Non si fermano gli scontri armati tra Israele e Hamas, nonostante gli appelli della comunità internazionale perchè si fermi l’escalation. Secondo le autorità di Gerusalemme, nella notte scorsa dalla striscia di Gaza sono stati lanciati 130 razzi, molti dei quali intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Da questa mattina l’esercito israeliano ha colpito e distrutto tre squadre di lanciamisili anticarro, secondo quanto riferito dal portavoce militare dello Stato Ebraico. I raid israeliani hanno colpito oltre 600 obiettivi militari nella Striscia, tra cui un tunnel di Hamas, nonchè infrastrutture e centri di comando. Negli scontri sono morti 16 alti comandanti dell’organizzazione islamica. Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu «non è che l’inizio» ed è tutto pronto per un possibile attacco via terra sulla Striscia. Salgono a 83 i morti palestinesi, di cui 17 bambini, mentre i feriti sarebbero 500 (secondo il ministero della Sanità di Hamas). Per il portavoce militare israeliano, «chiunque a Gaza impugni un’arma è per noi passibile di morte», affermando di aver neutralizzato finora «60-70, forse anche 80» miliziani. Secondo gli ultimi bilanci le vittime israeliane sarebbero sei. Intanto nonostante le severe restrizioni imposte dalle forze di occupazione israeliane, quasi 100.000 fedeli dell’Islam si sono radunati a pregare sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme per le cerimonie di Id al-Fitr – la festa religiosa per la fine del Ramadan – inneggiando (secondo le testimonianze video) alle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas. Vani finora gli appelli alla calma e gli inviti a cessare il fuoco da parte della comunità internazionale: dopo il nulla di fatto a causa del veto degli Stati Uniti, per domani, 14 maggio, è fissata una nuova riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Bombardamenti su Gaza (EPA/HAITHAM IMAD)

Un conflitto allargato – Lo scontro tra Israele e Hamas iniziato nel weekend con le tensioni sulla Spianata delle Moschee si è allargato e sta portando ad una situazione fuori controllo. In tutto sono stati lanciati circa 1500 razzi da Gaza sulle città israeliane. Per tutto il 12 maggio a Tel Aviv la giornata è stata scandita dal suono delle sirene. Mattinata di paura nella cittadina di Sderot e nei villaggi agricoli vicini alla Striscia, in cui i ripetuti attacchi hanno costretto la popolazione a ripararsi nei rifugi. Nella notte, un razzo palestinese ha centrato un condominio a Petach Tikwa – a est di Tel Aviv – provocando 8 feriti. Cresce la tensione anche nelle città israeliane tra ebrei e mussulmani, con veri e propri atti di violenza. Ad Haifa un gruppo di arabi ha appiccato il fuoco ad alcune automobili parcheggiate sotto a un edificio abitato da ebrei ortodossi, intossicando 60 persone per lo più bambini. A Lod, invece, un ebreo è stato accoltellato da un arabo vicino ad una sinagoga.  Il ministro della difesa Benny Gantz ha ordinato nelle città «un massiccio rinforzo delle forze di polizia» per far fronte a quello che ha definito uno «stato di emergenza».

Via terra – Il premier israeliano Netanyahu esclude il cessate il fuoco: «Infliggeremo ad Hamas colpi che non potranno neanche immaginare». Le autorità israeliane si preparano a un’ offensiva via terra. Saranno presentati oggi al Comando generale dell’esercito per l’approvazione i piani per l’eventuale ingresso dell’esercito a Gaza. L’aopprovazione finale spetterà poi alla leadership politica, secondo quanto riferito dal portavoce militare Hidai Zilberman al Times of Israel. Negli ultimi giorni l’esercito israeliano aveva già irrobustito il suo schieramento intorno alla Striscia.

Dal mondo – Preoccupa l’inasprimento degli scontri in Cisgiordania e il mondo si divide su due fronti. Il Presidente Americano Joe Biden, dopo un lungo colloquio con il presidente Israeliano Netanyahu,  ha dichiarato che «Israele ha il diritto di difendersi», mentre il segretario di Stato Tony Blinken ha chiesto al leader palestinese Abu Mazen «di porre fine agli attacchi missilistici e di abbassare le tensioni». Zhang Jun, il rappresentante permanente cinese presso le Nazioni Unite che ha presieduto le consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, ha fatto sapere che Pechino è «profondamente preoccupata per la violenza contro i civili e chiede a tutte le parti interessate, in particolare a Israele, di esercitare moderazione».  Anche il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha invitato tutte le parti a «intraprendere misure di de-escalation», condannando il lancio indiscriminato di razzi da Gaza. Per l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell, «la grave escalation in Israele e nei Territori palestinesi occupati, compreso il forte aumento della violenza dentro e intorno a Gaza, deve cessare» e ha sottolineato: «La priorità deve essere proteggere i civili. L’Unione Europea è sgomenta per il gran numero di morti e feriti, compresi i bambini». Il segretario generale dell’Onu António Guterres si è detto «preoccupato» dalla prospettiva di «una guerra vera e propria». Il presidente turco Erdogan, in un colloquio telefonico con Vladimir Putin,  ha detto che la «comunità internazionale dovrebbe insegnare a Israele una forte lezione di deterrenza». Il portavoce del Cremlino Peskov ha poi fatto sapere che «diversi Paesi stanno facendo sforzi, usando i loro contatti per indurre le parti del conflitto israelo-palestinese alla moderazione».