A poche ore dai risultati elettorali delle presidenziali americane, i sondaggi rendono naturale interrogarsi sull’eventualità di un pareggio tra i due candidati. Perché questo accada Trump e Harris dovrebbero ottenere entrambi 269 voti dai Grandi Elettori, che in totale sono 538. Una possibilità verosimile, seppur remota. In caso di pareggio tra i candidati, il 12esimo emendamento impone al nuovo Congresso, l’organo legislativo del Governo federale composto da Camera e Senato e rinnovato anch’esso il 5 novembre, di scegliere direttamente il Presidente.
Nello specifico la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti sarebbe chiamata a eleggere il Presidente fra i tre candidati che hanno ricevuto più voti. Poiché i rappresentanti di uno stesso Stato dispongono collettivamente di un solo voto, basterà una maggioranza di 26 Stati per scegliere il nuovo inquilino della Casa bianca. Il vicepresidente, invece, verrà eletto da ogni membro del Senato che sarà chiamato a esprimere singolarmente la propria preferenza.
Il sistema elettorale prevede che gli Stati abbiano un ruolo fondamentale, dovendo eleggere un numero di Grandi Elettori rapportato alla densità di popolazione. I più popolosi come California e Texas hanno rispettivamente 55 e 38 Grandi elettori. Montana e Wyoming, tra i meno popolati, hanno invece 3 elettori ciascuno. Dei 538 Grandi Elettori, saranno poi 270 quelli sufficienti a ottenere la maggioranza e quindi la presidenza degli Stati Uniti.
Il metodo di elezione dei deputati appartenenti ai Grandi Elettori si rifà al “winner takes it all”: chi vince prende tutti i voti di quello Stato. Ad esempio, vincere in California con l’1% o il 30% non fa alcuna differenza: la lista dei 55 elettori sarà totalmente democratica o repubblicana in base a chi ottiene la maggioranza dei voti popolari.