«Se non potete procurarvi pallottole o ordigni, afferrate una pietra e spaccategli la testa. Uccidete con un coltello. Oppure investitelo con un’auto. Gettatelo dall’alto di un palazzo. O strangolatelo con le vostre stesse mani». C’è tutta l’eco delle istruzioni impartite dall’Isis per “colpire gli infedeli” nella tecnica scelta dall’attentatore dall’identità ancora sconosciuta per puntare al cuore di Londra. Una strategia di semplice realizzazione ma drammaticamente efficace, come dimostra la lunga scia di sangue già tracciata dai terroristi con queste modalità.

Le istruzioni per colpire con mezzi pesanti i civili sulla rivista dell'Isis Rumyiahdi novembre 2016

Le istruzioni per colpire con mezzi pesanti sulla rivista dell’Isis Rumyiah

Propaganda – Self-Jihad, lo chiamano gli esperti, traducendo con lampante chiarezza il verbo diffuso dal portavoce del movimento – poi ucciso da un raid delle forze americane in Siria – Abu Mohammed al Adnani, in un messaggio audio dello scorso mese di maggio. Ma le pubblicazioni e i canali di propaganda dello Stato islamico, utilizzati con estrema cura per raggiungere potenziali reclute e sostenitori in tutto il mondo, abbondano di notizie e descrizioni dettagliate sui modi più efficaci per attaccare il nemico, ovunque. A partire dal magazine ufficiale dell’Isis Rumiyah (Roma, la capitale della cristianità, in lingua araba), che nel numero di novembre 2016 dedicava un ampio approfondimento proprio alle virtù del car ramming, l’attacco sferrato al volante di un’automobile.

Insospettabile – Il veicolo, meglio se di grosse dimensioni e potente, è proprio come il coltello – ricordava la rivista: facile da reperire ed estremamente efficace per ferire ed uccidere tra le strade di una città. Con il pregio che, a differenza di quest’ultimo, non desta alcun sospetto, se adeguatamente adoperato, sino al momento dell’attacco. Tra le “istruzioni per l’uso” per colpire le città dell’Occidente, anche un kit di pronta consultazione per assicurarsi di spargere la maggior quantità di sangue – e di terrore – possibile: manifestazioni o assembramenti di ampie dimensioni i bersagli ideali, seguiti dalle strade pedonali più affollate, mercati, festival e raduni politici.

I precedenti – Indicazioni già seguite con successo da attentatori più o meno direttamente legati allo Stato islamico nel corso dell’ultimo anno su tutto il continente europeo. Alla lettera, nel caso dell’attacco di Nizza della scorsa estate. Il 14 luglio 2016, con le strade della capitale della Costa Azzurra in festa per le celebrazioni della Repubblica francese, Mohamed Lahouaiej Bouhlel travolse la folla per un tratto di strada infinito a bordo di un tir regolarmente affittato, uccidendo 86 persone. Un tragico copione re-interpretato, pochi mesi dopo, da Anis Amri, tunisino trapiantato in Germania, che dopo essersi impossessato di un automezzo si lanciò sulla folla tra le bancarelle di un mercatino nel centro di Berlino, travolgendo ed uccidendo 12 persone.

Il tir utilizzato da Mohamed Lahouaiej Bouhlel, crivellato di colpi dopo la corsa omicida sul lungomare di Nizza

Il tir utilizzato da Mohamed Lahouaiej Bouhlel, crivellato di colpi dopo la corsa omicida sul lungomare di Nizza

Canada – A tentare attacchi contro cittadini e forze di polizia tramite veicoli, prima che la modalità prendesse tragicamente piede in Europa, sono stati però diversi altri attentatori anche in altri Paesi. Come in Canada, dove il 20 ottobre 2014 un “lupo solitario”, Martin Couture-Rouleau, gettò la sua auto a tutta velocità contro due ufficiali delle forze di sicurezza all’esterno di un centro commerciale di Saint-Jean-sur-Richelieu, nella regione del Quebec. Uno dei due soldati perse la vita, un altro restò gravemente ferito.

Israele – La vera, grottesca, “palestra” di sperimentazione di questo tipo di azioni è stata però Israele, colpita nell’ultimo triennio da una lunga serie di attacchi portati dal volante di veicoli da parte di attentatori palestinesi. Ad essere utilizzate comuni automobili, tir e perfino trattori, come a Gerusalemme il 4 agosto 2014. L’ultimo agguato di questo tipo, nello Stato ebraico, meno di tre mesi fa, quando un terrorista lanciò il suo camion contro un gruppo di soldati israeliani uccidendone quattro.

Isolati – Una strategia di terrore “diffuso”, quella incoraggiata dall’Isis, che aumenta esponenzialmente il livello di panico tra le popolazioni dei Paesi colpiti, ma anche di disorientamento tra i servizi di sicurezza. Impossibile, infatti, prevenire azioni di questo tipo condotte con armi tanto improprie e facile da reperire. A maggior ragione se gli attentati – come pare ormai una costante nelle ultime azione – sono condotti e talvolta addirittura preparati da una persona sola, riducendo al minimo le “tracce” di comunicazione utilizzate dalle forze di intelligence per intercettare rischi e minacce. Un rebus difficile da risolvere per le Cancellerie europee, ora in fibrillazione per scongiurare nuovi attacchi, a poche ore dall’apertura delle celebrazioni, nella nostra capitale, per i sessant’anni dei Trattati di Roma.