Quando la rabbia esplode, le sue schegge finiscono dappertutto. Succede in Francia, dove l’omicidio del 17enne Nahel, avvenuto il 27 giugno a Nanterre, ha portato gli scontri e le violenze dalle banlieue parigine fino al sud del Paese. Tra gli episodi più gravi delle scorse ore c’è il lancio di un’auto in corsa contro il cancello della casa di Vincent Jeanbrun, sindaco del comune alle porte di Parigi L’Haÿ-les-Rose. La moglie e uno dei figli piccoli sono rimasti feriti. Per la procura di Créteil, si tratta di tentato omicidio. Un pompiere è morto, ma non è ancora chiaro se l’incendio che stava spegnendo fosse causato dalle proteste. Di fronte al dilagare delle violenze, la nonna di Nahel, Nadia, ha lanciato un appello alla calma: «Ce l’ho con chi ha ucciso mio nipote e non con l’intera polizia. Ho fiducia nella giustizia, quindi fermatevi», ha detto la donna.

Il bilancio – A una settimana dalla morte di Nahel, 3.300 persone sono state arrestate in tutto il Paese. Secondo i dati del ministero dell’Interno, i fermi sono stati 157 solo nella notte del 2 luglio. Massiccio il dispiegamento di forze armate, con oltre settemila poliziotti schierati solo a Parigi. Tre sarebbero i feriti appartenenti alle forze dell’ordine. Il ministro dell’Interno Gérard Darmanin, sul suo profilo Twitter ha annunciato la morte di un vigile del fuoco di 24 anni. Da quanto ha riferito Darmanin, il pompiere sarebbe deceduto nella notte tra il 2 e il 3 luglio a Saint-Denis mentre tentava di spegnere un incendio in un parcheggio sotterraneo. L’agenzia di stampa France Presse ha precisato che non c’è al momento alcun nesso formale tra la morte del giovane e le proteste. Secondo il sito di notizie France Inter, il decesso del 24enne non sarebbe correlato alle manifestazioni.

Oltre Nanterre – In pochi giorni, le violenze sono arrivate fino al Sud del Paese. A Rennes, Lione, Nizza e Marsiglia ci sono stati saccheggi, scontri e tensioni e la dinamica si sta politicizzando. La sera del 2 luglio, un gruppo di estremisti di destra si è radunato in Place des Terreaux, davanti al municipio di Lione urlando slogan come «la Francia ai francesi». Poche ore prima, ad Angers, nel nord-ovest, diversi ultras hanno impedito ai manifestanti di spaccare le vetrine aggredendoli con delle mazze. Oltre alle attività commerciali, sono state distrutte o incendiate mediateche, parchi giochi, locali ricreativi. Le prime condanne inflitte ai manifestati sono di quattro mesi di carcere e 140 ore di servizio alla comunità con l’obbligo di una formazione civica.

La vicenda – Il 17enne Nahel è stato ucciso martedì 27 giugno a Nanterre, periferia nel nord-ovest di Parigi. Secondo le ricostruzioni diffuse finora, il ragazzo si trovava alla guida di un’auto con altre due persone a bordo quando sarebbe stato fermato a un posto di blocco. A quel punto, un poliziotto gli avrebbe sparato colpendolo al cuore. Nahel sarebbe morto pochi metri dopo e si sarebbe schiantato con la macchina. Il poliziotto, che adesso è in custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario, ha negato di averlo ucciso intenzionalmente. Ospite di una trasmissione televisiva su Bmftv, l’avvocato difensore ha detto che «non avrebbe potuto agire diversamente». Secondo la strategia difensiva, l’agente «aveva l’obbligo di far cessare il pericolo stradale perché il ragazzo (minorenne e alla guida senza patente) rischiava in ogni momento di uccidere un innocente». Per il legale, il poliziotto «non aveva altro modo di farlo che utilizzare l’arma di servizio». Per Afp, il terzo passeggero a bordo della macchina guidata da Nahel è stato ascoltato nella mattina del 3 luglio in Procura.

 

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La politica – Martedì 4 luglio, la prima ministra Elizabeth Borne incontrerà i gruppi parlamentari per discutere una strategia. Lo stesso giorno, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron vedrà i sindaci delle zone coinvolte dagli scontri per mostrare il suo sostegno. Il presidente dell’associazione dei sindaci di Francia (Amd) David Lisnard ha stimato in 150 le amministrazioni locali coinvolte. Nel fine settimana Macron ha convocato un vertice d’emergenza per chiedere ai suoi ministri di «garantire il ritorno alla calma». Secondo gli analisti, il timore è che ritorni una situazione simile al 2005, quando nella banlieue di Clichy-sous-Bois, i minorenni Zyed Benna e Bouna Traorè persero la vita folgorati in una cabina della rete elettrica dove si erano rifugiati per scappare dalla Polizia. Dopo la loro morte, le rivolte furono tanto violente che nelle città francesi ci fu il coprifuoco. Stando ai dati forniti dal ministro Gérard Darmanin, a scendere in piazza dopo la morte di Nahel sono soprattutto i giovani con un’età media di 17 anni. Si tratterebbe di studenti delle scuole superiori, giovani lavoratori e neomaggiorenni per lo più senza precedenti penali. Due raccolte fondi sono state lanciate a favore della famiglia del poliziotto, una delle quali è stata organizzata dall’economista e politico di estrema destra Jean Messiha, considerato vicino a Eric Zemmour. Sono stati raccolti oltre 700mila euro. Una cifra inferiore è stata messa insieme a sostegno dei familiari di Nahel, pari a circa 80mila euro. Nel suo appello alla non violenza, la nonna del 17enne ha ricordato quanto accaduto al nipote: «Nahel è morto. Mia figlia ha avuto un solo figlio e ora è persa, finita, non ha più una vita. Quanto a me, mi hanno fatto perdere mia figlia e mio nipote», ha dichiarato.