La zona in cui è scomparso l'aereo di linea delle Malaysia Airlines. Al momento nessuna traccia del relitto (twimg.com)una traccia del relitto

La zona in cui è scomparso l’aereo di linea della Malaysia Airlines. Al momento nessuna traccia del relitto (twimg.com)

Com’è possibile che un aero lungo ottanta metri, con 239 persone a bordo, scompaia improvvisamente senza lasciare traccia? Le ricerche del volo della Malaysia Airlines partito da Kuala Lumpur venerdì sera e diretto a Pechino, scomparso dai radar 45 minuti dopo il decollo, proseguono da giorni senza interruzione. E senza risultati: non si sa dove sia l’aereo, certamente precipitato da qualche parte, né quali siano state le cause dell’incidente.

Ci sono soltanto delle ipotesi, che vanno dal sabotaggio all’errore umano al guasto in volo. E ci sono dei precedenti nel passato, come quello dell’Air France 447, che nel 2009 scomparve improvvisamente dai radar sulla rotta Rio de Janeiro-Parigi. Solo dopo due anni di ricerche si riuscì a individuare il relitto, al largo dell’Oceano Atlantico, e si capì che l’incidente era dovuto a un guasto e a una serie di errori del copilota.

Per quanto riguarda il 777 della Malaysia Airlines, il Guardian spiega che il traffico aereo può essere controllato usando due tipi di radar. Il primario, che rivela i velivoli ascoltando il ritorno di un segnale radio, e il secondario, che si basa su una risposta automatica inviata dall’aereo. Entrambi i sitemi, però, funzionano soltanto nelle aree in cui c’è la copertura radar, cioè entro 100 chilometri dalla costa. Oltre quella distanza, rimangono soltanto i trasponder del velivolo.

Il boeing della Malaysia Airlines era dotato del sistema Acars (Aircraft Communications Addressing and Reporting System), un meccanismo di collegamento tra aereo e stazione di terra che prevede l’invio di dati via satellite. Alle 17:21 di venerdì, questo collegamento si è interrotto improvvisamente. I trasponder dell’aeroplano sono stati spenti deliberatamente, dai piloti o da altri, come avvenne nel caso dell’11 settembre? Oppure c’è stata un’avaria all’impianto elettrico? La terza e ultima ipotesi è che l’aereo si sia addirittura disintegrato in cielo, esplodendo in alta quota.

Ricostruire l’effettiva dinamica della tragedia rimane al momento un’impresa, perché anche i segnali dei trasponder hanno un limite: vengono raccolti soltanto sopra quota 9 mila metri. Questo vuol dire che l’aereo, una volta scomparso dai monitor, potrebbe aver continuato a volare a una quota più bassa. Alla velocità di 950 km/h, in appena venti minuti è possibile percorrere più o meno 316 chilometri. C’è dunque da scandagliare una superficie di migliaia di chilometri quadrati di oceano. Solo quando si individuerà il relitto del boeing, e se ne recupereranno le scatole nere, sarà possibile saperne di più.

Davide Gangale