«Saremo la voce dei morti». È solo una delle tante parole d’ordine urlate nelle piazze greche nelle manifestazioni contro il governo dopo l’incidente ferroviario di Larissa che il 28 febbraio ha ucciso 57 persone. L’8 marzo nelle più importanti città della Grecia migliaia di persone (50 mila solo ad Atene) sono scese in strada per protestare contro la scarsa manutenzione della rete ferroviaria, facendo eco alle parole di Kyriakos Mitsotakis, il leader di Nea Dimokratia, secondo il quale nessuno sarebbe morto se sistemi di sicurezza, freni automatici e controlli in remoto avessero funzionato.

Fonte: Ansa

Le proteste – Botte, fumogeni e striscioni. Sembra di essere tornati ai tempi dell’austerity imposta dalle istituzioni internazionali, quando gli elettori gremivano le piazze e tutte le colpe, agli occhi dei manifestanti, erano del governo. Oltre 60mila persone, secondo le stime di Reuters, hanno riempito le strade di Atene, Salonicco e Patrasso per chiedere di punire i responsabili dell’incidente ferroviario tra un treno merci e un Intercity pieno di studenti che tornavano da Atene a Salonicco. «Assassini», «Voi contate i profitti, noi i morti»: i cartelli in mano a chi protesta chiedono giustizia. E chi protesta lo fa scioperando (per più di una settimana), gridando contro le privatizzazioni e intonando “Bella ciao” tra le strade.

L’accusa all’Italia – 45 milioni di euro è il prezzo che il Gruppo FS (Ferrovie dello Stato Italiane) aveva pagato nel 2017 per ottenere la gestione dei treni sul territorio greco. La rete delle infrastrutture, invece, è rimasta a Ose, la società statale greca. Nonostante FS non abbia in mano impianti e sistemi di sicurezza, secondo l’europarlamentare di Syriza Stelios Kouloglu, l’Italia non è senza colpe: «Non capisco come Ferrovie dello Stato possa aver chiuso gli occhi dinanzi a una rete che era un disastro, che secondo tutti i rapporti delle Autorità europee di controllo non era sicura». Kouloglu ha poi aggiunto: «Neanche un mese fa i sindacati avevano predetto che ci sarebbe stato un incidente. Era prevedibile».

Le colpe delle autorità greche – «Se avessimo avuto un sistema di controllo remoto universale nel Paese, nonostante l’errore umano, la tragedia sarebbe stata evitata», ha dichiatato il neo-ministro dei Trasporti, Giorgos Gerapetritis in riferimento all’incidente. Per poi ammettere, però, che negli ultimi 15 anni il personale ferroviario è stato significativamente ridotto e che è necessario modernizzare le infrastrutture velocemente. «Nessun treno partità finché non avremo i sistemi di sicurezza al massimo livello possibile», ha dichiarato Gerapetritis, aggiungendo che capisce il perché di tanta rabbia provocata dall’incidente. Nell’occhio del ciclone c’è Vassilis Samaras, il capostazione di Larissa. Suo “l’errore umano” che avrebbe lasciato che i due treni corressero sullo stesso binario. Non solo: da un’intercettazione sembra risultare che il capostazione avrebbe anche suggerito al conducente dell’Intercity, deceduto nell’incidente, di ignorare un semaforo rosso.