Una continuità politica premiata anche dall’economia. La quasi certa riconferma del premier greco Kyriakos Mitsotakis ha portato a uno scossone (in senso positivo, dopo anni di difficoltà finanziarie) della Borsa di Atene, che il 22 maggio si è svegliata con l’indice Ftse Athex in volo del 7% . Il leader di Nea Demokratia punta adesso a ritornare alle urne tra circa un mese per ottenere un «mandato pieno» e promette un «terremoto politico».

Il premier uscente Mitsotakis – fonte Wikimedia Commons

I vincitori – Nella giornata del 21 maggio quasi 10 milioni di greci sono stati chiamati alle urne dopo una vigilia elettorale segnata dalle polemiche. Nonostante le speranze dell’opposizione, più del 40% degli elettori ha voluto confermare la fiducia al premier uscente Mitsotakis e al suo partito conservatore “Nuova Democrazia”. Il sistema elettorale pone intorno al 45% la percentuale minima per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento, quota distante solo 5/6 seggi dopo la prima tornata di voti. Da qui la chiara intenzione di voler tornare alle urne, approfittando anche del premio di maggioranza (50 seggi): «I dati sono chiari: Nea Demokratia è autonoma. Il Paese ci ha dato un mandato forte e assoluto, ed è quello di governare da soli. Sono fiero e sento il peso della responsabilità per un risultato così importante. Correremo per una Grecia più forte», ha commentato Mitsotakis all’uscita dalla sede del partito ad Atene, pronto per il secondo mandato.

Gli sconfitti – In questo primo turno la sconfitta ha un nome e un cognome: Alexis Tsipras. L’ex premier, in carica dal 2015 al 2019, non va oltre il 20% con il suo partito Syriza, ben al di sotto di quanto pronosticato dai primi sondaggi. Aveva promesso grandi cose ai suoi elettori: «Da domani si cambia, ci lasceremo alle spalle 4 anni di disuguaglianza». Invece lascia dietro di sé solo la sede fatiscente del partito e un grande carico di aspettative deluse. Rispetto al 2019 ha lasciato sul terreno un terzo dei voti, in buona parte assorbiti dal Pasok, il partito socialista, che dopo anni nell’ombra (“pasokificarsi” era sinonimo di sparire) è diventato la terza forza e si assesta al 12%, ma con la chiara intenzione di non volersi coalizzare con altre formazioni. Risultato positivo anche per i comunisti del Kke, che vanno sopra al 7%. Percentuali che hanno costretto la sinistra di Tsipras a ridimensionarsi.

Il principale oppositore Tsipras – fonte Wikimedia Commons

Il futuro – Vede il traguardo Mitsotakis, che ha l’obiettivo ben preciso di governare da solo. Fonti interne al partito lasciano trapelare che non c’è nessun tipo di interesse a trovare accordi con altre fazioni politiche, così da forzare un secondo turno di voti fra 30 giorni: in base alla legge greca, i partiti hanno a disposizione tre tentativi per formare un governo, dopodichè è obbligatorio rivolgersi nuovamente agli elettori. Facendosi forza della nuova legge elettorale: a Nuova Democrazia sarà sufficiente arrivare al 37% per ottenere il premio di maggioranza, previsto in 50 seggi: con il premio arriverà alla maggioranza assoluta senza bisogno di alleanze. Un nuovo mandato a Mitsotakis sarebbe un segnale di continuità per il popolo greco, che non lascerebbe indifferente l’Unione Europea. Con Mitsotakis al potere, la Grecia per la prima volta è riuscita a uscire dal programma di sorveglianza economica dell’UE registrando una crescita del 6% nel 2022 dopo anni di difficoltà finanziarie che il governo dell’antagonista Tsipras non era riuscito a superare.