Christine Lagarde, presidente della Bce
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La Banca centrale europea ha deciso di alzare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale in seguito alla decisione presa dalla Federal Reserve che il 14 dicembre ha comunicato un nuovo rialzo dei tassi (50 punti base) per i prestiti interbancari. Una risposta della Bce nella stessa direzione era attesa e si è puntualmente verificata: aumento dei tassi al 2,5% sui finanziamenti principali, al 2% per il tasso sui depositi e al 2,75% per quello sui prestiti marginali. Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha dichiarato inoltre che «si aspetta di alzare ulteriormente i tassi».

Le decisioni della Fed – L’aumento di mezzo punto percentuale deciso dalle Fed porta gli interessi tra il 4,25% e il 4,5%, un picco mai così alto dal 2007. La stretta è la settima da marzo: negli ultimi quattro interventi la Fed è intervenuta sempre con un aumento dello 0,75%. La banca centrale degli Stati Uniti ha quindi messo un freno al suo piano di aumento del costo del denaro, realizzato per contrastare l’inflazione. Ciò significa che la misura sta dando i suoi frutti: l’inflazione infatti si sta abbassando, passando dal +7,7% su base annua di ottobre al +7,1% di novembre. Allo stesso tempo, però, la Fed ha annunciato che continuerà ad intervenire con altri ritocchi che porteranno il costo del denaro nel 2023 almeno al 5,1%, con un rialzo sui tassi ancora di 75 punti base contro i 50 che erano stati ipotizzati. Nonostante i progressi Jerome Powell, presidente della Fed, ha affermato che «non siamo ancora ad una linea sufficientemente restrittiva, ed è per questo che alzare ancora i tassi sarà appropriato».

Le attese per gli USA – Il fine a lungo termine di questa politica monetaria, secondo il comunicato ufficiale, è quello di riportare gradualmente l’inflazione al 2%, anche se per il 2023 resterà probabilmente sopra al 3% e si avvicinerà all’obiettivo solo nel 2025. Il rialzo dei tassi ha però costretto i banchieri americani a rivedere le previsioni di crescita del prodotto interno lordo, che per il 2023 sono passate dall’1,2 allo 0,5% e per il 2024 dall’1,7 all’1,6. Il prezzo del denaro comincerà invece a scendere dal 2024 quando, dopo il picco di crescita del 5,1% del prossimo anno, dovrebbe tornare al 2,5% nel 2025.

La situazione europea – La Bce prevede un rialzo dell’inflazione dell’8,4% nel 2022 che dovrebbe scendere al 6,3% nel 2023, fino ad arrivare al 2,3% nel 2025. È per raggiungere questo obiettivo che i tassi continueranno a salire significativamente, come dimostra, per esempio, il rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana) che registra un aumento dei tassi sui nuovi mutui immobiliari, per un totale di 4,3 miliardi di euro, rispetto a novembre 2021. Christine Lagarde, presidente della Bce, spiega che «l’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata e, secondo le proiezioni, si manterrebbe su un livello superiore all’obiettivo per un periodo di tempo troppo prolungato». I tassi devono salire perché l’inflazione è troppo elevata. Nel 2023 è  prevista una recessione definita «relativamente breve e poco profonda» e poi le stime indicano una ripresa economica a partire dal 2024.