“Se i manifestanti continuano con azioni pericolose, l’uso minimo della forza sarà l’unica soluzione, incluse le armi da fuoco”. La polizia di Hong Kong avverte su Facebook i manifestanti pro-democrazia e in particolare i circa 200 studenti che hanno occupato la Polytechnic University di Kowloon, nell’ex colonia britannica. Gli agenti hanno intimato i giovani ad arrendersi, uscire e deporre le armi. Ma sul piano legale i contestatori hanno ottenuto una vittoria non trascurabile: la legge che viete le maschere in pubblòico è stata dichiarata incostituzionale.

L’assedio della PolyU – «Tutti – ha assicurato un portavoce della polizia – saranno arrestati perché “sospettati di rivolta”». Reato per cui si rischia fino a 10 anni di carcere.  L’assalto della polizia alle barricate è iniziato verso le 5:30 del mattino (ora locale). Durante l’attacco è circolata la notizia di un’irruzione degli agenti nei locali della PolyU e di alcune esplosioni ma la polizia, in un comunicato diffuso online dall’amministrazione di Hong Kong, ha smentito il raid parlando di un’operazione di dispersione della folla e di alcuni arresti. La tensione rimane comunque alta: secondo il South China Morning Post, diversi manifestanti all’interno del campus sarebbero sul punto di un crollo nervoso dopo un giorno di assedio e il gruppo sarebbe spaccato tra chi si dice pronto a lasciare e chi è deciso a rimanere. La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, si è dichiarata solidale nei confronti dei poliziotti feriti negli scontri e, su Facebook, ha invitato gli studenti ancora asserragliati a “mantenere la calma e lasciare il campus per tornare a casa o in un luogo sicuro”.

Archi, frecce e molotov – L’annuncio del portavoce della polizia Louis Lau sulla possibilità che la polizia spari, arriva dopo mesi di vera e propria guerriglia urbana. I morti fino ad oggi sono due e si sono già visti colpi di armi da fuoco sugli attivisti. Durante l’assalto al politecnico, i manifestanti ai margini del campus hanno bloccato un tunnel vicino al porto e hanno dato fuoco a due ponti per ostacolare gli agenti. Il tentativo di raid al campus è stato l’intervento più diretto delle forze di polizia su uno dei luoghi della città che, fino a poco tempo fa, era rimasto uno dei pochi spazi sicuri per i giovani manifestanti. Negli scontri, in mano ai manifestanti si sono viste armi di ogni tipo, anche archi e frecce. Tra gli oggetti lanciati sugli agenti in tenuta anti-sommossa, mattoni e molotov. Queste ultime, come si vede nel video diffuso su Twitter dalla Cnn, sono state scagliate anche grazie a “catapulte” improvvisate.

Gli arresti e il divieto di maschere – Sono passati quasi sei mesi dell’inizio delle proteste. Era l’inizio di giugno e la scintilla era stata una proposta di legge che avrebbe permesso l’estradizione verso la Cina, progetto poi ritirato. Dall’inizio degli scontri, la polizia ha arrestato 4.491 persone, di cui 3.395 uomini e 1.096 donne. Il più anziano ha 83 anni e il più giovane 11. Fortemente criticata è stata la legge dello scorso ottobre che vieta di coprirsi il volto negli spazi pubblici. Legge cui i manifestanti hanno risposto con violente proteste e mascherandosi in massa. È notizia di oggi, 18 novembre, che l’Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto introdotto lo scorso mese. La sentenza, riporta il network pubblico Rthk, stabilisce la l’incompatibilità della legge del mask ban con la costituzione locale. Joshua Wong, simbolo della protesta pro-democrazia, ha accolto la decisione con soddisfazione e ha invitato, sul suo profilo Twitter, ha inserire l’emoji della faccia “mascherata” nel nome del proprio profilo come segno di solidarietà.