Palestinesi fuggono dai gas lacrimogeni durante il raid israeliano a Nablus (Fonte: EPA/ALAA BADARNEH)

Un nuovo risveglio sotto le bombe per Gaza. Poco dopo le 6 di mattina del 23 febbraio, l’esercito israeliano ha lanciato una serie di raid aerei contro alcuni obiettivi nell’exclave palestinese. L’attacco è l’ultimo episodio di un’escalation di violenze tra Israele e territori palestinesi che si è ulteriormente aggravata negli ultimi giorni. Lo scorso mercoledì, l’esercito israeliano ha ucciso 11 persone e ne ha ferite più di 100 in un raid a Nablus, in Cisgiordania. Come rappresaglia, nella notte sono stati lanciati sei razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio di Israele: cinque sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, mentre uno è caduto in un’area disabitata. L’esercito israeliano ha comunque reagito all’attacco, lanciando a sua volta raid aerei verso il territorio palestinese. Un nuovo episodio di tensione è stato registrato nella mattinata del 23 febbraio anche in Cisgiordania, dove una 26enne palestinese avrebbe tentato di accoltellare una guardia all’ingresso dell’insediamento israeliano di Maalè Adumim: la polizia ha aperto il fuoco e la donna «è stata neutralizzata».

Lo scontro a Nablus – L’origine degli attacchi aerei tra Israele e Palestina del 23 febbraio risale agli scontri del giorno precedente nella città di Nablus, che insieme a Jenin è il centro della resistenza armata palestinese. L’esercito israeliano ha avviato un’operazione militare con l’obiettivo di catturare alcuni esponenti della “Fossa dei Leoni”, gruppo armato palestinese ritenuto responsabile dell’uccisione di un soldato israeliano lo scorso ottobre. Gli agenti hanno circondato il palazzo identificato come nascondiglio e, quando uno dei ricercati è entrato nel mirino, hanno aperto il fuoco. I residenti del quartiere hanno quindi risposto lanciando pietre ed esplosivi contro i militari israeliani, che hanno iniziato a sparare. Il bilancio dell’operazione, durata oltre tre ore, è di oltre 100 feriti e 11 vittime: tra queste, un ragazzo di 16 anni e un anziano di 72.

L’escalation – Il portavoce dell’Autorità nazionale palestinese Nabil Abu Rudeineh ha condannato la strage di Nablus, facendo appello al governo israeliano a mettere «fine ai continui attacchi contro il nostro popolo». Dallo scorso 29 dicembre, Israele è guidato da un esecutivo di ultradestra: il primo ministro Benjamin Netanyahu gode infatti del sostegno di partiti nazionalisti e ultra-ortodossi, che formano insieme la coalizione più a destra nella storia del Paese. In questi due mesi di governo, sono più di 60 le vittime palestinesi dell’esercito israeliano (11 gli israeliani uccisi dai palestinesi), dato record dai tempi della Seconda Intifada. Anche il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres ha definito la situazione nei territori palestinesi occupati «la più incandescente degli ultimi anni», sottolineando che l’immediata priorità è quella di «prevenire un’ulteriore escalation, ridurre le tensioni e riportare la calma».