Il 14 agosto 1941 il trentaduesimo presidente degli Stati Uniti, il democratico Franklin D. Roosevelt, e il primo ministro britannico Winston Churchill firmavano a bordo della nave da battaglia Prince of Wales la Carta Atlantica un documento che conferiva un carattere formale alla special relationship, il rapporto particolare che da sempre lega i due Paesi, in quel momento intenzionati a gettare le basi di un nuovo ordine internazionale fondato sulla pace e la libera determinazione dei popoli minacciati da nazismo e fascismo. Il 10 giugno 2021, quasi ottant’anni dopo, il democratico Joe Biden, quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti, e il primo ministro britannico Boris Johnson presenteranno la nuova Carta Atlantica. Un patto unirà ancora Londra e Washington per fronteggiare la ricostruzione post-pandemia e la lotta al cambiamento climatico.

Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill a Casablanca, 22-1-1943

Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill a Casablanca, 22-1-1943 (Creative Commons)

La prima Carta Atlantica – Resa pubblica il 14 agosto, la Carta di Roosevelt e Churchill era riservata alle due potenze anglosassoni. Divisa in diversi punti, stabiliva quelle che sarebbero state le future relazioni internazionali una volta conclusa la Seconda guerra mondiale. Con questo patto, i due Paesi affermavano che non avrebbero cercato per sé stesse alcun ingrandimento territoriale e che non avrebbero provocato mutamenti geopolitici contrari ai desideri dei popoli. Proprio l’abbandono delle iniziative annessionistiche e aggressive dichiarato nel patto consentì poi la fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu): la guerra non doveva essere più lo strumento di risoluzione delle controversie. All’indomani del conflitto, tuttavia, la potenza britannica fu ridimensionata dalla decolonizzazione, mentre gli Stati Uniti diventarono una superpotenza in competizione con l’Unione Sovietica. Tuttavia, tra gli inevitabili alti e bassi la special relationship non venne mai meno, seppur inquadrata nella Nato e nello scenario della Guerra fredda e con la Gran Bretagna come partner junior di un’alleanza diseguale.

La nuova alleanza – Sono otto i decenni trascorsi dalla prima Carta, proprio come i punti che compongono la nuova Carta. Se quella del 1941, nel pieno della guerra contro i fascismi, aprì la strada ai nuovi equilibri internazionali post-bellici, quella del 2021 dovrà tener conto delle nuove sfide, spaziando dalla lotta al Covid-19 a quella contro gli attacchi informatici a difesa della democrazia, passando per la tutela dell’ambiente. Al centro della discussione tra Biden e Johnson ci sarà anche un accordo sulle nuove tecnologie che aprirà alla cooperazione strategica sull’intelligenza artificiale. I due leader hanno messo da parte quelle antipatie personali che erano emerse a pochi giorni dall’elezione del democratico alla Casa Bianca. I tempi in cui Biden definiva Johnson «un clone fisico ed emotivo» di Trump hanno lasciato il passo a un presente che richiede la riaffermazione di quel rapporto speciale che ha parzialmente determinato la politica internazionale per decenni.

I rapporti tra Usa e vecchio continente – Biden fino a domenica sarà in Cornovaglia, più precisamente a Carbis Bay nel sud-ovest dell’Inghilterra, per partecipare al primo G7 dallo scoppio della pandemia. Il viaggio nel vecchio continente di Biden non si limiterà però alla Gran Bretagna. Il 14 giugno parteciperà al vertice Nato a Bruxelles, mentre il 15 incontrerà alcuni leader europei come Draghi, Merkel e Macron. Poi il 16, a Ginevra, si terrà il primo colloquio con il leader russo Vladimir Putin (poche settimane fa definito “killer” dall’inquilino della Casa Bianca) a Ginevra. Il percorso che condurrà al nuovo disegno dei rapporti internazionali non sarà privo di ostacoli. Più volte Biden si è mostrato irritato dalla gestione inglese della questione Irlanda del Nord, tornata d’attualità dopo la Brexit. Il presidente, che ha origini irlandesi, segue molto attentamente i rapporti tra Gran Bretagna e Ue. Quest’ultima ha recentemente accusato Londra di non rispettare «i patti sui controlli doganali». Johnson, a sua volta, sa che non può permettersi di mettere in discussione gli accordi commerciali con gli Usa per poter proseguire il suo progetto per una Global Britain, la nuova strategia geopolitica britannica.

Il nuovo nemico – Con il trascorrere degli anni la Russia (dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991) ha lasciato il ruolo di rivale degli Stati Uniti alla Cina in termini sia economici che politici. Biden ha intenzione di «stabilizzare» i rapporti con Mosca, collaborando su armamenti nucleari, clima, pandemia. La condizione alla base dell’accordo è che il Cremlino interrompa gli attacchi cibernetici dei suoi hacker. Sia all’Ue che alla Gran Bretagna Biden spiegherà che la minaccia numero uno è la Cina, non la Russia. La nuova Carta Atlantica cercherà quindi di riunire sullo stesso fronte Usa, Ue e Russia individuando nella superpotenza asiatica l’avversario comune. Per questo motivo, prima di agire Biden chiederà ai Paesi membri del G7 di risolvere alcune ambiguità nei loro rapporti con Pechino sia sul piano politico che economico-commerciale, con l’obiettivo di creare un polo transatlantico di cooperazione che possa ridurre il vantaggio accumulato negli ultimi anni in campo tecnologico dal gigante asiatico.