La spirale di violenza in Medio Oriente non si ferma. Anzi si allarga. Mentre continuano i raid israeliani nella Striscia di Gaza, con l’obiettivo di sconfiggere Hamas, e quelli degli Usa e della Gran Bretagna sullo Yemen per distruggere i missili dei terroristi Houthi, Iran e Pakistan si scambiano missili con due incursioni reciproche.

Herzog – Il presidente israeliano Isaac Herzog ha parlato al World economic forum di Davos. Di fianco a sé aveva la foto di Kfir Bibas, il neonato ostaggio di Hamas che oggi compie un anno di vita. «Israele vuole vivere in pace, e c’è un forte desiderio di coabitazione sia tra gli israeliani che tra i palestinesi, ma bisogna eliminare il terrorismo», ha spiegato Herzog .«Quando parliamo di due Stati, la domanda preliminare è: quale sicurezza per i cittadini israeliani?». Il presidente israeliano ha ribadito che il suo Paese ha diritto a difendersi e che non è colpa loro se i terroristi si nascondono tra i civili. Herzog ha anche assicurato che Israele sta facendo tutto il possibile per far sì che il carico di medicinali entrato ieri a nella Striscia di Gaza arrivi agli ostaggi.

Raid a Rafah – Sono almeno 19 i palestinesi uccisi dall’ultimo attacco aereo di Israele vicino a Rafah. Secondo Al Jazeera, il bombardamento è avvenuto in una zona definita “sicura” dalle forze israeliane. Tra le vittime sembrano esserci molte donne e bambini: «Ho trovato mia cognata, i suoi bambini e tutta la sua famiglia martoriata – ha affermato ad Al Jazeera una palestinese sopravvissuta al raid – Sono questi gli obiettivi di Israele?». Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, durante una conferenza stampa insieme al suo omologo giordano, ha chiesto di fermare il «genocidio» nella striscia di Gaza: «È inaccettabile che Israele giustifichi i suoi attacchi parlando di “ragioni di sicurezza”». Anche i sopravvissuti al genocidio di Srebrenica hanno chiesto, in una lettera indirizzata alla Corte di Giustizia dell’Aia, di proteggere la popolazione nella Striscia.

Russia – Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha dichiarato che Usa e Gran Bretagna devono fermare i raid in Yemen perché «più bombardano e meno gli Houthi desiderano dialogare». Durante la conferenza stampa annuale, il capo della diplomazia russa ha parlato anche del conflitto nella Striscia di Gaza. Ha condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, ma ha anche affermato che gli israeliani non possono pensare che «a causa di quello che hanno subito nella Seconda guerra mondiale ora possono fare tutto quello che vogliono».

Missili Houti – Continuano intanto gli attacchi  degli Usa e UK agli armamenti Houthi. Durante la scorsa nottata sono stati effettuati nuovi raid contro le basi missilistiche dei terroristi. Secondo il Comando Centrale statunitense, quest’ultimo attacco ha colpito 14 missili: «Questi attacchi, insieme ad altre azioni che abbiamo intrapreso, degraderanno le capacità degli Houthi di continuare le loro sconsiderate aggressioni attacchi contro le navi commerciali e internazionali nel Mar Rosso, nello stretto di Bab el-Mandeb e nel Golfo di Aden». Un funzionario Houti, poco dopo l’attacco, ha affermato che continueranno a «prendere di mira le navi dirette ai porti della Palestina occupata, indipendentemente dall’aggressione statunitense-britannica».