di un amministratore del calibro di Carlos Ghosn. Due settimane dopo quell’intervista presentò, o fu spinto a presentare, le dimissioni e prese le redini di Psa Group. Anche se alcune fonti interne ricostruirono in modo diverso questa vicenda, ora, per Carlos Tavares, l’asticella delle aspirazioni personali sembra essersi alzata di nuovo. La fusione che vedrà il gruppo industriale di Peugeot, Citroen e Opel unirsi con Fca porterà il manager portoghese a sedersi sulla poltrona di amministratore delegato di un vero e proprio colosso dell’automobile. Un «mostro» destinato a diventare il quarto, o addirittura il terzo, costruttore di auto a livello globale con un fatturato da 50 miliardi di dollari.

Il percorso in Renault – Nato a Lisbona, il manager 61enne ha tre figli. Dopo essersi diplomato alla Ecole Centrale di Parigi, nel 1981 inizia la sua rapida scalata all’interno del mondo Renault. Entra in società per seguire i progetti legati ai modelli Clio e Mégane. Dopo aver lavorato a lungo come ingegnere di pista, si sposta in Nissan, legatasi a Renault con la cessione di parte del capitale sociale ai francesi per fronteggiare una pesante crisi. Al vertice della società giapponese nel frattempo arriva Ghosn che avvia una ristrutturazione che porta la società giapponese fuori dalle sabbie mobili. È in quel periodo che Tavares inizia a crescere all’ombra del manager brasiliano, licenziato l’anno scorso dal gruppo Renault per uno scandalo interno alla società. Nel 2009 diventa responsabile Nissan per i mercati del Nord e Sud America per poi tornare in Renault nel 2011 in qualità di Chief Operating Officer, nonché braccio destro di Ghosn. Fino alla rottura e all’approdo al gruppo Peugeot, che eredita a un passo dalla bancarotta nel 2014 e riporta in attivo, tanto da centrare nel 2018 un aumento del 47 per cento degli utili a quasi 3 miliardi di euro.

Un tagliatore di teste – Il suo metodo? Dietro questi risultati c’è il suo carattere preciso, puntiglioso, ma soprattutto una drastica cura dimagrante per l’azienda. In Psa, il manager portoghese procede a tagli dei costi, a una riduzione dei volumi produttivi e a un restyling dei modelli. Tavares decide anche il trasloco del quartier generale dal centro di Parigi a 15 chilometri dalla capitale, in una sede più moderna ed economica. Favorisce anche l’ingresso dei cinesi di Dongfeng come soci, con una quota intorno al 12%, pari a quella della famiglia Peugeot e dello Stato francese. Scelte coraggiose messe in evidenza anche nell’acquisizione di Opel dalla General Motors. In quattro anni, i risultati sono spettacolari: la casa tedesca, che aveva fruttato pochissimo a Gm a partire dal 2000, è tornata rapidamente in attivo con il trattamento Tavares. Il prezzo di questo successo è però il taglio di un terzo degli addetti, decisione che consolida la sua fama tagliatore di teste.

Duro e innovatore – Un duro, insomma. «Pensa solo ai profitti, non gli interessa nient’altro», ha detto di lui Jean Louis Mercier, il capo della Cgt, l’unico sindacato francese ad essersi apertamente schierato contro la fusione con Fca. Un’unione che però, al momento, non prevede tagli di personale, chiusure di stabilimenti e altre razionalizzazioni drastiche come quelle del passato. Ma Tavares è anche un innovatore. Contrario all’elettrico nell’auto, si è ricreduto e ha varato in tempi record le versioni elettriche e ibride di Psa. Anche se, nelle ultime ore, ha dichiarato che va rivista la transizione verso l’elettrico e ha inferto una stilettata ai paesi dell’Unione Europea che «non stanno rispettando i loro obblighi» per sostenere l’industria automotive in questa fase e «non hanno fornito il contributo finanziario necessario per rendere accessibili i veicoli elettrificati».

La passione per le auto sportive – Nel 2019 è anche stato inserito nella The Ceo 100, la classifica annuale dei 100 migliori chief executive officer del mondo secondo la rivista di settore Harvard Business Review. Guadagna 7,6 milioni di euro l’anno, ma veste sobrio, tanto che c’è chi lo ha accostato a Sergio Marchionne, ma senza il maglioncino che contraddistingueva il manager Fca. Tavares, però, non va forte solo nel mondo del business. Una delle sue grandi passioni sono le auto sportive, bolidi che ama guidare in pista. Celebri erano le sue sessioni sul tracciato del Nürburgring, tappa fissa in Germania durante il mondiale di Formula 1, con l’altro Carlos, Ghosn, ai tempi di Renault. E già allora era difficile contenere il portoghese, molto più veloce del suo capo e protettore, anche se alcuni testimoni hanno dichiarato che «i tempi dei giri in pista non venivano registrati». Non sapremo mai la vera versione, così come non emergerà mai la verità completa sulle dimissioni di Tavares da Renault. Come dice lui stesso «ogni storia deve avere il suo alone di mistero, e con questo dovrete imparare a conviverci».